La tavolozza dei macchiaioli all’ombra delle Torri
di Luciano Uggè
Alcuni consigli per viaggiatori slow.
San Gimignano, borgo toscano, nella zona collinare sud-occidentale di Firenze in provincia di Siena, offre un’immersione quasi totale nel passato. Di epoca medievale e circondato da mura del Duecento, ruota intorno a piazza della Cisterna – singolarmente di forma triangolare – e alla adiacente piazza del Duomo (dove sorge la Cattedrale del XII secolo), tagliate entrambe dalle due vie principali, San Giovanni e San Matteo.
L’ocra dei muri si staglia tra lame di luce e le ombra delle 13 torri rimaste (sulle 72 originali), erette dalle famiglie più potenti del territorio per dimostrare la propria ricchezza innalzandole sempre più in alto (un po’ come accade oggi con altri status symbol, quali Ferrari, Rolex e ‘un brillante è per sempre’…).
Le torri sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità, dall’Unesco, nel 1990 e sono tra i simboli dell’architettura medievale toscana (pensiamo anche a quella delle Ore a Lucca e a quella di Catilina a Pistoia, risalente addirittura al IX secolo). La torre più alta a San Gimignano è attualmente la Torre Grossa, che raggiunge i 54 metri superando i 51 della Torre Rognosa, situata accanto al Palazzo Comunale – e la più antica. Curiosamente, secondo un regolamento del 1255, alle famiglie era proibito erigere torri che superassero in altezza quest’ultima – la quale sarebbe dovuta essere quella dominante ma, come accade oggi, anche allora l’italico costume era ‘fare la legge e trovare l’inganno’.
Se si raggiunge San Gimignano da Pisa o da Pontedera si attraversa l’area di Gambassi Terme, dove le colline si susseguono come onde sotto nubi che trascolorano i campi riarsi e le terre argillose. Qui il paesaggio rimanda immediatamente alle Crete Senesi – del resto, non molto distanti. I campi sono punteggiati da casolari circondati da rotoballe di paglia – che paiono schizzati da macchiaioli che abbiano rubato la solarità del Midi e la tavolozza di un Van Gogh.
Famosa per la sua Vernaccia, primo vino italiano a ricevere il marchio Doc (Denominazione di Origine Controllata) nel 1966, e per lo zafferano che – coltivato in zona fin dal Duecento – è stato una delle maggiori entrate economiche per le ricche famiglie cittadine, San Gimignano può essere anche – invece di gita giornaliera – punto di sosta da cui partire per visitare Volterra e Siena. Difatti, la notte nel piccolo borgo toscano, conserva un fascino unico quando le sue strade, svuotatesi dai turisti mordi-e-fuggi, sembrano riportare il viaggiatore indietro nel tempo.
Venerdì, 24 settembre 2021
In copertina e nel pezzo: foto di Simona M. Frigerio e Luciano Uggè (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).