Forse sì negli aeroporti toscani
di Luciano Uggè
Solamente cinque anni fa Saverio Di Giulio su www.ilprimatonazionale.it (1) raccontava dell’ennesima direttiva Ue alla quale il nostro Governo non avrebbe potuto sottrarsi (sebbene la stessa fosse stata emanata ben 21 anni prima, nel 1996). In pratica, per abbassare il costo dei biglietti aerei, l’Unione Europea non era riuscita, un quarto di secolo fa, a escogitare nulla di meglio che imporre l’obbligo di inserire tutti i servizi di handling (che vanno dalla pulizia e carico/scarico dei velivoli all’assistenza a terra), in aeroporti con oltre i 2 milioni di passeggeri, in un regime di libero mercato.
Come si sarebbe potuto contemperare una competizione ovviamente al ribasso con i ‘parametri stringenti’ sui quali Enac si era impegnata a vigilare, la sicurezza sul lavoro, trattamenti economici equi e contratti stabili per i lavoratori, oltre a un risparmio sul prezzo del biglietto, appariva strano già allora. Sempre Di Giulio acutamente osservava che tale direttiva europea diventava ineludibile solo due anni dopo l’unificazione degli aeroporti di Firenze e Pisa in un’unica società privatizzata, Toscana Aeroporti S.p.A. – controllata al 51% delle quote da una multinazionale, Corporacion America, con sede in Lussemburgo e che gestisce attualmente 53 aeroporti nel mondo, prevalentemente in America Latina. Il dubbio ventilato da Di Giulio che una riduzione dei costi sarebbe ricaduta positivamente sugli azionisti più che sui lavoratori, a distanza di cinque anni, non sembrerebbe così incredibile.
A maggio del 2022, in effetti, l’Enac – vista la crisi dovuta alla gestione della pandemia sul settore trasporti – erogava a gestori e handler il saldo del contributo integrale, in base alle istanze di ristoro presentate, che ammontava a circa 625 milioni di Euro (provenienti da tassazione, emissione di titoli di Stato, eccetera, dei quali ci faremo carico noi cittadini). Fondi che sono stati utilizzati per il rilancio e il miglioramento delle attività, dei velivoli e degli aeroporti, l’efficienza e la competitività, eccetera? Non sappiamo. Ciò che sappiamo per certo è che la Regione Toscana ha elargito proprio a Toscana Aeroporti S.p.A. ben 10 milioni di Euro di ristori.
Dopodiché apprendiamo dall’Ordine del giorno, che la succitata Corporacion America, ha chiesto alla controllata Toscana Aeroporti S.p.A. che, durante l’Assemblea dei soci, tenutasi in seconda convocazione il 29 aprile scorso, ai “sensi dell’articolo 126-bis del D. Lgs. 58/1998” (2), si discutesse della “distribuzione agli Azionisti di un dividendo straordinario, a valere su parte della ‘Riserva Straordinaria’, di ammontare complessivo pari a Euro 7.000.000 e, assumendo l’assenza di azioni proprie, di importo unitario pari a Euro 0,3761 per ciascuna delle n. 18.611.966 azioni Toscana Aeroporti S.p.A. in circolazione”.
Il rischio di un investimento azionario dovrebbe essere ben presente quando si acquisti un’azione. Eppure, si pretendono dividendi (che, avendo la maggioranza azionaria, si voteranno) in una fase in cui si incamerano fondi pubblici e quando, secondo il Bilancio d’esercizio (regolarmente pubblicato da Toscana Aeroporti, società quotata in Borsa), al 31 dicembre 2021, vi era un “risultato netto consolidato negativo per 5,3 milioni di Euro, in miglioramento rispetto al valore negativo di 12,5 milioni di Euro del 2020”; e un “indebitamento finanziario netto pari a 98,7 milioni di Euro rispetto ai 77,3 milioni di Euro del 31 dicembre 2020”.
Nel frattempo apprendiamo che Enac ha deciso di vietare il subappalto delle attività aeroportuali, ovvero di non consentire più che società terze forniscano la forza lavoro alle società certificate, Consulta e THA, che hanno vinto gli appalti per l’handling.
E così entro ottobre o, al massimo, fine anno “un centinaio di lavoratori a Pisa, poco meno a Firenze, dovrebbero essere reinternalizzati con le mansioni da loro svolte” (come specifica il Sindacato di Base Cub Galilei). E però anche qui non sono tutte rose e fiori. Se, ovviamente, i sindacati di base sono d’accordo per le stabilizzazioni dei precari presenti in Toscana Aeroporti e THA, la domanda è perché “non si parli degli addetti oggi in cooperativa, che svolgono mansioni assai più articolate e complesse del solito carico e scarico, tanto che avrebbero voluto cedere loro la gestione del preloading? E si pensa di gestire le attività future con o senza questi 150 lavoratori fino a oggi ritenuti indispensabili?”. Ciliegina sulla torta la questione compensi. Come denunciavano i colleghi de Il Fatto Quotidiano, qualche settimana fa, stiamo ragionando di stipendi da 500/600 euro mensili (e qui sorge il dubbio che davvero il reddito di cittadinanza – ossia l’obolo di povertà – di fronte a tale miseria, possa essere competitivo).
Di certo sarebbe auspicabile che i ristori, finanziati da noi cittadini, finissero per assicurare un lavoro dignitoso e stabile ad altri cittadini – e non dividendi per azionisti.
(1) https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/toscana-aeroporti-esternalizzazione-handling-700-lavoratori-a-rischio-74263/
(2) L’articolo prevede che: “I soci che, anche congiuntamente, rappresentino almeno un quarantesimo del capitale sociale possono chiedere, entro dieci giorni dalla pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea, ovvero entro cinque giorni nel caso di convocazione ai sensi dell’articolo 125 bis, comma 3, o dell’articolo 104, comma 2, l’integrazione dell’elenco delle materie da trattare, indicando nella domanda gli ulteriori argomenti da essi proposti ovvero presentare proposte di deliberazione su materie già all’ordine del giorno”.
venerdì, 9 settembre 2022
In copertina: Foto di Jan Vašek da Pixabay.