Siamo masochisti: smettetela di farci del bene!
di Simona M. Frigerio e Luciano Uggè
La narrazione del Covid-19 segue un’escalation di retorica che rasenta ormai la favola per bambini. Nessuno ricorda nemmeno più perché si chiusero i voli diretti con la Cina (ossia per evitare l’epidemia, come volevasi dimostrare), e poi la Lombardia – lasciando fuggire migliaia di persone verso il centro-sud senza alcun controllo, così da poter serrare anche tutte le altre regioni fino ad allora non interessate dall’epidemia. Quindi, le scuole (per evitare che i bambini contagiassero i nonni, fatto salvo che da allora non vedono più nessuno), fino a voler usare misure similari in tutte le regioni – indipendentemente dai dati epidemiologici – e al continuare ad abbassare l’asticella per vedere quando si spezzerà definitivamente la schiena degli italiani.
Dell’ultimo discorso del Premier Conte, così come riportato da RaiNews, abbiamo notato che lo stesso ha dato facoltà agli amministratori locali di essere persino più restrittivi (e mai più permissivi), lasciando quindi ampio spazio alla discrezionalità di restringere le poche libertà concesse a cittadini, mai resisi colpevoli di alcun reato – ma che si trovano in condizioni di segregazione ormai da quasi due mesi.
Il tutto, senza nemmeno rendersi conto che in alcuni paesi e città il Covid-19 non è mai arrivato o è ormai scomparso e che, secondo l’Istituto Superiore della Sanità (aggiornamento del 23 aprile) su 23.188 pazienti deceduti e positivi all’infezione, l’età media è 79 anni (mediana 81), con un numero medio di patologie di 3,3. E aldilà dei dati che riconfermano quanto già si sapeva, dei 260 pazienti (l’1,1% del campione fin qui analizzato dall’ISS) con meno di 50 anni e, di questi, 57 con meno di 40, risulta che, sebbene di “9 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 38 presentavano gravi patologie preesistenti”, e solo “10 non avevano diagnosticate patologie di rilievo”. Dati alla mano, il Covid-19 continua a essere una patologia che può comportare rischi gravi, fino alla morte, per persone già malate (ipertese, con problemi cardiaci, diabetiche, obese e/o con patologie oncologiche), soprattutto se ultrasettantenni. E non per la popolazione in generale.
Ma non solo, ormai cominciano a capirsi bene anche i meccanismi che provocano queste morti. Molti specialisti da nord a sud, tra i quali un nome che non potrà suscitare le ire di Roberto Burioni – diventato non si sa su quali basi l’unico referente dei mass media e autore di libri con titoli dal piglio decisamente accademico, quali: Il vaccino non è un’opinione. Le vaccinazioni spiegate a chi proprio non le vuole capire; Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani; e, ovviamente, Virus la grande sfida – ossia il professor Maurizio Viecca, Direttore Responsabile di Cardiologia presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, identificano nei trombi il vero motivo dei decessi dei pazienti affetti da Covid-19. Non a caso, mentre il Ministro Speranza sembra intento a murare vivi gli italiani sine die – o a farli uscire solamente per produrre, come gli schiavi al remo nelle galee – Viecca chiede allo stesso Ministro della Salute di mandare immediatamente gli ispettori al Sacco così da verificare il protocollo messo a punto e, nel caso si confermino i dati, dare il via libera al suo utilizzo su larga scala. Occorrerebbe, però, la volontà di sbloccare la situazione e il Paese.
Il discorso del Premier con accenti danteschi
Sarà perché, vivendo in Toscana, si mangia pane e Commedia; saranno gli studi classici; sarà che nel 2021 ricorreranno i 700 anni dalla morte del sommo poeta. Ma la commistione di alto e basso che rese celebri le Cantiche e che tuttora ispira persino gli autori contemporanei, si ritrova anche nei virgolettati di Conte (secondo RaiNews): “Il ministro Speranza a tre giorni dal varo del Dpcm indicherà le soglie sentinella da rispettare in modo da intervenire in determinate situazioni e chiudere il rubinetto”. Ecco qui una frase emblematica: il buon padre di famiglia dà acqua, ossia un po’ di ossigeno ai figli stremati (ovvero il permesso di muoversi anche oltre 200 metri dalla propria abitazione e di andare a far visita a stretti congiunti con tanto di mascherina), ma nel contempo li minaccia con il Babau. Se berranno troppo alla fontana della libertà, e non si comporteranno da bambini ubbidienti, li punirà severamente. Come scriveva il filosofo Riccardo Manzotti, già citato altrove: “Accettare il diktat dello stare a casa senza ragione… è il fallimento del patto di ragione tra Stato e cittadino. Allo Stato non si chiede di spiegare le motivazioni razionali delle regole. Ai cittadini non si chiede di comportarsi responsabilmente. Ognuno viene meno ai suoi obblighi e ci si tratta con l’indulgenza tipica di persone immature”.
