Quale futuro?
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Se anche a Ragusa arrivasse il fiotto di finanziamenti che è piovuto su Matera, capitale della cultura 2019, come cambierebbe il panorama?
Di certo la cosiddetta città moderna coi suoi casermoni di edilizia popolare o simil popolare; classi sovraffollate in strutture scolastiche che, dall’esterno, non appaiono in buone condizioni; l’ex ospedale civile che avrebbe bisogno di un deciso re-styling e che al momento offre i tamponi Covid, mentre un’ala è stata assegnata alle organizzazioni del terziario e al Comitato Consultivo Aziendale; la cronica mancanza di trasporti pubblici; poche attività commerciali, concentrate nelle zone centrali e con orari da anni 50; l’incuria e la sporcizia che si palesano perfino in marciapiedi sbrecciati e sozzi, non rendono Ragusa una meta turistica al top. Ma Ragusa Ibla – la sua area barocca, che un tempo era un comune a sé stante – e Marina di Ragusa, a pochi chilometri, unite a un clima mite anche in inverno, l’ottima cucina e l’aria tersa potrebbero trasformarla in ben altro – se solo ci fosse la volontà di un reale cambiamento.
Ragusa Ibla (e il Ragusano) merita, nonostante l’esiguità di botteghe artigianali e bar o ristoranti – e anzi, si nota sempre più in Sicilia un abbandono delle tradizioni culinarie e dei prodotti locali in favore di oli e vini della grande distribuzione, granite ghiacciate come potresti consumarne in un bar della periferia milanese, prodotti caseari definiti ʻnostrani’ quali l’emmental svizzero, prezzi che lievitano o si sgonfiano a seconda dell’accento del cliente, frutta a km 0 che costa come se arrivasse direttamente dall’Olanda.
Ibla è uno scrigno barocco di rara armonia con chiese e palazzi arricchiti dai celebri mascheroni, che paiono elementi teatrali di un set a cielo aperto. Il Duomo di San Giorgio troneggia al termine di una scalinata imponente e, intorno, viuzze strette che traspirano storia e accarezzano l’occhio con le morbidità cromatiche del tufo.
Purtroppo molte sono le abitazioni abbandonate, in vendita (i nomi delle agenzie suggeriscono acquirenti stranieri) o in cerca di locatari o di vacanzieri last minute – soprattutto tra i turisti non italiani che frequentano Ragusa fuori stagione (qui pare che le attività si concentrino in soli tre mesi e già nella prima quindicina di settembre si respira aria di smobilitazione. Il solito problema del meridione che crede, pensa e forse riesce ancora a vivere lavorando pochi mesi l’anno).
Il consiglio per tutti è di lasciarsi trascinare dall’estro e percorrere i vicoli senza una meta precisa. Finché non si arriva ai Giardini Iblei, dove dolce è riposarsi ammirando il panorama, cullati dalla brezza e dal silenzio.
venerdì, 8 marzo 2024
In copertina e nel pezzo: Foto di Simona Maria Frigerio (vietata la riproduzione).