Il cuore di tenebra dell’Europa
di Simona Maria Frigerio
Lo abbiamo visto in questi 26 mesi com’è facile per i giornalisti (categoria di cui faccio parte) mistificare la realtà. Con la guerra in Ucraina nulla è cambiato: nessuno si accorge della pericolosa macchia nera che si sta allargando nel cuore dell’Europa – composta sia da quel gas statunitense, caro e ‘sporco’ (provenendo dal fracking), che ci renderà ancora più dipendenti dagli Stati Uniti (e addio al sogno dell’indipendenza energetica caro a Enrico Mattei) ma che irride, nel contempo, a tutte le anime belle dei Friday for Future; sia il dilagante Neo-nazismo che è oggi scambiato per eroica Resistenza (paragonato a quella italiana o francese della Seconda guerra mondiale, o del popolo russo a Leningrado contro le armate naziste o, ovviamente, dei partigiani di Josip Broz Tito).
Votare l’invio di armi all’Ucraina è un atto di guerra che l’Italia firma senza nemmeno rendersi conto di chi stia appoggiando. Per l’ennesima volta deroghiamo alla ferma volontà costituzionale dei nostri padri fondatori che, all’Articolo 11, chiarivano esplicitamente non solo che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Quello stesso articolo che abbiamo calpestato bombardando la Serbia (https://www.globalist.it/world/2019/03/24/la-serbia-ricorda-i-20-anni-dalle-bombe-della-nato-che-fecero-strage-di-civili/) – la quale tutt’oggi ricorda quell’atto criminale, che spacciammo per altro, come tale perché, se uno stesso fatto si guarda da diverse angolature, potrà assumere significati molto diversi (non sarà un caso che la Guerra del Vietnam, in quel Paese, sia denominata la Guerra degli Stati Uniti in Vietnam). Gli italiani ‘brava gente’ amano, del resto, cambiare casacca fin dai tempi della Prima guerra mondiale. Ci siamo dimenticati dell’Articolo 11 anche quando ci unimmo all’invasione statunitense dell’Iraq (la cosiddetta Seconda guerra del Golfo del 2003); o ancora, quando – dopo vent’anni – non ci siamo nemmeno fermati a pensare allo spreco umano ed economico dell’invasione dell’Afghanistan. Per la ‘liberazione’ degli afghani dai talebani (perché sia mai che noi ‘facciamo guerra’ a qualcuno) sono morti 53 dei nostri militari e oltre 700 sono rimasti feriti. Mentre in Italia si tagliavano i fondi a scuola e sanità (lo scandalo della mancanza di letti, medici e terapie intensive in tempo di pandemia ce lo siamo già dimenticati?), pensioni e ammortizzatori sociali, sprecavamo 8,7 miliardi per finanziare la nostra partecipazione alla guerra statunitense denominata forse per beffa, Enduring Freedom, e a quella Nato, la Resolute Support. Ovviamente in tutte queste occasioni, e in troppe altre, noi avevamo ragione e la fideistica adesione alle mire egemoniche statunitensi era rinominata ‘missione di pace’.
Il cuore nero dell’Europa
Lo sappiamo che al termine di questo articolo saremo bollati come filo-Putin o filo-russi. Come se mantenere il senso critico sia sacrilego ai tempi del pensiero unico. Come se mistificare la verità su chi sia l’alleato dell’Italia sia, al contrario, fare giornalismo. Come se rinunciare a uno tra i Paesi più belli e ricchi di storia e cultura, tradizioni e arti, che con la Rivoluzione d’Ottobre ha acceso le speranze di milioni di persone in tutto il mondo (oggi abbandonate al pensiero unico capitalistico e imperialistico statunitense), sia la vittoria di un’Europa che si vota nuovamente all’Atlantismo sposando la linea Biden invece di mantenere una posizione di neutralità e dialogo che ci permetterebbe, domani, di riannodare i legami con la Russia – che, almeno fino agli Urali, è parte del nostro continente e che, per storia e vocazione, ha sempre fatto parte del cuore pulsante dell’Europa.
