Intervista ad Agata Tomsic e Davide Sacco
di Anna Maria Monteverdi
Volete raccontare come è nata lʼidea del festival e quali erano le vostre precedenti esperienze in campo artistico-teatrale e organizzativo? Perché POLIS? Quale è lʼidea che unisce i diversi spettacoli scelti
Agata Tomsic e Davide Sacco: «ErosAntEros è il nome che ci siamo dati a gennaio 2010, per connotare il percorso di ricerca artistico e di vita, che da quel momento abbiamo scelto di perseguire giorno dopo giorno, producendo in primis spettacoli teatrali, ma nei primi anni, anche forme ibride, multimediali, dove la drammaturgia corporea e visiva andava di pari passo con quella testuale. Nel 2018, dopo varie esperienze di programmazione all’interno di altre realtà, decidiamo di dar vita a un nuovo progetto sul territorio di Ravenna, con al centro i diversi linguaggi del teatro contemporaneo e una forte relazione con la città. Da qui il nome POLIS Teatro Festival, che da una prima edizione con una manciata di appuntamenti, in soli 5 anni è diventato un appuntamento consolidato, che dal 2021 ospita artisti di fama internazionale, ma realizza durante l’anno anche una serie di progetti partecipativi e formativi, che vogliono avvicinare il teatro ai giovani, combattere l’emarginazione economica e sociale, restituire agli spettatori coscienza del ruolo fondamentale che svolgono all’interno dell’esperienza teatrale. Ciò che unisce i diversi spettacoli che ogni anno portiamo al festival è ciò che noi stessi come creatori ricerchiamo nei nostri lavori teatrali, ovvero di coniugare forma e contenuto all’interno di opere che permettano di riflettere sui temi urgenti del nostro presente, portando avanti una ricerca estetica di alto livello».
La Francia ha avuto un focus privilegiato quest’anno ma anche l’Italia e la Slovenia. Che difficoltà ci sono a lavorare in periodo postpandemico con le produzioni internazionali?
A.T. e D.S.: «Come ErosAntEros ci siamo trovati con il debutto del nostro primo spettacolo internazionale e multilingua, CONFINI, previsto proprio nel 2020, per cui diciamo che abbiamo esperito tutte le difficoltà del momento non solo come organizzatori di un festival, ma anche come artisti. Tutto il nostro 2020 (o meglio quello che siamo riusciti a salvarne) è stato posticipato al 2021, creando non poche difficoltà a livello di riprogrammazione dei nostri calendari e dei nostri collaboratori. Situazioni come questa hanno creato uno stallo all’interno del sistema teatrale internazionale a causa dell’annullamento, posticipo e successivo accavallamento di programmazioni e produzioni. Questo ha penalizzato la circuitazione delle opere nate negli ultimi 2-3 anni, spesso nate già morte, senza quasi la possibilità di essere viste dal pubblico. Dal punto di vista della programmazione, invece, è stato per noi, che siamo ancora una piccola realtà (con finanziamenti esigui), praticamente impossibile ospitare artisti internazionali prima del 2022, a causa delle normative severe di “contenimento della pandemia” che sono state applicate al nostro settore nell’ultimo anno e mezzo. Ci siamo riusciti nel 2022 per la prima volta, e stiamo ora progettando i focus degli anni futuri. Allo stesso tempo, stiamo da circa un anno lavorando a una nuova coproduzione internazionale e multilingua di ErosAntEros per il 2023/2024».
Abbiamo visto lavori molto diversi come quello di Licia Lanera con tematiche di denuncia alla biografia di Turing giocata dai corpi degli attori, dal loro incorporare il senso di ingiustizia subito dallo scienziato e che diventa un altro modo di raccontare la Storia. Come li avete scelti?