Ma proseguiamo: “Ragionevolmente avremo scuole chiuse sino a fine anno scolastico… Il rischio sarebbe elevatissimo di far rialzare la curva del contagio, se riaprissimo le scuole, soprattutto in questa fase. Avremmo una nuova esplosione, dicono gli esperti, nel giro di una o due settimane. La ministra Azzolina sta lavorando per far ripartire la scuola, in sicurezza, da settembre”. Due le domande ragionevoli che sorgono in persone adulte. La prima, perché gli esperti di tutta Europa non concordano con quelli italiani – dato che le scuole stanno riaprendo ovunque. E la seconda, se mettere in sicurezza è spostare i banchi e chiedere entrate differenziate per gli allievi, quale sarebbe la difficoltà di agire prontamente? Mettere in sicurezza qui non è sinonimo di lavori in muratura o dell’edificazione di nuovi edifici, né di sistemazione di impianti ad hoc (non stiamo parlando di antisismico né di eternit ma di distanziare i banchi). E verrebbe da aggiungere: ma se i bambini, da narrazione iniziale (confermata dai dati sulla mortalità di questi mesi) sono “pericolosi” perché potrebbero contagiare i nonni, sarà cura delle famiglie provvedere non facendoli incontrare. O sarà scelta dei nonni rischiare, dato che ognuno ha diritto di decidere della propria vita – almeno in un Paese democratico.
Anche rispetto alla Fase 3 siamo ancora nel vago: “I criteri per raggiungere una fase 3? Per i contagi zero dovremmo aspettare una terapia o vaccino, quindi diventa difficile prevedere l’evoluzione scientifica. Non so dirlo, per ora possiamo dire che dobbiamo programmare un progressivo rallentamento del lockdown. La convivenza col virus dipende anche da un’evoluzione scientifica che al momento non può esprimersi, se non in maniera generica”. La risposta è persino più inquietante delle premesse. A parte consigliare al Ministro Speranza di provvedere a mandare gli ispettori non solamente al Sacco ma anche in giro per l’Italia, dove molti specialisti stanno facendo indubbi progressi sul fronte delle cure rispetto alle complicanze, forse sarebbe il caso che qualcuno spiegasse qualcosa al Premier. I virus, in sé, sono raramente “curabili” e quello che si fa, solitamente, è cercare di arginare gli effetti collaterali delle complicanze innescate, e/o diminuire la replicazione così da facilitare il lavoro del nostro corpo e permetterne l’eliminazione. Ma non solo, i virus si modificano molto velocemente (quelli influenzali in particolar modo) e si creano sempre nuovi ceppi, il che rende difficile sviluppare vaccini adeguati – basti guardare alla dengue, che ormai conta almeno quattro virus molto simili; o al vaccino contro l’Hiv/Aids, che è rimasto un sogno utopico degli anni Ottanta.
Qualche altra chicca per chi voglia approfondire
Dal punto di vista economico non sembra andare meglio: “Stiamo lavorando alla risposta economica. Stiamo lavorando senza sosta. Abbiamo già liquidato quasi 3,5 milioni di bonus da 600 euro. Alcuni attendono ancora, ci sono ritardi, di questi ritardi mi scuso. Stiamo parlando di 11 milioni di domande di prestazioni assistenziali, normalmente questa mole veniva trattata in cinque anni, ora sono state trattate in un solo mese”. Vi è qualcosa di surreale in questa giustificazione. Gli italiani non hanno cinque anni di fronte in cui possono non pagare bollette, mutui, affitti, benzina e alimentari in attesa che le pratiche siano esperite. Non ci avevano pensato i nostri politici che i tempi di risposta avrebbero dovuto essere celeri e le domande sarebbero state milioni? Ma soprattutto, aver risposto solamente a un terzo delle richieste, dopo un mese, non pare un grande obiettivo. Se si aggiunge che ci saranno altrettante nuove domande anche rispetto al mese di aprile, la situazione si fa tragica. O forse comica. Perché vorremmo capire quanti italiani riusciranno a sopravvivere con un obolo di 600 Euro. Bisognerebbe anche avere il polso della situazione della vita reale quando si fanno tali affermazioni.
E veniamo alla ciliegina sulla torta: “È chiaro che nel momento in cui il regime degli spostamenti resta limitato dovrà rimanere l’autocertificazione che è uno strumento rapido, basta compilare un semplice foglio. Questo però è indicativo del fatto che questo nuovo provvedimento non sarà un libera tutti, non possiamo permetterci di dire si esce liberamente. Comprendiamo che questo regime restrittivo è limitante, ma deve esserci un motivo per spostarsi”. Eccoci arrivati al richiamo a nascondino. Quel libera tutti che rimanda, freudianamente, ai giochi per l’infanzia: gli italiani sono tornati bambini e il buon padre di famiglia si raccomanda di rammentarci il nostro ruolo. A differenza dei cinesi, dei sudcoreani, degli svedesi o dei tedeschi, noi non siamo abbastanza maturi per prendere delle precauzioni e uscire mantenendo le distanze. Abbiamo addirittura bisogno della giustificazione della mamma perché da cittadini adulti di uno Stato democratico siamo stati degradati a infanti o, peggio, a incapaci di intendere e volere.
