Dalla Fifth Avenue alla storia
di Simona Maria Frigerio
La mostra che si terrà a Palazzo Blu di Pisa fino al 17 aprile 2022, si apre con l’immagine iconica del giovane artista seduto su una panchina nella metropolitana di New York, e su due Untitled (Subay drawings, 1981/83, gesso bianco su carta nera montata sul cartellone originale della metropolitana), a sottolineare non solamente il milieu nel quale si muoveva Haring ma anche lo squallore di un mondo che lui avrebbe ricoperto di colore e che avrebbe svelato con la sua corrosiva denuncia. Nel secondo pannello, in particolare, uno zio Sam con un carro armato al posto della testa usa il potere economico e militare per costringere alla resa chi gli intralcia il cammino. Estremamente espliciti in tal senso e anch’essi in mostra, Free South Africa (litografia offset in nero e rosso su carta lucida, 1985) e Poster for nuclear disarmament (litografia offset in nero, 1982).
Nelle sale successive si possono ammirare una serie di opere dedicate al tema della fertilità (del 1983) in cui i colori psichedelici non nascondono alcune immagini sottilmente inquietanti, come se la gioia della maternità potesse anche tingersi di componenti perturbanti, quali la domanda se la stessa sia voluta dalla donna o imposta dal maschio e/o da un qualche potere superiore.
Proseguiamo scoprendo il côté scultoreo di Haring (forse meno noto e che tornerà a più riprese nelle sale espositive), con Three dancing figures, Version B (alluminio dipinto, 1989), Head through stomach (c.s., 1987/1988) e l’originale Luna, luna, a poetic extravaganza del 1986 – dove un piccola giostra di cartone racchiude tutto l’universo semantico di Haring, quasi a invitarci a fare un giro con i personaggi partoriti dalla sua arte (animali e umani come quelli di Copi). Accanto tre litografie su carta del 1985, in una delle quali irrompe evidentemente una lettura della sessualità in qualche modo critica – Haring diventerà non solamente personaggio pubblicamente schierato contro la discriminazione nei confronti degli omosessuali ma anche di quello stigma sociale che era, negli anni Ottanta, l’Aids.
Le litografie su carta di The story of Red and Blue (1989) ci riportano in un universo parallelo, simile a quello del pollo, della lumaca, del topo e del serpente, del fumettista Copi (anch’egli morto a causa dell’Aids). Mentre una saletta a parte è dedicata alla meravigliosa avventura pisana dell’artista newyorkese e all’inaugurazione di Tuttomondo, il murale di 180 metri quadrati, un autentico inno alla gioia inaugurato il 20 giugno 1989 – definito dall’ex assessore alla cultura Andrea Buscemi, “modestissimo e banalissimo” – no comment. Destabilizzante Man with six arms, dove ancora una volta sembra che il potere costituito e incarnato tenti di usare, costringere e annientare popoli e genti.
Campeggia la frase di Haring: “la mia speranza è che un giorno, i ragazzi che passano il loro tempo per strada si abituino a essere circondati dall’arte”. Una dichiarazione d’amore per le generazioni future e visione poetica che sottintende la scelta dei murales, che recentemente è stata accolta anche da Os Gemeos, due interessanti artisti brasiliani incontrati recentemente dalla collega Pamela Goldman (https://www.inthenet.eu/2021/05/21/os-gemeos/).
La sua vena pop si esprime con una bella dose di ironia nelle sue icone (dai bambini ‘radianti’ ai cani, i suoi angeli e i suoi diavoletti) alle prese con le nuove tecnologie, dalla tv al computer. I materiali che usa variano però, col tempo, dai semplici gessetti su carta, passa, ad esempio, all’acrilico e olio su mussola dell’Untitled del 1985, che ha una consistenza coloristica più morbida e avvolgente come le figure che si amano e si stringono in un abbraccio collettivo (difficile ai tempi dell’Aids, impossibile nella dittatura sanitaria del Covid).
Nella sala successiva, accanto ad altre prese di posizione politica sublimate in arte (tragicamente ironica Hiroshima, 5-6 agosto 88, litografia offset in nero e rosso), il lato più pop torna con due must che accomunarono Haring a Warhol (attualmente in mostra a Pontedera e al quale abbiamo dedicato un approfondimento il 26 novembre), ossia le copertina dei dischi (da David Bowie a Malcolm McLaren) e l’Absolute Vodka, Absolut Haring (curiosamente fronte e retro).
L’impegno di Haring non si disgiunge mai da una dose di ironia perché solamente una bella risata potrà seppellire bacchettoni e falsi moralisti. In questa scia, National coming out day… October 11-1988 (litografia offset in nero, verde, arancione, viola e giallo), Ignorance=Fear, Silence=Death (1989, litografia offset in nero, arancione, blu, giallo e rosa su carta lucida) e Safe sex! con un simpatico preservativo che ci sorride ammiccante (1987, litografia offset in nero e rosso su carta lucida pesante). Persino in tempi in cui in Italia si usavano aloni viola e sottofondi angoscianti per trasmettere il terrore invece di informare, Haring dimostra come la coscienza civile possa passare attraverso ben altri mezzi – il sorriso, l’arte, la bellezza.
Al primo piano torna il lato totemico di Haring, non solamente nelle piramidi e nel sarcofago ricoperti dalle sue immagini iconiche, ma anche in Tseng Kwong Chi/Bill T. Jones (1983, ristampa 2009, C/Stampa digitale), dove la fotografia è di Tseng Kwong Chi – nativo di Hong Kong, naturalizzato statunitense e morto, anche lui, di Aids – mentre il corpo è quello del danzatore e coreografo Bill T. Jones e il body painting è opera di Keith Haring.
Nell’88 Haring sembra già cavalcare il mostro della sua malattia in Self-portrait, realizzato su e con media diversi; accanto, infatti, le serigrafie su carta (sempre dell’88) della serie Apocalypse – alla quale collabora William Burroughs. In chiusura di mostra il portfolio con 17 serigrafie su carta, pubblicate un mese prima della morte, copie di disegni eseguiti tra il 1980 e il 1981, che – pur accogliendo figure e simboli del suo universo multicolore – qui ritmano in bianco e nero una visione più cupa e polemica della società e della vita, che si stava per lui spegnendo a soli 31 anni.
La mostra continua:
Palazzo BLU
Lungarno Gambacorti, 9 – Pisa
fino a domenica 17 aprile 2022
orari: da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle 19.00; sabato, domenica e festivi dalle, dalle ore 10.00 alle 20.00
Opere dalla Nakamura Keith Haring Collection
mostra realizzata dalla Fondazione Pisa
in collaborazione con MondoMostre
e con la straordinaria partecipazione della Nakamura Keith Haring Collection
a cura di Kaoru Yanase
venerdì, 10 dicembre 2021
In copertina: Ignorance=Fear, Silence=Death [Ignoranza=Paura, Silenzio=Morte], 1989. Litografia offset in nero, arancione, blu, giallo e rosa su carta lucida, 61×109.4 cm. Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection, © Keith Haring Foundation (Foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Palazzo Blu, tutti i diritti riservati).