di Lucia Mazzilli
Questa immagine, acquisita il 16 ottobre 1999 dal sensore Enhanced Thematic Mapper plus (ETM+) a bordo del satellite Landsat 7, mostra (al centro in blu) il monolite Uluru (nome aborigeno di Ayers Rock). Uluru, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1987, è considerato il monolite più famoso al mondo, sia per le sue dimensioni, sia per la sua spettacolarità, sia per l’importanza mitologica che lo rende tuttora un luogo magico. Uluru è situato in Australia nel Territorio del Nord, nel Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta; circondato da una natura desertica (bush), si erge 348 metri sopra la pianura circostante, occupa un’area di 3,33 chilometri quadrati e ha una circonferenza di 9,4 chilometri. Il massiccio in realtà è molto più ampio di quanto possiamo ammirare: si stima infatti che si estenda in profondità per ben sette chilometri. Un’ipotesi è quella che il massiccio sia parte, insieme ai vicini rilievi di Kata Tjuta (chiamato anche Monte Olga, situata a 25 chilometri da Uluru) e il Monte Connor (distante, invece, 88 chilometri), di un meteorite caduto sulla terra 3,5 miliardi di anni fa.
A seconda delle ore del giorno e delle stagioni, la sua roccia arenaria assume colori diversi, che vanno dall’ocra al rosso, dal violetto all’ambra, dall’oro al marrone. Si tratta di una roccia molto ferrosa che, in un gioco di riflessi con la luce, genera la tavolozza cangiante. In lontananza appare liscio; in realtà, avvicinandosi, si scorgono particolari morfologici (caverne, erosioni, sorgenti) e disegni realizzati dall’uomo in tempi antichi. Uluru è, infatti, un luogo sacro per gli aborigeni.
Numerosi sono i gruppi aborigeni, ognuno dei quali ha una propria religione, lingua e mitologia. Gli Anangu abitano la regione di Uluru. Nella cultura mitologica di questa popolazione esiste la ʻtjukurpa’, che è l’era del sogno, l’era che precede la memoria umana, conosciuta anche come dreamtime. In quest’era è nata la Terra con tutte le sue caratteristiche geografiche: personaggi mitologici a cavallo tra esseri umani e animali o piante hanno creato montagne, laghi, fiumi, caverne e così via. Una geografia, quindi, che si innesta su racconti mitologici di alta poesia. Per quanto riguarda Uluru, per esempio, i fenomeni di corrosione sono attribuiti a Tatji, la Lucertola Rossa che lanciò il suo boomerang nella roccia. Il boomerang si conficcò e Tatji, nel tentativo di riprenderlo, scavò innumerevoli buchi rotondi.
Un’altra storia è legata proprio all’origine di Uluru: tra i personaggi ancestrali c’era il Serpente che, dopo aver attraversato il deserto decise di seminare un grande seme affinché nascesse un grande albero sotto il quale animali e piante potessero ripararsi dalla tremenda e insopportabile aridità dei luoghi. Il seme però non germogliò e seccando si trasformò in roccia.
Un altro mito vede come protagonisti due uccelli Bell-Bird (famiglia dei passeri), un emù e due uomini-lucertola, Mita e Lungkata. I due uccelli stavano cacciando un emù che cercò rifugio su Uluru. Qui, però, fu catturato dai due uomini-lucertola che lo macellarono. Alcuni macigni presenti sul massiccio sono stati originati da pezzi di carne dell’emù ucciso. Arrivarono poi i due Bell-Bird e chiesero ai due uomini-lucertola di condividere il bottino della caccia, ma Mita e Lungkata diedero ai due uccelli solo un piccolo pezzo di carne. Infuriati, i due pennuti diedero fuoco ai due uomini-lucertola che, scappando, precipitarono dal massiccio trasformandosi in due massi semi-sepolti visibili ai piedi del monolite. Il mito ci spiega anche la presenza dei licheni grigi presenti sulle pendici di Uluru: sono le tracce del fuoco che carbonizzò Mita e Lungkata.
Uno dei miti più diffusi tra i diversi gruppi di nativi è quello di Kunapipi (o) Gunabibi, divinità femminile che creò gli uomini e molte specie animali e di piante. Gli aborigeni sono convinti che le donne siano maggiormente legate spiritualmente a molti luoghi, tra i quali Uluru. Il mito di Kunapipi, nelle sue innumerevoli varianti, si sovrappone spesso a quello del Serpente Arcobaleno, creatore delle nuvole dei fiumi, dei laghi, di monti e valli. Quando gli aborigeni vedono un arcobaleno pensano che questa creatura ancestrale stia viaggiando da una regione all’altra.
Molte altre sono le storie che spiegano la morfologia e la geografia del paesaggio nella cultura dei diversi gruppi dei nativi australiani, ma questi racconti, tramandati oralmente o attraverso la pittura sono segreti ai piranypa (i non-aborigeni).
David Horton, autore di The Encyclopaedia of Aboriginal Australia: Aboriginal and Torres Strait Islander history, society and culture osserva: “Una mappa mitologica dell’Australia conterrebbe migliaia di personaggi di varia importanza, ma tutti in qualche modo legati alla terra. Alcuni sono nati in luoghi specifici e sono rimasti spiritualmente legati ad essi. Altri, invece, sono nati in un luogo ma si sono poi spostati altrove”.
L’immagine di Landsat 7 è una composizione in falsi colori ed è stata realizzata utilizzando lunghezze d’onda infrarosse a onde corte, infrarosse e blu.
Immagine fornita dal team Landsat del Goddard Space Flight Center e dai team della stazione di ricezione terrestre australiana.
Per ulteriori informazioni:
https://earthobservatory.nasa.gov/images/3136/uluru-central-australia
venerdì, 17 settembre 2021