Ai tempi felici dell’Aids
E adesso un po’ di fantapolitica – genere che, di questi tempi, ha il sapore più del reale/surreale che stiamo vivendo, che non del fantasy.
Immaginiamo il Premier Conte e il Ministro della Sanità Speranza all’epoca in cui dilagò l’Hiv/Aids, prima negli Stati Uniti e poi in Europa. Cosa avrebbero fatto contro quel virus che uccideva indistintamente giovani e vecchi (ma soprattutto giovani), uomini e donne, che si trasmetteva madre/figlio, che sembrava perfino essere contenuto nella saliva o nelle lacrime (tanto che il professor Aiuti baciò una ragazza sieropositiva per sconfiggere la bieca diceria), che pareva targetizzato per certi comportamenti considerati “devianti” come l’omosessualità o la tossicodipendenza – e quindi rispondeva quasi all’esigenza della società benpensante di rimettere in riga una gioventù edonista. Stranamente quelli erano gli anni della cocaina, della moda, della Milano da bere, che non si può certo plaudire visti gli scandali economico-politici che sarebbero esplosi a breve, ma che comunque si affacciava all’Europa come una primadonna. Ieri, come oggi, Milano brillava di luci fatue e, ieri come oggi, pare che una mano occulta voglia spegnerla per sempre.
Ebbene, in quegli anni convulsi, tra anatemi papali e condanne massmediatiche, tra la chiusura delle fontane e la battaglia per le siringhe monouso, mentre nascevano le associazioni – come Anlaids e Lila – per informare e promuovere comportamenti responsabili senza giudicare lo stile di vita e tanto meno cercare di imporre coercizioni, il mondo politico resse bene il contraccolpo e anche la sanità – sebbene non trovasse né “cura” né vaccino – rispose indicando nella protezione degli operatori (visiere e occhiali) oltre che degli individui (siringhe monouso e preservativi) la strada più sicura per limitare i contagi. E aggiungeremmo, una sana educazione sessuale fin dalla scuola media (e all’affettività anche prima).
Ma se allora ci fossimo comportati come oggi, cosa sarebbe successo? Proviamo a immaginarlo…
Per anni non avremmo più baciato nessuno, e probabilmente il professor Aiuti sarebbe stato multato o, peggio, messo in galera per procurata epidemia. I nostri ministri avrebbero chiuso ritrovi, pub e discoteche. Avrebbero proibito il sesso prima del matrimonio e anche dopo senza preservativo – perché non si sa mai. E comunque, non ci si sarebbe potuto esimere dal richiedere il patentino di immunità prematrimoniale (anche un’autocertificazione sarebbe andata bene).
Ovviamente, con il piglio censorio del buon padre di famiglia, avrebbero serrato gli alberghi a ore e perseguitato prostitute e clienti, oltre che bandito il porno. La ministra all’Istruzione avrebbe vietato le classi miste – almeno dalle medie in su. E sarebbero stati chiusi centri massaggi, estetiste e parrucchieri sine die – perché sia mai che non disinfettino bene le forbici o facciano altro sul lettino. Per la tossicodipendenza, ovviamente le misure non si sarebbero discostate di molto da quelle applicate dalla maggior parte dei governi cosiddetti democratici e, quindi, carceri e comunità sarebbero state le uniche vie per la salvezza del genere umano – indipendentemente dalla volontà del singolo di essere salvato.
Ma non sarebbe finita qui. Per anni le madri sieropositive avrebbero rischiato l’incarcerazione per procurata epidemia e per aver messo a rischio la vita dei loro nascituri, oltre che per aver fatto sesso senza preservativo (tenendo conto che solamente nel 2001, in Italia, è stato avviato un progetto specifico di sorveglianza sull’uso degli anti-virali in gravidanza per evitare la trasmissione verticale). Si sarebbero proibite le trasfusioni sine die – dato che solamente dal 2007 non si segnalano contagi da trasfusione (dati del Ministero della Salute). E poi si sarebbe proibito di andare dal dentista o fare un intervento chirurgico a chi non avesse il patentino di siero-negatività – cosa che si rasentò di fatto, in quanto per anni si chiese alle persone se fossero sieropositive prima di procedere a interventi di qualsiasi natura e, a volte, ai semplici prelievi di sangue.
E per chiudere in bellezza, si sarebbero vietati gli Arcigay e Arcilesbica, e tutte le associazioni affini; si sarebbero perseguiti quelli che praticano l’amore libero; messi in galera gli amanti, sempre per procurata epidemia, e invitato la popolazione a denunciare chi avesse tradito partner e coniugi. Vietati i film dove si praticasse sesso non sicuro, le canzoni di Marilyn Manson (tanto per fare un nome a caso), la vendita di cartine e tabacco (mica che poi uno si fa uno spinello e lo passa in giro?). Severe restrizioni anche per ristoranti e bar, che magari non lavano bene le stoviglie e, a teatro, solo una poltrona sì e una no, come al cinema, perché al buio non sa mai cosa potrebbe accadere…
24 aprile 2020
In copertina: Foto di Лечение Наркомании da Pixabay.