Siamo satiri o ‘caporali’?
di Simona Maria Frigerio
Igor Vazzaz, autore e interprete di questo monologo tratto da Il ciclope di Euripide, è un amico e questo lo scriviamo per giocare a carte scoperte con i lettori e non perché la conoscenza ci impedirà di dare un parere onesto sullo spettacolo. Premessa fatta, entriamo nel merito.
Animale da palcoscenico, Igor indossa i panni del satiro con assoluta nonchalance: è nelle sue corde quanto il ritmo nei suoi zoccoli. La maschera, di grande espressività, non lo aiuta, però, a farsi sentire dal pubblico e, anche a causa di una non perfetta acustica, parte del monologo si perde. Occorrerebbe forse il microfono o, meglio, che la maschera fosse studiata anche per amplificare il suono della sua voce.
In ogni caso, il monologo scorre intenso con Vazzaz che passa dai panni di Odisseo a quelli del ciclope (interessante lo strumento utilizzato per dare la sensazione della voce profonda di quest’ultimo, che rimanda a un semplice campanaccio eppure funziona). Ogni interpretazione è pulita: non si avverte la spiacevole sensazione che suscitano vocine e falsetti da scuola di recitazione. Di contro, il satiro qualche volta eccede: gli italiani usano troppo il gesticolare quando parlano, ma un attore dovrebbe calibrare i propri movimenti in modo da usare solo gesti significanti – per il resto basta la parola.
Luci fisse e nessun sottofondo musicale o rumoristico – a parte ciò che crea Vazzaz da sé a scena aperta. Scelta poetica o necessità intrinseca allo spazio nel quale è avvenuto il debutto? Il cortile del Palazzo Mediceo di Seravezza è palcoscenico suggestivo ma un buon disegno luci potrebbe creare atmosfere più suggestive, soprattutto delimitando i tre spazi d’azione, occupati rispettivamente dal satiro, da Odisseo e dal ciclope (per quest’ultimo si apprezza l’escamotage studiato al volo dall’interprete).
Ma questo satiro che ci delizia col suo narrare empio, che ci travolge col suo profluvio di lazzi e scurrilità gioiose, chi è realmente? Quando Igor si toglie la maschera e torna lo chansonnier scanzonato che conosciamo, ci accorgiamo che la filosofia di un’intera esistenza, così come l’universo, può essere contenuta in un minuscolo guscio di noce. Hic et nunc. L’interprete smette i panni da satiro e ci chiede di seguirlo nel suo ragionare da uomo: siamo certi di essere qui e ora? Di ciò che stiamo sentendo? Dello spazio che occupiamo nel mondo? Del tempo che stiamo vivendo? E lo stiamo davvero vivendo o ci lasciamo esistere? Ci accorgiamo del paradosso di un presente continuamente votato al futuro e offuscato dal passato? Di un fare che ci pone in contraddizione con l’essere? Nel momento che inviamo il selfie all’amico non siamo già più qui, siamo proiettati in uno spazio/tempo che non ci appartiene.
Nel tempo del mito le storie personali si intrecciavano con le narrazioni di dei e satiri, semidei ed eroi, ninfe e menadi, arpie e sirene. Nel tempo della realtà abbiamo perso la capacità di tessere la nostra esistenza e sembriamo votati alla parca che taglierà il filo, prima ancora di esserci accorti della forma che avrebbe potuto assumere il nostro arazzo.
A questo punto l’uomo Vazzaz avrebbe potuto sedersi tra il pubblico e accennare un paio di versi di canzone a cappella, come tentativo di compresenza e compartecipazione. La chitarra, per lui, è come la copertina per Linus: imbracciarla è un modo per tornare a sguazzare nel proprio ambiente, per proteggersi da troppa autenticità. Ma il re è nudo e deve rimanerlo. Solo così si impara la lezione. Altrimenti è spettacolo.
Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di InForme Festival 2022:
Palazzo Mediceo (cortile)
Seravezza (LU)
venerdì, 2 settembre 2022
Carne viva
monologo slabbrato per maschera e canzoni
da Euripide, Nick Cave et al.
di e con Igor Vazzaz
costumi e fotografie Anna Rita Papeschi
maschera Ferdinando Falossi
musiche Igor Vazzaz
consulenza drammaturgica Mariangela Milone e Anna Solinas
aiuto regia Anna Solinas
produzione La Serpe d’Oro
venerdì, 9 settembre 2022
In copertina: Foto di Anna Rita Papeschi (gentilmente fornita dall’interprete).