Una tre giorni per ripensare il teatro in presenza
di Luciano Uggè
LABOratorio San Filippo Neri di Bologna, venerdì 10 settembre. Alle 20.30 Instabili Vaganti presentano, nell’ambito della X edizione di PerformAzioni International Workshop Festival, il secondo studio dello spettacolo Lockdown Memory(#Fase 2) – un lavoro molto complesso che ha, nella commistione di recitato, musica, videoarte e danza il suo punto di forza. La Compagnia, composta da Anna Dora Dorno – regista – e Nicola Pianzola – performer – dà vita a un suggestivo incontro che permette agli spettatori di conoscere la loro attività artistica, svolta principalmente nel corso di lunghi viaggi di lavoro, tra i vari continenti. Momenti di riflessione sulle culture incontrate si alternano a considerazioni sul trascorrere del tempo e sulla necessità di fruirne nel migliore dei modi. La musica di Riccardo Nanni ci accompagna in questo viaggio nello spazio e nel tempo, sottolineando e amalgamando i vari mondi. Sonorità in grado di trasportarci presso altre culture, assecondando ritmi lontani e azioni presenti aumentandone la suggestione.
Le azioni sul palco si alternano ai ricordi, ai momenti vissuti e alle realtà incontrate. Un modo per attirare l’attenzione sulle esigenze di popoli e Paesi a noi lontani, superando quei confini immaginari o ideologici, fisici o economici, che ci dividono. Confini diventati ancor più impenetrabili in questo periodo ‘oscuro’, durante il quale siamo stati convinti che rintanarsi – in casa o nel proprio Paese – sia l’unica possibilità per sopravvivere. L’azione teatrale di Instabili Vaganti è tesa, al contrario, al superamento di tali barriere/confini e al nostro coinvolgimento in realtà che hanno vissuto la medesima situazione pandemica in modo differente – anche manifestando contro quei poteri dispotici che hanno strumentalizzato la malattia per conservare il proprio potere. Le immagini, sovrapponendosi all’azione agita in scena, permettono di riportare al centro dell’attenzione proprio il corpo del performer, con la sua realtà tangibile – che è uno dei punti cardine di questo lavoro.
Una performance metateatrale laddove si ragiona anche sul fare teatro, sul dietro le quinte: un modo per dire che il teatro deve essere un intermediario, se vuole avere un senso, tra spettatori e attori, tra performer, tra esseri umani, collegando universi e culture con esigenze anche diverse perché in grado di parlare e agire all’interno di ogni specifica realtà. Un teatro che ha bisogno del pubblico come il pubblico ha bisogno del teatro. La necessità, per Instabili Vaganti, di continuare a seminare pensieri positivi nella speranza che qualcuno o qualcosa, quei semi, li raccolga. Un lavoro in formazione ma che già dimostra le capacità registiche di Anna Dora Dorno e dell’intera Compagnia nella gestione dell’apparato scenotecnico nel suo complesso (disegno luci, impianto sonoro, musiche, video, eccetera), come sempre ben strutturato e le cui qualità risalteranno appieno quando utilizzate in un teatro.
Sabato 11 settembre, sempre al LABOratorio San Filippo Neri, alle ore 11.00, si tiene l’incontro relativo al progetto Beyond Borders che coinvolge, oltre a Instabili Vaganti, realtà internazionali che vanno da ATER Fondazione e L’Arboreto-Teatro Dimora, da La MaMa New York a festival teatrali cileni o indiani. Di questo breve convegno, aperto alla stampa e al pubblico, come dei prossimi step del progetto che ha vinto il bando Boarding Pass Plus, scriveremo un resoconto nella nuova sezione di https://www.inthenet.eu, Universi da esplorare.
Alle 20.30, si prosegue con la performance dell’artista griot senegalese, Badara Seck (che parteciperà al work in progress di Beyond Borders e che abbiamo conosciuto nell’incontro della mattinata). Larekuma è un concerto in cui Seck mischia racconti personali della vita in Africa confrontandoli, con una buona dose di umorismo, con le esperienze quotidiane degli italiani. Una voce in grado di comunicare realtà, modi di vedere e comportamenti che possono apparire, a un occidentale, agli antipodi, ma che sono il frutto di culture altrettanto ricche sebbene difficilmente coniugabili con l’approccio alla vita di Paesi votati al consumismo e all’arrivismo come i nostri, in quanto rappresentano bisogni reali ma anche valori diversi e, spesso, ben più profondi. Un ensemble che solo a tratti riesce a tessere in modo unitario i sostrati emotivi e le visioni musicali degli artisti coinvolti sul palco. La voce di Badara Seck sovrasta, spesso, la musica e solo nei riff riesce compiutamente ad amalgamarsi. Forse gioverebbe qualche parola in meno e qualche brano musicale in più. Una serata, in ogni caso, molto partecipata dal pubblico che, in piedi, accompagna l’ultima parte dell’esibizione. Un incontro artistico che permette di scoprire quanto labili siano i confini e quanto serva conoscere l’altro da sé per imparare e migliorarsi.
Non sono ancora le 6 del mattino che ci si ritrova al Parco dell’Abbazia di Monteveglio. Domenica 12 settembre, Valsamoggia. Prima che il sole sorga seguiamo un ‘angelo’ caduto (viene in mente, spontaneamente, il rimando a Wim Wenders) che si rialza in un mondo a lui sconosciuto e perciò deve prendere confidenza con lo stesso ma anche con il suo corpo – non più supportato dalle ali. La scoperta della natura e il nuovo rapporto del corpo con gli elementi che lo circondano sono la ragion d’essere di questo walk about. Un cammino lento che segue percorsi antichi: un paesaggio che il tempo ha modificato restituendo un panorama arido fatto di colline ondulate e calanchi argillosi che ricordano le Crete Senesi.
Momenti suggestivi quando l’immagine del performer si staglia contro la luce abbagliante del sole all’alba: sembra essere sul punto di spiccare il volo, ma Icaro ci ha insegnato quanto sia pericoloso spingersi oltre i limiti umani e l’angelo, ormai decaduto, desiste – allontanandosi su per un ripido sentiero. A questo punto ci si sarebbe aspettati di finire il percorso seguendo ognuno il proprio ritmo naturale. Al contrario, si è costretti alla lentezza imposta dalla nostra guida, circondati non già da bucolici fruscii naturali ma dai rumori della modernità che si avvia alla giornata di festa, a breve distanza, nella valle. Un percorso che vorrebbe invitarci a riscoprire il valore della lentezza ma che, al contrario, ci impone un tempo esterno – invece di assecondare i bioritmi di ciascuno. Il corpo – intirizzito dal freddo mattutino – manifesta la necessità di essere libero di vagare. Una performance, Follow the Angel, eccessivamente lunga che rischia la ripetitività e che non trova abbastanza stimoli sonori e visivi nel paesaggio circostante. Un’esperienza, peraltro, a tratti suggestiva che si conclude presso uno stagno, ormai asciutto, che riceve le ali dell’angelo per accoglierle nel suo letto, quasi presago della fine che accomuna entrambi.
Venerdì, 24 settembre 2021
In copertina: Larekuma. Foto di Ugo Maria Cionfrini (gentilmente fornita dall’ufficio stampa di PerformAzioni Festival 2021).