Grazia Dentoni racconta come ha reagito con arte al rifiuto della politica
di Simona Maria Frigerio
Secondo le regole statunitensi, per entrare nel Paese ‘delle libertà’ occorre essere bivaccinati contro il Covid-19, e a nulla serve essere guariti dalla malattia da poche settimane. Ne ha fatto esperienza diretta un’artista italiana alla quale è stato impedito di partecipare alla residenza artistica I4 della Virginia Tech University.
Dentoni, però, non si è data per vinta e, come lei stessa ha scritto, è riuscita a trasformare una decisone politica (che, visti i livelli dei contagi tra bi/tri e quadrivaccinati, rasenta il ridicolo se non fosse tragico) in una risposta creativa: “L’assenza si fa presenza: unirò tra loro fibre di lana, ma nell’invisibile molti altri fili saranno riuniti. Si tratta di un’azione artistica collettiva a cui potrà partecipare chi lo desidera. Un filo viene filato, le fibre si uniscono, connettono, curano, guariscono, ricompongono. È un’azione poeticamente politica”.
Presenza ingiustificata è il titolo di tale azione artistica, ed è stata anche trasmessa in diretta via Facebook, a partire da domenica 24 e fino a mercoledì 27 luglio, alle ore 20.00 (le 14.00 in Virginia). Dalla Val Borbera per le prime due serate e, poi, dalla Val di Susa, Dentoni ha creato un filo da una matassa di lana e lo ha relazionato con i quattro elementi naturali – acqua, aria, terra e fuoco ma, soprattutto, ha cercato di riallacciare un legame umano con chi le era accanto fisicamente durante le azioni performative, con i colleghi e le colleghe presenti in Virginia e con gli spettatori che, da casa, hanno potuto condividere una piccola, preziosa esperienza compartecipativa dal sapore poetico. È lei stessa a spiegare questo passaggio: «Sono molto più affezionata ai luoghi naturali e preferiscono esprimermi lì che non nei teatri. Quindi, la scelta dei quattro elementi era per me connaturata alla performance: volevo trovare dei luoghi che accogliessero l’energia umana all’interno dell’energia della natura».
La sua scelta è stata quella di «non rinunciare a questa occasione e di trasformarla» in quattro pillole video. Tutto ciò grazie anche alla regista Daniela Vismara Turri (con la quale Dentoni aveva già girato il film Donne e dee di Sardegna), che le ha suggerito di usare il social per arrivare a più persone possibili anche grazie a un mezzo tecnologico basico.
«Le prime connessioni sono fatte dalle fibre della lana che diventano un filo», fisico e reale ma che, metaforicamente, non può che rimandare a quella rete di fibre che ormai connettono il mondo. L’invisibile che ci lega e che costituisce la nostra rete di contatti e conoscenze, anche Oltreoceano, e la tangibilità di gesti e materiali che sgorgano dalla nostra matrice antropologica. E così mentre Dentoni componeva e tesseva il suo proprio filo in panorami naturali, con un numero ristretto di persone che la circondava, altri artisti hanno portato avanti le proprie azioni nell’invisibilità della ‘rete’.
La tessitura del resto fa parte del processo artistico che Dentoni persegue da anni e che ha profonde radici nell’immaginario collettivo ma anche pregnanza artivistica: «Lavoro con i fili da tanto. Nel 2006 sono stata in residenza artistica in Israele, dove ho attraversato il Muro per arrivare in Palestina, a Ramallah, con un filo che ho portato alla prima scuola di circo palestinese. Il film Crossing the Wall racconta questa esperienza e il filo, simbolicamente, doveva servire a far incontrare tra loro le persone, aprendo un dialogo tra palestinesi e israeliani. Poi, nel 2009, durante la residenza artistica Nuraxia ho invitato io artisti da tutto il mondo a lavorare – fisicamente, vocalmente e drammaturgicamente – all’interno dei templi della Sardegna, che sono ovviamente i nuraghi. E ricordo che a quel tempo invitai una ‘bambina del luogo di ottant’anni’ che ci insegnò anche a filare. Da allora non ho mai abbandonato tale pratica».
Dentoni lavora da una decina d’anni soprattutto in progetti con altre donne, sviluppati in siti archeologici, che rientrano in un percorso creativo intitolato Matrilineare, unendo alcuni valori dell’arte pubblica o, verrebbe da dire, del teatro paesaggio, con percorsi esperienziali anche in siti archeologici o naturali, e nel tempo, in percorsi rurali (che hanno reso partecipi anche gli uomini). Il tutto per invitare al rispetto e alla compartecipazione della “creatività, ciclicità e armonia” della natura.
Un incontro interessante quello con l’arte di Grazia Dentoni, che offre una resistenza pacifica e poetica mirando a creare ponti, a riaffermare il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo, ad aprire il dialogo tra opposte istanze, al rispetto delle opinioni altrui e di questo universo/mondo, estremamente fragile, che ci circonda e che ci ospita.
venerdì, 9 settembre 2022
In copertina: Grazia Dentoni.