Il lungo fiume di Lisbona come percorso d’arte e di storia
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Una giornata a Lisbona può iniziare dal centro, dal quale si raggiunge il quartiere di Belém con il tram 15E – che parte da Praça da Figueira. Qui sorge la Torre, forse l’edificio più fotografato dell’intero Portogallo. Il bastione con quattro piccole torri è stato edificato durante il regno di Manuel I (1469/1521), e unisce elementi stilistici gotici, bizantini e, ovviamente, manuelini.
Dopo il rito turistico del selfie, per tornare verso il centro, consigliamo di camminare lungo il Tago così da risalire, passo dopo passo, la storia di questo affascinante Paese.
La prima tappa, poco distante, è alla Fábrica dos Pastéis de Belém, che dovrebbe conservare la ricetta originale e segreta dei più comuni Pastéis de Nata – i quali, solo se prodotti qui, possono vantare tale appellativo geografico. Preparatevi a lunghe code anche se piove e tira vento per dei cestini di pasta sfoglia cotti al forno e ripieni di crema.
Più avanti incontrerete il Monastero dos Jerónimos (con, accanto, il Museu Nacional de Arqueologia). Progettato dall’architetto Diogo de Boitaca per celebrare il ritorno dall’India di Vasco da Gama, la sua edificazione ebbe inizio nel 1501 ma si concluse solamente alla fine del secolo. Ritroviamo, come spesso in città, quale stile predominante il tardo-gotico portoghese, ossia il summenzionato manuelino. Su molte guide si legge che fu scelto questo sito per farvi sorgere il monastero perché aveva ospitato l’Ermida do Restelo, ossia la chiesa dove Vasco da Gama e il suo equipaggio pregarono a lungo prima di andare alla conquista dei mari in nome del Re del Portogallo, Emanuele I, scoprendo la rotta marittima per raggiungere l’India e dando il via ai futuri, floridi commerci portoghesi.
Un passo ancora più avanti lo si fa entrando nell’Impianto per la produzione di energia termoelettrica che è ormai parte integrante del Maat, il Museu de Arte, Arquitetura e Tecnologia – progettato da Amanda Levete Architects. Uno tra i maggiori esempi dell’architettura industriale portoghese della prima metà del XX secolo, la Centrale è conservata con cura e offre percorsi interattivi per i bambini; mentre la ricostruzione della vita degli addetti alla Centrale, attraverso le loro mansioni, ci restituisce la complessità della struttura quand’era in funzione e forniva elettricità sia a Lisbona sia all’intera regione circostante.
Da qui al Maat il passo è brevissimo e le volute avveniristiche del ponte e del recentissimo museo (inaugurato il 5 ottobre 2016) conquistano per l’evidente richiamo alle vele spiegate da Gama verso le Indie. Sinuoso ed elegante, il Maat ospitava, a fine dicembre (e fino al 28 febbraio 2022), una personale di Carsten Höller, intitolata Day.
Negli ariosi spazi sono state distribuite quasi venti opere di medie e grandi dimensioni – datate dal 1987 a oggi. Come alla Fondazione Prada di Milano, il viaggio parte dal buio (grembo o utero materno) e da forme labirintiche, per poi dispiegarsi in un percorso che dialoga naturalmente con la struttura curvilinea open space del museo. Ulteriore nota emozionale, l’illuminazione è affidata unicamente alle opere esposte, che avvolgono il visitatore/spettatore in un gioco di rimandi. A volte, divertendoci – pensiamo ai Lisbon Dots, dove l’installazione interattiva composta da 20 punti luce segue i nostri movimenti – e, altre, trasmettendo un senso d’angoscia – come nei Two Roaming Beds, dove i lettini da ospedale che si muovono simulando un robot tosaerba, in maniera automatica e casuale, lasciano dietro a sé scie di pennarello, blu e rosso, rimandando (consapevolmente o meno) a perdite ematiche (venose o arteriose). Anche i neon appesi a ciascun lettino e il fatto di avere appena sperimentato il passaggio tra una serie di luci stroboscopiche bianche accentua la dimensione ansiogena e perturbante dell’esperienza.
Courtesy: the Artist and Galleria Continua, foto di Jonathan Leijonhufvud
Una lunga passeggiata fino in centro può essere, a questo punto, un po’ stancante ma, nel contempo, la raccomandiamo, in quanto spazio-tempo adatto per fare proprie le sensazioni ed esperienze vissute – dai tempi gloriosi delle esplorazioni per mare alle architetture futuribili di Amanda Levete.
Venerdì, 4 febbraio 2022
In copertina e nel pezzo: Foto d Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio, a parte Carsten Höller, Decimal Clock (White and Pink, 2018). Luce neon, struttura di alluminio, 100×446øcm. Courtesy: the Artist and Galleria Continua, foto di Jonathan Leijonhufvud, gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Galleria Continua (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).