Le parabole del Covid de-cantate da Celestini
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Quando a luglio assistemmo a Barzellette, in piazza a Lucca, ciò che meno ci piacque di quell’one man show era la sua totale separatezza da quanto avvenuto negli allora ultimi 17 mesi. Come si poteva ridere – o piangere – di personaggi e situazioni che parevano provenire da un passato remoto, del quale non rammentavamo neppure l’esistenza?
Perché il Covid-19 e l’infoedemia terroristica accompagnata a un’isteria di massa funzionale a vecchi e nuovi poteri coercitivi ha effettivamente creato una cesura, non tanto tra gli esseri umani che, appena hanno potuto sono tornati a scendere in piazza, condividere pasti e stringersi a teatro, quanto tra un prima e un dopo.
Riascoltare alcune tra le pagine più oppressive e angosciose della nostra storia recente, sublimate dall’arte attorale, è insieme urticante e catartico. Da quei poveri defunti sottratti all’ultimo abbraccio e al compianto dei cari senza alcuna ragione (ficcante la battuta: «Se un metro di distanza vale per i vivi, perché non dovrebbe valere anche in presenza di un morto?») alla negazione delle seppur minime libertà individuali (quanti anziani costretti per anni da medici salutisti all’ora di passeggiata – «meglio due» – rinchiusi come belve da zoo nei 200 metri intorno a casa, insieme a bambini iperattivi e adolescenti sull’orlo di una crisi di nervi?).
Le storie si intrecciano, scorrono come rivoli giovani e chiassosi o, lentamente, come fiumi dall’alveo largo e basso, sfociando tutte in un unico mare dolente. Si ride e ci si commuove un po’. La voce e le costruzioni sintattiche di Celestini, come le onde, hanno il potere di cullare, lenire, riconciliare – con la vita ma, soprattutto, con la morte.
Il teatro cura, e occorre averne noi cura perché non ci sia mai più sottratto in favore di attività più essenziali – come produrre spazzatura industriale. Con la morte dobbiamo, tutti, tornare a farci i conti, senza temerla, invitandola al contrario al nostro desco come l’amica più fedele, che ci accompagna dal primo vagito e ci resterà accanto fino all’ultimo respiro.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Puccini
martedì 7 dicembre 2021, ore 21.00
via delle Cascine, 41 – Firenze
I parassiti
un diario nei giorni del Covid-19
di e con Ascanio Celestini
reading con Gian Luca Casadei alla fisarmonica
venerdì, 7 gennaio 2022
In copertina: Ascanio Celestini. Foto di Tobe Studio (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Puccini di Firenze)