Ma c’è un altro cuore, nerissimo, che al contrario abbiamo deciso di ignorare o, addirittura, rivitalizzare. Come spiegava Giulietto Chiesa, gli Stati Uniti vogliono un’Europa subalterna in funzione anti-russa. Ma un’Unione Europea che è ormai un coacervo di interessi economico-finanziari senza autentiche basi democratiche può avere le menti politiche e diplomatiche per comprenderlo e rifiutarsi di giocare la partita con queste carte truccate?
L’egemonia statunitense trema da anni di fronte a un mondo finalmente multipolare – dove Russia, Cina ma anche India e altri Stati (dall’Iran alla Turchia passando per l’America Latina) potranno avere un ruolo economico e geopolitico rilevante. In questi anni gli Stati Uniti (e i Paesi europei aderenti) hanno voluto o permesso alla Nato di allargarsi oltre gli accordi presi con l’ex Unione Sovietica. Hanno foraggiato o avallato un colpo di Stato in Ucraina in funzione anti-russa. Hanno calpestato i diritti degli abitanti del Donbass (si veda l’articolo di Vita pubblicato in tempi non sospetti: http://www.vita.it/it/article/2015/08/05/nel-donbass-la-violenza-e-senza-tregua/136176/). Ma non solo, Il Manifesto, anch’esso in tempi non sospetti (il 2017) pubblicava un pezzo di Manlio Dinucci (lo stesso giornalista poi censurato) che si intitolava: È Nato il neonazismo in Europa (https://ilmanifesto.it/e-nato-il-neonazismo-in-europa/), in cui si raccontava come l’Ucraina fosse già allora “il «vivaio» del rinascente nazismo nel cuore dell’Europa”.
Ma il nero dilaga anche altrove. Pensiamo alla clerico-fascista Polonia, dove la minaccia ad alcuni diritti delle donne (come quello all’autodeterminazione sul proprio corpo e all’interruzione volontaria di gravidanza) è solamente la punta dell’iceberg di una serie di discriminazioni, divieti e censure che stanno trasformando il Paese (https://frontepopolare.net/2018/07/22/appello-alla-commissione-per-i-diritti-umani-dellonu-contro-la-persecuzione-ai-danni-del-partito-comunista-polacco/); oppure all’Ungheria che, nel 2020, vedeva un raduno Neo-nazista a Budapest commemorare l’operato delle Croci Frecciate, il “partito antisemita e filonazista che governò l’Ungheria dall’ottobre del ʻ44 al gennaio del ʻ45” (https://www.eastjournal.net/archives/103738). Ma pensiamo anche al resto d’Europa che non è esente da rigurgiti Neo-nazisti, come racconta il film tedesco Je suis Karl, presentato alla Berlinale nel 2021, o il documentario svedese SDU, Salute to the European Youth. Un Neo-nazismo che si connota di istanze come l’identitarismo, il razzismo, la xenofobia e – non tanto stranamente vista la passione di Hitler per la natura, gli sport all’aria aperta, la cura del corpo e il vegetarianesimo – l’ecologismo.
La miopia atlantista del Governo italiano
Non accorgersi di essere tutti pedine di un gioco più grande di noi è pericoloso. In primis, ci spiace dirlo, per il popolo ucraino, trasformato in mano armata degli States contro la Russia e che, continuando a ricevere armi da noi, non potrà che proseguire in una guerra che mieterà altre vittime civili e distruggerà città e infrastrutture – in un Paese già in grave crisi economica e finanziaria e che non si sa chi dovrà ricostruire: l’Europa pochi anni fa non voleva prestargli nemmeno 15 miliardi di euro, adesso cosa farà? Un conflitto che potrebbe e dovrebbe essere risolto con quel dialogo che proprio noi europei e, soprattutto, gli italiani (per ‘Costituzione’) dovrebbero promuovere fermamente.
