Una due giorni per ri-scoprire Giacomo Verde
di La Redazione di InTheNet
Cantiere Sociale Viareggino, sabato 12 febbraio. I membri del collettivo incaricato di aprire le scatole, che contengono la vita artistica di Giak, si ritrovano alle 14.00: l’idea è quella di elaborare un piano d’azione ma, prima ancora, di decidere come organizzare quella che non sarà una semplice mostra, bensì essa stessa una performance sempre cangiante. Sei mesi di eventi e un continuo passaggio di testimone tra artisti e persino a livello di materiali esposti. Almeno una decina gli interventi performativi ma anche incontri, proiezioni video, approfondimenti e creazioni estemporanee che animeranno l’intera estate e l’autunno spezzini. Da dove cominciare?
Dalle sue telecamere, una delle quali con i master originali dell’epoca. E poi i suoi barattoli, che racchiudevano pezzi di vita raccolti nel tempo, l’ultimo cartello predisposto per il Carnevale di Viareggio, un’installazione che potrebbe essere rimessa in azione, i fumetti e la passione per la fantascienza, una foto che immortala una scalata a fianco dei membri del Teatro delle Albe, in Africa, in cui spicca una giovanissima Ermanna Montanari, oltre ai nastri con le loro interviste. Un pezzo di storia del teatro che potrà travalicare i confini angusti della sala museale e tornare a dialogare con il pubblico grazie agli interventi di altri ingegni creativi – che hanno conosciuto Giacomo e che, con lui, hanno collaborato. Domani è un altro giorno.
Domenica 13 febbraio, si torna al Cantiere Sociale di Viareggio e si scoprono altre chicche di un lungo passato condiviso con tanti compagni di percorso – dal poster per uno spettacolo tratto da Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepulveda, con Carlo Presotto, alla partecipazione a Santarcangelo dei Teatri e perfino a un Festival di video arte in quel di Melbourne.
Giacomo Verde teneva appunti, taccuini, agende e diari che riempiva, con la sua calligrafia precisa, di idee, progetti, pensieri, incontri, dubbi, esperienze – in un fluire che mescolava le arti ma ancor di più arte e vita, arte e impegno, arte e politica.
Abbiamo aperto qualche scatolone, srotolato manifesti, fotografato oggetti – consapevoli che c’è tutto un mondo da scoprire ma, soprattutto, con il quale dialogare.
Per questo il Collettivo ha deciso di proporre una call per giovani artisti. Vi terremo informati sulle modalità. Il 25 giugno si aprirà una mostra che sarà tutto, tranne che la lapide su un artista!
venerdì, 18 febbraio 2022
In copertina: Ruh, Romagna più Africa uguale, Teatro delle Albe, 1988. Foto del master in VHS originale di Giacomo Verde di Valentino Albini – Laboratorio fotografico dipartimento beni culturali e ambientali.
Nel pezzo: La chiamata alle arti per l’art happening Boom Illuminazioni dell’ottobre del 2015 presso l’Officina DadaBoom. In mostra, a La Spezia, scoprirete l’opera con cui Giacomo Verde rispose a questa ermetica chiamata:
Rimbaud scriveva nella sua ultima opera intitolata Illuminazioni:
Quando siamo veramente forti, chi arretra?
Veramente lieti,
chi casca dal ridicolo?
Quando siamo veramente cattivi, che fare di noi?
Ornatevi, danzate, ridete.
Non potrò mai buttare l’amore dalla finestra.
Questa una delle diverse
Illuminazioni. Visioni da veggente. Quando il velo di Maya si squarcia e si riesce a vedere oltre le
tenebre, oltre l’ignoranza,
oltre il tempo e lo spazio.
E ognuno di noi almeno una volta ha avuto un’illuminazione.
Recenti studi affermano che
Illuminazioni non sia frutto della penna di Rimbaud, ma del suo carissimo amico e poeta Germain Nouveau.
Rimasto sconosciuto ai più.