Ovvero come parlare del festival senza recensire concerti
di Roberta Rocco
Il Primavera Sound Festival di Barcellona è uno degli eventi musicali più importanti d’Europa, quest’anno dal 2 al 12 giugno, ha inaugurato la stagione dei grandi festival (post pandemia) coinvolgendo più di 500.000 persone.
Con una line up d’eccezione di oltre 400 artisti in cartellone, ha fatto subito notizia il flusso di pubblico ʻinaspettato’ (anche se i biglietti venduti lo annunciavano) di 60.000 persone all’apertura dei cancelli del primo giorno, che ha mandato in tilt l’organizzazione, creando in poche ore una shit storm sui social da parte di migliaia di spettatori. Onore allo staff che in meno di 12 ore ha rimediato ai disagi (pochi servizi igienici, mancanza di fontane di acqua potabile, code di ore ai bar) e ha fatto sì che dal secondo giorno il festival tornasse ai vecchi splendori, sebbene molto più affollato del solito (dopo due anni di astinenza da concerti era comunque prevedibile).
Partecipare a un festival ʻsenza restrizioni’, senza mascherina né distanziamento, è stato un tuffo in una normalità che è apparsa subito come un ʻevento speciale’. Una normalità che è andata oltre il ritorno in presenza e che ha coinvolto tutti gli ambiti della vita emozionale, soprattutto in un momento in cui l’intolleranza dilaga tramite social e mezzi di comunicazione.
Se nel 1835 lo scrittore americano Henry Longfellow chiamò la musica “la lingua universale della nostra specie”, noi possiamo aggiungere che è anche condivisione e accoglienza e il PS ha attivato tre iniziative per renderla realmente ʻuniversale’ in diversi ambiti.
La prima è Nobody is Normal, un protocollo applicato al festival con l’obiettivo di prevenire e affrontare adeguatamente qualsiasi tipo di violenza o discriminazione di genere, un piano d’azione contro la transfobia, l’omofobia, la lesbofobia o qualsiasi altro tentativo di perpetuare la distribuzione dei ruoli e comportamenti in relazione alle forme rigide di cosa significhi essere un ʻuomo’ o una ʻdonna’. Il pubblico ha interpretato Nobody is normal non come il solito slogan acchiappa like, ma attivamente, rendendo il Primavera Sound un luogo accogliente e sicuro per tutte le espressività, dove ognuno può essere se stessə a qualsiasi età, indossando ciò che preferisce, baciando chi vuole, in uno spazio libero e senza pregiudizi. Erano inoltre disponibili tre postazioni per l’Ascolto per segnalare qualsiasi atto di discriminazione avvenuta fuori o dentro il festival e chiedere supporto a personale specializzato.
La seconda sorpresa è stata la ricerca dell’inclusività in tutti i suoi aspetti, oltre alla libertà di espressione questa edizione ha visto l’inizio di un percorso, in collaborazione con la Fundacion Music for All, https://www.fundacionmusicforall.org per offrire l’accesso alla musica e all’industria musicale delle persone con diversità funzionale. Un progetto che ha offerto due concerti fruibili dalle persone con disabilità uditive, tramite l’interpretazione nella lingua dei segni, con sottotitoli dal vivo, zaini vibranti e un sistema di loop individuale magnetico che li ha coinvolti in un’esperienza multimediale e inclusiva. Durante i concerti di che El Petit de cal Eril di domenica 5 giugno al Poble Espanyol e Double Platen di martedì 7 giugno presso Sala Apolo una decina di spettatori con difficoltà uditive ha così potuto partecipare attivamente all’evento. L’obiettivo del progetto, che continuerà a step nei prossimi anni, è identificare le buone pratiche che il festival porta avanti da tempo in termini di inclusione, con azioni e misure per ottenere spettacoli che consentano il movimento autonomo e indipendente di qualsiasi persona, garantendone l’accessibilità fisica, sensoriale e cognitiva attraverso segnaletica dedicata, spazi sensoriali, marcatori digitali intelligenti come segnali luminosi, audioguide, eccetera) e implementando una serie di risorse e tecnologie finalizzate alla fruizione dei concerti da parte di persone con disabilità sensoriali, sia visive che uditive.
Terza scoperta: il Primavera Sound con la sua Fondazione https://fundacioprimaverasound.org/ si occupa anche di inclusività aiutando gratuitamente i giovani della periferia di Barcellona, ad avvicinarsi alla musica come strumento di conoscenza e di sviluppo, contribuendo così alla trasformazione sociale attraverso l’accesso alla cultura anche per le persone meno abbienti.
Non ci resta quindi che partecipare alle prossime edizioni per vedere gli sviluppi e le novità del festival augurandoci che possa, nel frattempo, essere di esempio per molti altri eventi, non solo musicali perché, come amava dire Keith Haring: “L’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi: l’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare”.
venerdì, 8 luglio 2022
In copertina: Barcellona, Primavera Sound Festival 2022. Foto di Roberta Rocco (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).