L’autodeterminazione è un diritto?
di Simona Maria Frigerio
In questi giorni si blatera, in Italia, di autodeterminazione femminile dopo che dal 2 settembre, in Texas, è diventato illegale effettuare una interruzione volontaria di gravidanza trascorse sei settimane, anche in caso di incesto o stupro. I giornalisti italiani hanno alzato la voce contro una legge che, di fatto, rende quasi impossibile alla donna ricorrere in tempo utile a un’IVG. Sebbene – curiosamente – le pubblicità ai test che, ipocritamente, affermano di voler rispondere al dubbio della donna che a tutti i costi vuol restare incinta – pretendendo di saperlo già 6 giorni prima del ciclo – servirebbero di più alle donne che vogliano ricorrere, non solo in Texas, il più velocemente possibile proprio a un’IVG (ma sia mai che si ventili tale scopo per un test di gravidanza!).
Tornando ai giornalisti italiani, li abbiamo sentiti alzare la voce in difesa dell’idea che uomini e donne, in una società democratica, debbano poter disporre del proprio corpo – come se fossimo tornati in quegli anni 70 in cui uno tra gli slogan in voga era: “Il corpo è mio e me lo gestisco io”.
E però quegli stessi colleghi non si sono resi conto che negli ultimi 18 mesi, con la scusa dell’emergenza sanitaria e il ricatto dell’accesso agli spazi sociali e culturali, oltre che all’esercizio di molte professioni, in pratica con il green pass, in Italia (e non solo), la politica ha agito surrettiziamente nello stesso modo.
Già mesi fa ventilavo questa possibile perniciosa deriva
ma non occorre essere Cassandra per capire che se siamo in tempi in cui si impone la frase a effetto di Martin Luther King: “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, siamo sull’orlo della dittatura.
Perché? Seguitemi e cerchiamo di comprendere questo cosa implichi e perché non mi convinca anche quando a rispolverare la massima è Silvio Garattini, Presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, che aggiunge: “Noi accettiamo tanti vincoli nella società e in questa condizione dovremmo accettare anche il vincolo” di vaccinarci.
Dovremmo vaccinarci per non contagiare altri (o essere contagiati), ma nel momento che applichiamo tutte le misure precauzionali (tra l’altro, tuttora imposte anche ai vaccinati e che evitano al Governo di investire in trasporti, sanità e scuola), in che cosa lediamo la libertà altrui? Sono i non vaccinati a usare le suddette misure e non sono loro a costringere gli altri, i vaccinati, a fare altrettanto (bensì un Governo che sbandiera l’indispensabilità ed efficacia del vaccino ma, per primo, non crede nella sua infallibilità se non toglie le restrizioni proprio a settori e spazi che, in questi 18 mesi, non hanno certo favorito l’epidemia: sentito di un museo focolaio del Covid?). In secondo luogo, proprio il fatto che i vaccini non siano perfetti e il coronavirus, come sempre con i virus influenzali, subisca continue mutazioni, sono le misure precauzionali (come il tenere la distanza) a dare maggiori margini di sicurezza (soprattutto laddove non siano interessati i soggetti fragili e gli anziani, da sempre obiettivo delle campagne antinfluenzali).
Ma se passa l’idea che è lo Stato a dover imporre ai cittadini cosa fare o meno del proprio corpo in vista di un bene superiore (la vita, la sopravvivenza della specie, il rifiuto di investire in camici bianchi e sanità, eccetera), allora sarà logica conseguenza che anche in fatto di interruzione volontaria di gravidanza ed eutanasia sia lo Stato a decidere.
E infatti chi potrebbe negare che un embrione sia una vita, o una sua possibilità? Perché la libertà della donna di non voler essere madre deve prevalere su quella del feto di poter nascere e diventare individuo? Non siamo ipocriti. E allo stesso modo, se lo Stato dovesse farsi carico (cosa che non fa) di malati terminali o in stato vegetativo – abbandonati sempre alle cure e alle economie delle famiglie che devono sobbarcarsi rette proibitive in Case di riposo per lo più private – perché non dovrebbe anteporre il contenimento delle spese statali, da destinare a investimenti magari maggiormente produttivi o utili alla società nel suo complesso, invece che alla sopravvivenza di persone che, in ogni caso, non potrebbero più contribuire al benessere sociale?
Stato etico o autodeterminazione? Da questa scelta potranno derivarne molte altre che non è detto si discostino dai diktat teocratici che l’Occidente afferma di rifiutare.
Venerdì, 17 settembre 2021
In copertina: La bandiera del Texas. Immagine di GDJ da Pixabay.