Il linguaggio del cinema non esprime il teatro
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Vent’anni fa esatti applaudivamo Luce dei miei occhi, il film diretto da Giuseppe Piccioni con Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli. Pellicola alla quale pare ispirarsi il primo lavoro teatrale di Piccioni per una serie di stilemi che, purtroppo, sul palco non funzionano altrettanto bene.
Come nel film Antonio (Luigi Lo Cascio) viveva in un universo a parte, del quale era l’eroe di un fumetto di fantascienza, qui ci troviamo di fronte a una protagonista (Laura Mascino) che si reinventa ballerina e musa di uno scrittore inesistente per sfuggire alla propria squallida realtà (e alle tante/troppe nevrosi da stuprata/ninfomane). Nella pellicola, la cruda realtà era rappresentata, invece, da Maria (Sandra Ceccarelli), ricattata da uno strozzino e sotto pressione a causa di nonni ingombranti che avrebbero voluto portarle via la figlia. Nello spettacolo il côté realista è rappresentato più che dalla figura dello psichiatra, dal metodo stesso della psicanalisi, che serve alla protagonista e al suo ‘salvatore’ (partorito dalla sua immaginazione e dai suoi bisogni), per dare un contenuto dialogico e narrativo a un processo di presa di coscienza e di cura. Mentre laddove nel film Antonio diventerà lo sgherro di Saverio (lo strozzino interpretato da un credibilissimo Silvio Orlando, sempre in parte) per salvare Maria, qui sarà il transfert operato dalla paziente sullo psichiatra (Filippo Timi) a permetterle di elaborare i propri desideri, fantasie e angosce – e a guarire.
Purtroppo se Piccioni convince a livello cinematografico, riuscendo anche a contemperare fantasie e realtà, dando profondità e rilevanza alla psicologia femminile e al rapporto tra i due protagonisti; non si può dire altrettanto – secondo noi – con il medium teatrale, che ha un linguaggio a sé e non può semplicemente essere un piano sequenza televisivo o cinematografico, né la sovrapposizione di recitati dal vivo e immagini pre-registrate (decisamente anni 90).
Non convince soprattutto il fatto che le due dimensioni, onirica e reale, non siano dotate di linguaggi (anche a livello di recitazione) sottilmente diversi – effetto che si sarebbe potuto ottenere anche sfruttando meglio le specificità dei due media (teatro dal vivo/riprese cinematografiche); la sovrapposizione della sagoma delle panchine alla ripresa video dell’incontro al bar lascia basiti, così come il riproporre l’immagine degli abbracci sul palco con altrettante effusioni pre-registrate in quella che sembra una sala prove.
Pubblico, comunque, in delirio al Niccolini per la presenza di Timi (che, anche microfonato, non era sempre comprensibile, così come Mascino). A riprova del fatto che il nome famoso fa botteghino e non ha bisogno di girare in teatri finanziati con fondi pubblici. Sala finalmente sold out non solamente a festeggiare la fine delle restrizioni sulla capienza imposte dalla pandemia ma anche il ritorno di Roberto Toni quale direttore artistico – che pare intenzionato a ridare al teatro fiorentino il doveroso spazio quale sala centrale del capoluogo toscano.
Lo spettacolo è andato in scena:
giovedì 21 ottobre 2021, ore 19.30
Teatro Niccolini
via Ricasoli, 3/5 – Firenze
Marche Teatro presenta:
Promenade de Santé
di Nicolas Bedos
traduzione Monica Capuani
regia Giuseppe Piccioni
con Filippo Timi e Lucia Mascino
Venerdì, 19 novembre 2021
In copertina: Una scena di Promenade de santé. Foto di ©Laila Pozzo (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Niccolini di Firenze)