La partnership tra FAO e l’industria dei pesticidi
di Simona Maria Frigerio
Il 3 dicembre scorso, nella sede centrale romana, sono state consegnate 187.300 firme a Qu Dongyu, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.
La petizione si pone per obiettivo che la FAO disdica l’accordo firmato nell’ottobre 2020 con CropLife International – un’associazione che rappresenta le maggiori compagnie agrochimiche del mondo (Bayer, Syngenta, Corteva Agriscience, FMC e Sumitomo). Aziende le cui vendite, per circa il 33%, si basano su pesticidi altamente pericolosi, ossia gli Highly Hazardous Pesticides (HHP), la cui nocività è ben nota viste anche le linee guida del 2016 concernenti il loro uso (e la loro limitazione), pubblicate dalla stessa Fao e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (9789241510417_eng.pdf).
La data di consegna non è stata scelta a caso, in quanto proprio il 3 dicembre del 1984, nella città indiana di Bhopal, fuoriuscirono 40 tonnellate di isocianato di metile (utilizzato nella produzione di fitofarmaci e altamente tossico) dallo stabilimento della Union Carbide India Limited. La nube prodotta, secondo un affidavit governativo del 2006, avrebbe causato danni a 558.125 persone, delle quali 3.900 sono rimaste gravemente invalide. Le morti direttamente correlate secondo il Governo del Madhya Pradesh sarebbero state 3.787.
Ogni anno i pesticidi avvelenano gravemente 385 milioni di persone nel mondo. Va notato che negli ultimi trent’anni, il loro consumo a livello globale è aumentato di circa l’81% (con un calo del 3% in Europa ma un balzo di +484% in Sud America). “Questo significa che circa il 44% degli agricoltori e dei lavoratori agricoli di tutto il mondo è avvelenato ogni anno dall’industria dominata dai membri di CropLife”, tra le denunce riportate nella petizione.
In Italia è stato pubblicato – tra gli altri dall’Isde e da Pan Italia – un interessante studio (https://drive.google.com/file/d/1hOFz60XkDbrDQHtTPtKKJpsycVCRAnWO/view) nel 2017, a cura di Pietro Massimiliano Bianco, dal quale emergerebbe che: “L’utilizzo di pesticidi, sostenuto dai media in maniera aggressiva, rappresenta una preoccupazione globale: si stima che a causa dell’avvelenamento acuto da pesticidi, almeno 200.000 persone perdano la vita ogni anno. La stragrande maggioranza di questi decessi avviene nei Paesi in via di sviluppo, dove le norme sanitarie, di sicurezza e ambientali sono meno incisive e applicate con minor rigore, ma nonostante ciò il tasso di impiego di questi prodotti è in forte aumento”.
L’indipendenza della FAO dovrebbe discendere dalla mancanza di conflitto d’interessi, ma come può vantare tale autonomia se parte dei suoi fondi derivano da aziende che producono sostanze contro le quali dovrebbe battersi? Basta guardare all’Ema, il cui budget è coperto per circa l’86% da diritti e oneri a carico delle Case farmaceutiche per comprendere che pecunia olet.
Del resto, esistono due pesi e due misure anche a livello politico. La Germania, ad esempio, dove ha sede la Bayer (che, nel 2018 con l’acquisto della Monsanto, è diventata proprietaria dell’erbicida RoundUp), sebbene vieti l’utilizzo del glifosato sul proprio territorio, è responsabile dell’esportazione di pesticidi ed altri diserbanti (vietati in Europa) nel resto del mondo. La ‘verde’ Germania, così ecologista ed eco-friendly, è “tra i principali player mondiali nella produzione di diserbanti e antiparassitari” (rinnovabili.it).
La consegna delle firme è stato lo step successivo all’invio di lettere d’appello da parte di “oltre 350 organizzazioni internazionali della società civile, dei popoli indigeni e di 250 scienziati e accademici”, avvenuta lo scorso anno. La seguente richiesta formale di incontrare il Direttore della FAO è rimasta lettera morta.
A promuovere la petizione globale, oltre a Pesticide Action Network (il PAN), una rete di oltre 600 organizzazioni non governative, istituzioni e individui presenti in oltre 90 Paesi che si battono per sostituire l’uso di pesticidi pericolosi con alternative ecologiche e socialmente giuste, anche Friends of the Earth, SumOfUs e il Center for International Environmental Law (CIEL).
“Denunciamo e respingiamo con forza questa ‘Alleanza Tossica’, in quanto è infestata da conflitti d’interesse non noti al pubblico, a scapito della protezione della salute e della conservazione dell’ambiente”, ha affermato Maimouna Diene, coordinatore di PAN Africa.
Susan Haffmans, responsabile dei pesticidi di PAN Germania, ha puntualizzato il vulnus della partnership: “La FAO non può mettere a repentaglio la sua integrità e le sue conquiste in agroecologia collaborando con l’industria responsabile della produzione di HHPs noti per causare danni gravi o irreversibili alla salute dei popoli o all’ambiente in tutto il mondo. Abbiamo bisogno di una FAO forte, indipendente dagli interessi di mercato delle corporazioni internazionali, e che sostenga la creazione di sistemi alimentari e agricoli sicuri, sani e sostenibili”.
Venerdì, 4 febbraio 2022
In copertina: Le risaie di Ubud, a Bali, dove i coltivatori spargono pesticidi senza nessuna protezione (foto di Luciano Uggè, tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).