Da Buonconvento ad Asciano: memorie dantesche e cartelli Vendesi
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Un’argilla friabile di un grigio scuro, che deve le sue sfumature azzurre al salgemma e al gesso, caratterizza una vasta area a sud di Siena. Qui, milioni di anni fa, si estendeva il mare del Pliocene, i cui sedimenti donano a questo paesaggio i suoi colori inconfondibili.
Colli ondulati, brulli o mietuti, nella tarda estate toscana, si susseguono a perdita d’occhio tra ripidi calanchi – che paiono sprofondare il terreno in un abisso dantesco. A tratti, negli avvallamenti, pozze naturali d’acqua piovana riflettono le nubi di un cielo sempre cangiante; le quali, a loro volta, chiazzano il panorama di ombre estese che esaltano i chiaro-scuri propri dei campi arati, dove il terreno brunito e umido è esposto all’aria, o appena mietuti, in cui il giallo oro della paglia risplende al sole.
Qui, aldilà del bucolico paesaggio, la maggior parte dei poderi pare essersi convertita a un agriturismo di lusso. Mentre i due borghi che lo delimitano, Asciano e Buonconvento, hanno subito sorti diverse. Mentre il primo, a settembre 2021, è tappezzato di cartelli Affittasi e Vendesi (sia a livello commerciale sia abitativo), e i turisti (quasi tutti stranieri) si accontentano di un giro veloce e di un caffè o un panino nei bar e ristoranti che, soli (insieme alle agenzie immobiliari), sembrano essersi salvati dal ‘diluvio’; Buonconvento gode di miglior salute. In questo antico borgo morì Enrico VII di Lussemburgo, nel 1313, ponendo fine ai sogni di Dante di riportare l’Italia sotto il controllo imperiale e, soprattutto, di poter rientrare, dopo l’esilio, a Firenze. È lui l’alto Arrigo a cui Dante dedicò queste terzine nel suo Paradiso:
E ’n quel gran seggio a che tu li occhi tieni
per la corona che già v’è sù posta,
prima che tu a queste nozze ceni,
sederà l’alma, che fia giù agosta,
de l’alto Arrigo, ch’a drizzare Italia
verrà in prima ch’ella sia disposta.
In zona, oltre al panforte e ai ricciarelli, sono molti i piatti tipici locali per ‘condire’ la giornata tra calanchi e centri storici. Per i carnivori, ricordiamo la cinta senese (e, per i vegetariani, il pecorino delle Crete Senesi), con i crostini neri – spalmati di fegato di pollo o coniglio, capperi, alici e cipolla; oppure bianchi (sempre per i vegetariani) – conditi con formaggi e tartufo bianco.
venerdì, 5 novembre 2021
In copertina e nel breve reportage: foto di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).