A.T. e D.S.: «Si tratta di artisti a noi vicini, di cui conoscevamo e seguivamo il lavoro da anni. È da prima della pandemia che volevamo portare a Ravenna un lavoro di Ivica Buljan con il Mini teater, Licia Lanera è invece già stata ospite dell’edizione speciale di POLIS 2020 durante il primo lockdown, in forma di convegno internazionale online sul teatro del futuro. Poi c’è stata la definizione del tema centrale dell’edizione del festival di quest’anno e la piacevole scoperta, in dialogo con questi due artisti, che entrambi stavano lavorando su un testo di una/o drammaturga/o francese, tradotto per la prima volta nelle loro rispettive lingue (italiano e sloveno)».
La Slovenia che è un vostro Paese di riferimento, ha conosciuto momenti gloriosi di teatro di ricerca e tutti intorno soprattutto al Mladinsko. In che relazioni siete con loro?
A.T. e D.S.: «La Slovenia è la terra natia di Agata, dove ancora oggi, su quella trentina di chilometri di costa che dividono l’Italia dalla Croazia, vive a sua famiglia. Per cui è un luogo del cuore, dove torniamo tutte le estati, ma anche un territorio estremamente stimolante, ricchissimo culturalmente nella capitale Lubiana (che nonostante le dimensioni, non ha nulla da invidiare al resto delle capitali d’Europa), più scarno sul contemporaneo nel resto del Paese, dove già alcune volte abbiamo provato a sviluppare alcune nostre progettualità. Per il futuro, abbiamo in programma una coproduzione proprio con lo Slovensko Mladinsko Gledalisce di Lubiana, uno dei teatri stabili sloveni più interessanti per l’incisività politica e l’alta sperimentazione delle sue produzioni, in cui subito ci siamo riconosciuti. Stiamo parlando del nuovo progetto internazionale e multilingua che dovrebbe debuttare nella stagione 2023/2024 a cui accennavamo prima, coprodotto per ora con altri due importanti teatri nazionali europei, su un testo molto ambizioso che stiamo provando a mettere in scena dal 2017, e con una band musicale dal vivo con cui da prima di conoscerci sogniamo di collaborare. Ma non vogliamo dire di più, per paura che poi non si avveri, dato che ci teniamo davvero moltissimo».
La vostra ultima produzione: quali sono i temi, quali le difficoltà e quali i risultati?
A.T. e D.S.: «CONFINI, il lavoro che presenteremo tra pochi giorni al Theatre National du Luxembourg. Si tratta di una coproduzione internazionale e multilingua frutto di un lungo processo di studi e ricerche, iniziato al Sud della Puglia nell’autunno 2018 e continuato attraverso diverse residenze in Lussemburgo e in Toscana nel corso del 2019 e del 2020, che ha visto la luce, appunto, solo nel 2021 a causa della pandemia. Un lavoro sulla storia politica, economica e industriale dell’Unione europea, a partire dalle storie personali dei migranti italiani che sono andati a lavorare nelle miniere e nelle acciaierie del Nord Europa, un monito sull’emergenza climatica presente e sul futuro dell’umanità sulla Terra e nello spazio infinito, a metà tra teatro documentario e science fiction. Costruito insieme all’autore italo-lussemburghese Ian De Toffoli e con un cast internazionale di attori bravissimi, con cui siamo molto felici di aver collaborato. Purtroppo questo spettacolo, per i motivi che spiegavamo prima, ha potuto incontrare gli spettatori soltanto nell’estate 2021 nelle prestigiose cornici del Campania Teatro Festival e del Ravenna Festival, poi a maggio 2022 a POLIS Teatro Festival e ora finalmente lo portiamo a Lussemburgo al TNL. Sarà poi al Teatro della Tosse nel 2023, ma questi sono i coproduttori che sostengono il progetto sin da molto tempo, mentre non è facile nel contesto attuale trovare ulteriori occasioni di incontro con gli spettatori per un progetto così complesso».
venerdì, 8 luglio 2022
In copertina: Agata Tomsic e Davide Sacco (foto di Alessandra Dragoni, gentilmente fornita dall’Ufficio stampa).
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