Per quanto tempo vogliamo vedere i civili ucraini uccidere ed essere uccisi anche a causa delle nostre armi? Davvero pensiamo di poter sovvertire il regime politico russo con una nuova Afghanistan? E soprattutto, chi ci dà il diritto anche solo di pensarlo? Vogliamo che gli ucraini si trasformino nei mujaheddin che combattevano sulle montagne di Kabul per le nostre mire geo-politiche o, soprattutto, per quelle statunitensi? Per questa ragione stiamo foraggiando la guerra? Oppure crediamo che le sanzioni incideranno sulla Russia più di quanto fecero sull’Iraq di Saddam Hussein? In Iraq le sanzioni uccisero un milione e mezzo di persone, di cui un milione di bambini sotto i cinque anni – secondo l’Unicef, ‘solo’ mezzo milione – ma Saddam rimase al suo posto fino all’invasione statunitense del 2003. Le sanzioni si stanno rivelando un boomerang proprio per l’Europa ma, negli ultimi vent’anni si sono trasformate, nelle mani degli Usa e in subordine degli europei, in una pericolosa forma di coercizione perché popoli e nazioni si comportino come vogliono i ‘giusti’.
A noi europei, alla fine, non resterà che raccogliere i cocci se la guerra proseguirà. Un’Ucraina impoverita e distrutta sarà preda facile di multinazionali e imperi finanziari stranieri, del Fondo Monetario Internazionale e, magari, persino della Banca Europea. Dopo il danno, la beffa. Non saremo noi a mirare alle sue miniere? Al suo gas? Sempre che ci sia permesso attingervi dopo esserci impegnati ad acquistare il gas di scisto a Stelle e Strisce. Oppure ci accaparreremo i suoi prodotti agricoli? Oppure ancora, noi europei, non ci immaginiamo nemmeno come rapaci che volteggiano sulla preda – come fu la Grecia – bensì solo come biechi vassalli di quegli States che, se non sconfiggeranno la Russia, potranno però pascersi su un’Europa dipendente dalle proprie fonti energetiche? Quale miopia o povertà intellettuale affligge la nostra classe politica? Ma poi esiste ancora una classe politica? Come mai il Ministro Speranza vuole che i medici ucraini lavorino in Italia al posto di quelli esonerati – perché non vogliono o possono vaccinarsi? A parte che per ogni medico il Ministro dovrebbe prevedere un interprete…, i medici ucraini non dovrebbero – per dovere e per scelta – restare nel loro Paese a curare le vittime della guerra? Retorica, solo retorica.
Riconoscere l’indipendenza di Donbass e Crimea, come si fece con la ex Jugoslavia, su base etnico-linguistico-religiosa ha ben poco a che fare con un progresso dell’umanità nel suo complesso ma, dopo aver avallato quel primo nefasto annientamento di un’entità statale perché si voleva distruggere il Paese di Tito, ormai non è più possibile tornare indietro. L’autodeterminazione o è valida per ogni comunità o per nessuna. La Nato deve essere contenuta e le basi militari statunitensi al di fuori del territorio nazionale dello zio Sam devono essere smantellate: da Aviano partirono gli aerei che falcidiarono Belgrado. Allora molti di noi tentarono di fermare quegli aerei. Dov’è finito quel movimento? Si è totalmente disciolto al ‘sole’ del Pd? Oppure la svastica e la croce uncinata non sono più il ‘male assoluto’ quando difendono le mire egemoniche della globalizzazione unipolare?
Noi non siamo i buoni e le nostre guerre, che hanno insanguinato il mondo negli ultimi trent’anni, non furono mai giuste. “Era già qualcosa, se non altro, di potersi almeno scegliere il proprio incubo!”, recitava Conrad in Cuore di tenebra, oggi possiamo solo rivendicare: Not in my name.
Venerdì, 1° aprile 2022
In copertina: Il Presidente russo, Vladimir Putin, nella foto di Дмитрий Осипенко da Pixabay. Nel pezzo, il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, nella foto di Mike Ljung da Pixabay.