Bucha e il Teatro di Mariupol: sarà la storia a stabilire la verità?
di Simona Maria Frigerio
Nonostante tutti i tentativi dei mass media italiani, inglesi e statunitensi in primis, di creare una narrazione fittizia della realtà, i fatti pian piano emergono e, con essi, i dubbi.
Dopo la denuncia di crimini di guerra a Bucha (su cui abbiamo espresso, come altri, legittimi interrogativi: https://www.inthenet.eu/2022/04/06/la-verita-vi-prego-su-bucha/) e la ‘scomparsa’ del missile Tochka-U “per i bambini” (https://www.inthenet.eu/2022/04/10/la-guerra-della-propaganda/), il Ministero della Difesa russo ha cominciato a premunirsi e, ogniqualvolta l’esercito lascia un’area, non solamente fa registrazioni video che testimonino lo stato delle cose ma i portavoce russi riportano quando, da loro informazioni, siano in arrivo troupe televisive e servizi segreti ucraini per imbastire scenari utili alla propaganda anti-russa. Nella guerra della propaganda, quindi, l’azione preventiva russa sembrerebbe che stia funzionando. La verità su ciò che accadde a Bucha, invece, sarà nelle mani – si spera – di una Commissione internazionale indipendente che, finito il conflitto in corso, possa agire a favore della giustizia e non di una parte. Le accuse di crimini di guerra alla lunga mostrano le corde: si potranno anche fornire miliardi di armi all’Ucraina ma, come scriviamo dall’inizio del conflitto, a che pro? Perché tutti gli ucraini abili siano sacrificati per le mire statunitensi? Con il rublo a 72 sull’euro (al 4 maggio) e un consenso dilagante, il Presidente Putin sta dimostrando quanto poco fossero giustificate le visioni atlantiste. E aggiungiamo che, per quanto riguarda il pagamento del gas in rubli, non si tratta di dover utilizzare la moneta russa, ma di una conversione che le banche occidentali effettueranno, dopo il saldo dovuto in euro o in dollari da parte degli acquirenti, trasferendo in Russia moneta convertita.
Nel frattempo, Papa Francesco pronuncia parole che pesano come macigni: «L’abbaiare della Nato alle porte della Russia», avrebbe spinto Putin a reagire e, quindi, a ‘scatenare l’inferno in Ucraina’: «Un’ira che non so dire se sia stata provocata ma facilitata forse sì». E se il continuo allargamento a Est della Nato può aver fatto temere i russi, certo è che le ingerenze degli Usa e della Nato nel Sud Pacifico stanno indisponendo anche la Cina. Mentre l’India acquista sempre più una sua rilevanza con una saggia posizione (come quella della Turchia) di neutralità e dialogo, che le permette anche di coltivare e migliorare rapporti economici indispensabili al Paese.
In Europa, la Germania naviga a vista e mentre il neo-rieletto Presidente Macron usa la diplomazia, il Cancelliere Olaf Scholz si vede passare davanti, sulla passerella di Kiev, Friedrich Merz, leader della Cdu e capo dell’opposizione tedesca. Il Presidente Zelensky prosegue nella sua politica, ‘bacchettando sulle mani’ i vicini teutonici, come fece alcune settimane fa quando i vertici del Paese snobbarono il Presidente socialdemocratico tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Dal Presidente croato, al contrario, una doccia fredda sulle mire della Nato: se sarà Zoran Milanović a rappresentare la Croazia al vertice Nato di Madrid, metterà il veto sull’ammissione di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica. Come sempre la UE si dimostra un coacervo di Commissioni imprenditoriali e finanziarie senza una visione politica unitaria e tanto meno una valenza diplomatica di rilievo.
Dall’altro lato, ecco riproporsi la Triplice Alleanza che da trent’anni insanguina il pianeta. Si consolida, infatti, la posizione di Draghi quale braccio sinistro di Joe Biden, accanto al suo omologo europeo, Boris Johnson. Peccato che se la sterlina goda di ottima salute e l’affondamento dell’UE non riguardi più il Regno Unito, per l’Italia la situazione rischi di diventare drammatica: ancora una volta servire interessi extra-nazionali porta il nostro Paese a scivolare dalla dipendenza geo-politica a quella economico-finanziaria. Con l’economia in frenata (dopo i due pessimi anni di pandemia), il debito pubblico a livelli più che preoccupanti, i salari tra i più bassi d’Europa e l’inflazione galoppante siamo certi che gli italiani, questa volta, le pagheranno tutte, le ‘missioni di pace’ alle quali hanno partecipato in questi trent’anni per compiacere il Paese che ci regalò barrette di cioccolato, latte condensato e uno Stato a sovranità limitata.
Sul fronte dell’informazione italiana registriamo brecce su narrazioni non addomesticate. Il canale Telegram permette a chiunque voglia informarsi di ascoltare, ad esempio, le interviste del Tribunale pubblico internazionale per l’Ucraina (IUTU) – guidato da Maxim Grigoriev. Se si può credere all’establishment di Kiev su Bucha non si vede perché non credere a quello di Mosca su quanto accaduto a Mariupol. Soprattutto quando, confrontando le dichiarazioni rese a Grigoriev e a una serie di giornalisti di provenienza europea, si nota come le stesse coincidano con quelle rese al giornalista italiano Giorgio Bianchi o a Report su Rai3. Il quadro che ne emerge è affatto differente da quello delineato dal mainstream. Innanzi tutto, sembrerebbe che i cittadini di Mariupol si sentano ‘liberati’ dall’esercito russo e non ‘occupati’ – in quanto vogliono l’indipendenza. In secondo luogo, le loro testimonianze puntano il dito contro l’esercito ucraino per la distruzione del Teatro di Mariupol (con buona pace dei teatranti italiani che si erano strappati i capelli, e che speriamo continuino con le collette anche se questa si conferma essere la verità). In terzo luogo, aumentano ogni giorno di più le accuse contro l’esercito ucraino di posizionare mortai, mitragliatrici e armi pesanti (quelle che gli forniamo allegramente noi europei) sui tetti delle abitazioni, con i residenti spesso obbligati a restare all’interno o a rinchiudersi per settimane negli scantinati, trasformando in bersagli militari le abitazioni civili. Buone notizie, invece, da Azovstal – da dove stanno uscendo i primi civili e, come tutti possono notare, l’esercito russo e quello delle Repubbliche indipendentiste, garantiscono loro cibo, acqua, soccorso medico e i mezzi per raggiungere luoghi più sicuri in Ucraina, nelle Repubbliche Indipendentiste o in Russia. Infine, i cittadini di Mariupol intervistati da Report che decidono di andare in Russia, confermano di non essere ‘deportati’ ma di recarvisi di propria volontà – finché la guerra non sarà finita e la città messa in sicurezza.
In breve, si tratterebbe di una guerra civile in cui Kiev reclama la sovranità sui propri confini, mentre alcune popolazioni vogliono l’indipendenza. E mentre l’Occidente (Usa, Canada, Uk in testa) ha addestrato e foraggiato di armi il governo di Zelensky per anni e, oggi, lo spalleggia (o lo usa, a seconda dei punti di vista), dall’altra parte la Russia è intervenuta a favore del Donbass e dei russofoni.
La verità è come la vendetta, va servita fredda: ai posteri l’ardua sentenza.
venerdì, 6 maggio 2022
In copertina: Foto di user1501609505 da Pixabay.