Dallo spread ai working poor: i nodi vengono al pettine
di Luciano Uggè
È dovuto morire un ragazzo per l’alternanza scuola/lavoro perché i giovani tornassero in manifestazione dopo anni di silenzio o gli ultimi due di catalessi. Gli alunni non devono andare in azienda a imparare, ad esempio, a usare un tornio: sono sempre esistiti laboratori e aule di tecnica dove fare pratica, ma si è preferito ignorarlo per dar modo alle ‘fabbrichette’ e agli artigiani di usufruire del lavoro gratuito degli studenti. E tacciamo sugli stagisti e su quell’altra invenzione denominata ‘servizio civile’ – che, come leggiamo su Soldioggi, non è un lavoro bensì “un anno di tempo che scegli volontariamente di dedicare alla comunità”… “retribuito con uno ‘stipendio’ di 433,80 euro al mese”. In pratica, in un periodo di crisi e disoccupazione, sfruttamento legalizzato e concorrenza sleale verso altri lavoratori che quel mestiere vorrebbero e potrebbero fare se regolarmente retribuito (dal bibliotecario all’assistenza dei disabili, attività continuative che abbisognerebbero anche di competenze specifiche).
Mentre i sindacati hanno dimenticato che il loro obiettivo è la salvaguardia dei diritti dei lavoratori, ci prova il Tar del Lazio a dire qualcosa in favore delle migliaia di sospesi perché esercitano il loro diritto all’autodeterminazione rispetto al vaccino: con il decreto 726/2022 accoglie il ricorso presentato da un dipendente pubblico in quanto la sospensione della retribuzione, essendo l’unica forma di “sostentamento alla vita” presenta dei “profili di dannosità grave e irreparabile”. E non aggiungiamo nulla sull’obbligo per gli over 50 (che potrebbero essere sanissimi a fronte di trentenni obesi o quarantenni ipertesi e asmatici) di inocularsi un vaccino studiato per una variante di virus che ormai non esiste più e che, rispetto alla cosiddetta Omicron, non blocca il contagio.
Anche per quanto concerne lo spread, ormai in salita, il segnale è chiaro: i mercati non hanno più fiducia nella ricetta Draghi e nei conti italiani; mentre sia in Europa sia negli Stati Uniti i dati sull’inflazione appaiono preoccupanti. Il famoso debito ‘buono’ (concetto enunciato dal Premier a Rimini), vista la manovra economica del 2021, si può dire che si sia ridotto a superbonus per ristrutturare seconde case e sgravi fiscali per le fasce medio-alte. E quando qualcuno accusa un non vaccinato di ‘scippargli’ il posto in terapia intensiva, forse dovrebbe chiedersi perché lo Stato non abbia finanziato con quei miliardi proprio la sanità pubblica.
Lo sblocco degli sfratti avrà anche salvato il Governo dal dover finanziare ristori per i proprietari di casa, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale, ma resta il problema dei working poor, ossia di tutti quegli italiani che percepiscono stipendi con i quali non riescono a mantenersi dato che l’Italia è l’unico Paese della UE in cui, negli ultimi 30 anni, il salario medio dei lavoratori è diminuito anziché aumentare – dati Ocse alla mano.
Ciliegina sulla torta, la riforma della Costituzione. A prescindere dal fatto che, politicamente e ideologicamente, non sarebbe opportuno modificare la Costituzione durante uno Stato d’emergenza (visti anche i precedenti dittatoriali cari al nostro Paese), è anche poco democratico farlo senza aprire, prima, un serio dibattito nella cosiddetta società civile. Eppure, nel più completo silenzio, si sono modificati gli articoli 9 e 41. Mentre il primo (sia precedentemente che con le modifiche), purtroppo, pare più una pia intenzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”, aggiungendo la salvaguardia ambientale e degli animali a quella del ‘paesaggio’ – nel Paese degli scempi architettonici – e del patrimonio storico – nel Paese degli abusi edilizi nei parchi archeologici (solo per fare due esempi). Le modifiche al succitato secondo articolo suscitano più dubbi. Ovviamente non in linea di principio ma per come potrebbero essere applicate vista l’esperienza degli ultimi due anni di lockdown più o meno larvati. L’articolo 41 modificato, infatti, recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. Il primo dubbio a sorgere è perché solo quella privata non debba arrecare danno (se lo fa una partecipata pubblica va bene?). Inoltre, quel generico ‘salute’ non potrebbe comportare che, alla prossima influenza, si possano chiudere le attività private, soprattutto se aperte al pubblico, senza nemmeno preoccuparsi di elargire oboli denominati ‘ristori’? Oppure si imponga il certificato verde alle autovetture, escludendo tutte quelle a benzina o a gasolio – lasciando milioni di italiani a piedi, dalla sera alla mattina? Ma forse saremo noi a essere mal fidenti e tutte le grandi aziende che, da nord a sud, stanno inquinando l’Italia da decenni dovranno finalmente adeguarsi o chiuderanno in pochi mesi – cosa accadrà ai lavoratori, però, non è dato sapere.
E la barca va?
venerdì, 18 febbraio 2022
In copertina: Rielaborazione di una foto di Jorono da Pixabay.