Il pacifismo non può essere di parte
di Francesca Camponero
È importante fare chiarezza su quanto sta succedendo tra la Russia e l’Ucraina adesso – perché non si continui a perseguire l’ottusa visione che il bene sia tutto da una parte, mentre il male venga tutto dall’altra.
Per capire da dove vengono i mali, se siamo credenti, possiamo prendere in considerazione la Bibbia e il libro di Giobbe, che ci confermerebbero come Dio sia la fonte delle sofferenze nel mondo, e questo aiuterebbe a capire (sempre per chi crede) che Dio usa tali ‘prove’ per compiere la sua opera. Conosciamo la storia: Giobbe aveva una vita molto benedetta, ma poi Satana chiese il permesso a Dio di fargli del male, e Dio diede questo permesso a Satana. È importante notare che Satana non poteva fare nulla per sua iniziativa e doveva avere il permesso di Dio. Insomma, sarebbe Dio a decidere esattamente quali mali devono arrivare nella vita di ogni persona, del suo popolo e nel mondo in generale. Per chi non è credente, per chi è un materialista nel senso puro del termine, la questione si fa più complicata, o più semplice, in quanto il Male rientra nel quadro finalistico della natura – è radicato cioè nella stessa natura dell’individuo.
Fatto sta che la maggior parte della gente, credente o meno, oggi, in Europa, ha scelto di mettersi dalla parte dei ‘buoni’, ovvero degli ucraini, senza sapere nulla dei problemi preesistenti tra il loro Paese e la Russia. Prendo a esempio un articolo della collega Marinella Mondaini, scrittrice, giornalista, traduttrice che vive e lavora a Mosca, e che giustamente vuol fare notare alcune cose importanti a noi italiani. La collega fa un appello a tutti coloro che oggi si ergono a pacifisti i quali avrebbero, però, dovuto essere con lei quando nel Donbass succedeva di tutto e di più: distruzioni, cimiteri e chiese scoperchiate, fosse comuni, bambini trucidati. Questi ‘paladini della pace’ avrebbero dovuto vedere la forza e la dignità con la quale si comportava il popolo del Donbass “nonostante la guerra che il governo filo-nazista ucraino (messo al potere dagli Stati Uniti d’America, appoggiati dall’Unione Europea) aveva scatenato contro di loro” solo in quanto filo-russi e determinati a vivere secondo i propri principi.
Come lei, a questo punto mi chiedo: questi ‘pacifisti’ perché in otto anni non hanno mai alzato un dito, protestando nelle piazze italiane o almeno sui social? La risposta potrebbe essere la seguente: erano protetti dalla cappa di censura e dittatura ideologica dell’Unione Europea. La stessa che adesso condanna a priori la cultura russa eliminando gli appuntamenti o le conferenze che riguardano i giganti della sua letteratura. Provoca sgomento e incredulità leggere che l’Università di Milano Bicocca avesse deciso di cancellare un corso di studi sullo scrittore e filosofo Fëdor Dostoevskij, in quanto russo. Con una scelta ideologica senza senso si vorrebbe cancellare dalla storia colui che è stato considerato uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi. “La bellezza, quella vera, salverà il mondo – diceva Dostoevskij – La bellezza, non la stupidità. Triste è l’uomo che si comporta da barbaro”. E barbari siamo comportandoci così, in nome di una giustizia populista che alimenta la fame di cappio delle folle e, soprattutto, contribuisce a consacrare come ‘giusto’ ed ‘eroe’ chi si fa paladino di un bene che neppure sa dove si trovi.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a ridosso del debutto de La Dama di Picche, ha posto una specie di ultimatum al grande direttore d’orchestra Valery Gergiev affinché prendesse una posizione precisa contro l’invasione. Il direttore, come sappiamo, ha rifiutato di esprimersi contro la guerra in Ucraina e, per questo, non solamente ha perso il lavoro al Teatro alla Scala, ma è stato licenziato anche dalla Filarmonica di Monaco, dove svolgeva il ruolo di direttore principale.
Stessa sorte è toccata anche alla soprano russa Anna Netrebko, protagonista del Macbeth alla prima della Scala e attesa dal teatro milanese il prossimo 9 marzo per l’Adriana Lecouvrer – che non tornerà a calcare i palchi del Piermarini. “Non è giusto costringere un’artista a dare voce alle proprie opinioni politiche e a denunciare la sua patria”, ha affermato l’artista e noi aggiungiamo che lo è ancora meno che alcune università europee stiano espellendo gli studenti russi quale reazione all’invasione dell’Ucraina – come denunciato dal commissario russo per i diritti umani Tatyana Moskalkova.
E allora, in un mondo che non guarda neanche più alla cultura come elemento salvifico super partes, in un’Europa che programma il finanziamento per l’acquisto di armi per aiutare un Paese come l’Ucraina, in cui il Partito comunista è messo al bando e le forze socialiste e socialdemocratiche sono azzerate, l’unica considerazione che sorge naturale è questa: se c’è qualcosa che ha fermato l’orologio della storia alla guerra fredda è l’imperialismo dettato dalla concorrenza capitalista portata a livello internazionale. C’è da augurarsi che tutto ciò non degeneri precipitosamente in quello che non si augura nessuno: un terzo conflitto mondiale.
venerdì, 4 marzo 2022
In copertina: Foto di Ahmadreza Heidaripoor da Pixabay.