Chi non muore, si rivede
di Simona Maria Frigerio
CSI è stata certamente una tra le serie crime più seguite e amate dal pubblico ma anche dalla critica grazie a una serie di scelte – a livello registico, di fotografia e montaggio – che hanno contribuito a sdoganare i series televisivi da genere minore, attirando anche sul piccolo schermo nomi famosi dello star system hooywoodiano.
Non è stata sicuramente l’unica serie ad averlo fatto (e i serial vi hanno contribuito tanto quanto). Nel tempo, HBO ha prodotto piccoli capolavori come Boardwalk Empire con un attore di razza come Steve Buscemi, Westworld con il premio Oscar Anthony Hopkins e l’eccellente Ed Harris, o l’indimenticabile Six Feet Under (che ci ha regalato la prima interpretazione da applauso di Michael C. Hall, che è poi tornato agli onori vestendo i panni di Dexter nella serie trasmessa da ShowTime).
Ma CSI si è radicata nell’immaginario collettivo anche grazie alla coppia Gil Grissom (interpretato da William Peterson che molti ricorderanno in due film culto degli anni 80, Vivere e morire a Los Angeles e Manhunter) e Sara Sidle (finemente cesellata da Jorja Fox). La serie, poi, a differenza di molte altre ma similmente a The Mentalist ha un finale con happy ending, in cui Sara e Gil lasciano colleghi, carriere, faide e omicidi per vivere sul mare coltivando la comune passione ecologista.
Purtroppo negli States quando qualcosa funziona va spremuto fino all’osso – basti pensare ai sequel e prequel di Star Wars (e non solo), oppure agli spin-off (CSI ne aveva già partoriti tre), per non parlare dei remake filmici che trasformano capolavori come Il segreto dei suoi occhi di Juan José Campanella in polpettoni manichei come l’omonimo firmato, però, da Billy Ray.
E così la coppia Peterson/Fox è stata richiamata per lanciare l’ennesimo spin-off, CSI: Vegas, ricoprendo i ruoli che li hanno resi famosi in tutto il mondo. Purtroppo la sindrome da Moonlighting esiste: finché la coppia non si mette ufficialmente insieme, la serie ha un certo appeal, quando la coppia si forma si è abituati al ‘vissero felici e contenti’ e si vuole chiudere il libro per passare a una nuova avventura (filmica o sentimentale che sia).
Da Cherif a The Mentalist, passando per l’intero carrozzone seriale a cui siamo abituati, il telefilm finisce nel momento stesso in cui l’attrazione si trasforma in matrimonio con i sacri crismi e se, al contrario, la coppia sfuma, l’effetto negativo sul pubblico è assicurato tanto quanto. In fondo, anche quando seguiamo il genere poliziesco, restiamo dei romantici inguaribili. Le serie hanno anche un’altra forza, che è la sicurezza di ritrovarsi con i medesimi personaggi stagione dopo stagione: ci si affeziona, ci si culla nell’illusione di ritrovare dei vecchi amici e ci si consola perché gli stessi stanno invecchiando quanto noi. Non stiamo rivelando alcun segreto bensì i meccanismi psicologici che sottendono all’affiliazione del telespettatore.
Quindi, il ‘vissero felici e contenti’ è stato sia la degna conclusione di CSI sia la pietra tombale sulla coppia Grissom/Sidle – che speriamo tornino a navigare nei sette mari salvando delfini.
La seconda stagione della nuova serie – in produzione e che, immaginiamo, arriverà in Italia tra l’autunno e l’inverno – non dovrebbe rivederli in scena (certamente non Grissom e una nuova separazione consensuale della coppia risulterebbe davvero stucchevole) e anche quell’appeal per nostalgici svanirà lasciando la nuova squadra tentare di rinverdire fasti ormai sbiaditi. La mancanza di idee non è mai una buona idea.
venerdì, 19 agosto 2022
In copertina: Locandina di CSI Vegas. Credits: CBS.