Se non vi è un dio/padre a cui rendere conto, qual è il significato dell’esistenza?
di Simona Maria Frigerio
Francesca Garolla si (e ci) interroga sul senso del nostro esserci nel mondo, rileggendo Lo straniero di Albert Camus con gli occhi della contemporaneità.
A interpretare un monologo tutto in salita, l’eccellente Woody Neri, che avevamo già applaudito in Shakespearology di Sotterraneo. Misurato, in grado di reggere il susseguirsi di climax e anticlimax di un testo complesso perché indaga, a sua volta, uno tra i romanzi più criptici del Premio Nobel fracese (nato in Algeria), senza cedere né agli eccessi mattatoriali tanto cari ai nostri attori né all’uso del microfono che è diventato indispensabile a chi, pur definendosi attore, non ha né il controllo della respirazione né tanto meno una chiara dizione. Intorno a Neri/il Narratore una scenografia dove ogni elemento è insieme funzionale e simbolico (così come la luce manovrata in scena) – particolare, questo, che si fa sempre notare nelle regie di Renzo Martinelli e nelle produzioni di Teatro i.
Sebbene il testo fatichi un po’ a ingranare, il monologo ha grandi pregi e momenti in cui lo spettatore è davvero chiamato a fare i conti con questioni che, urticanti al tempo in cui fu scritto (ossia quando la Francia occupava l’Algeria), dalla prima Guerra del Golfo in poi si ripropongono all’Occidente senza soluzione di continuità.
Chi è lo straniero? È legittimo uccidere? Quando? Per legittima difesa? Comminando la pena di morte e così commettendo un omicidio, come Stato, sebbene come Stato si condanni l’omicidio? Oppure per paura? E paura di chi? Di chi batte ai cancelli dorati d’Europa? Quelli che abbiamo finto fossero aperti durante la Guerra Fredda e che, con la caduta del Muro di Berlino, si sono dimostrati più impenetrabili della Cortina di Ferro verso i popoli altri? O paura dello straniero in quanto diverso? Il diverso è incomprensibile e, quindi, non potendoci riconoscere in lui o in lei, ci è estraneo? E infine, se non crediamo in dio, un dio – magari con la D maiuscola – ne discende che, non avendo nessun padre a cui rendere conto, non dobbiamo comportarci secondo valori etici? Se non esistono punizione e condanna, la nostra esistenza perderebbe senso? Diventerebbe estranea a noi stessi e l’universo inspiegabilmente assurdo? L’uomo, di fronte all’universo, nella sua nullità sarebbe solo?
O libero? Di sbagliare ma anche di decidere di impegnarsi non per paura di punizioni o speranza di ricompensa, ma semplicemente come essere umano – questa è la mia risposta.
Agli spettatori, a tutti e a ciascuno, trovare la propria.
E intanto, per non dimenticare, il consiglio è rivedere La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo:
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111/R – Firenze
venerdì 3 dicembre 2021, ore 21.00
Teatro i presenta:
Lo straniero – Un funerale
di Francesca Garolla
regia Renzo Martinelli
con Woody Neri
con la partecipazione di Renzo Martinelli
luci Mattia De Pace
assistente alla regia Martina Dell’Utri
costumi ValeriAura
produzione Teatro i
con il sostegno di Next Laboratorio delle Idee
venerdì, 7 gennaio 2022
In copertina: Una scena de Lo straniero – Un funerale (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Cantiere Florida)