Il referendum sull’eutanasia legale si farà – ma stiamo attenti
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Nonostante l’assordante silenzio della stampa, la campagna per la raccolta firme promossa dall’Associazione Luca Coscioni (e altri) dovrebbe aver raggiunto il numero che permetterà di indire un referendum su quella che molti denominano ʻbuona morte’ o che sarebbe più semplice definire libertà di scelta individuale.
Se la notizia è di per sé ottima in quanto denota una certa attenzione degli italiani al tema e la volontà di proseguire un discorso di laicità e indipendenza dello Stato dalle ingerenze vaticane, dall’altra non bisogna sottacere che ʻlunga e impervia è la via’.
Il DDL Zan insegna
Mentre la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, pubblica sul portale ufficiale dell’organismo tale dichiarazione: “Come stabilisce chiaramente la Corte europea per i diritti umani, i discorsi di odio contro le persone Lgbt non sono protetti dalla libertà di pensiero o di espressione, e neanche dalla libertà di religione”. E su tale affermazione si potrebbe ribattere che, nel caso, è la libertà di pensiero o espressione a non essere garantita. Dall’altra, la Nota Vaticana che – di fatto – sta ritardando l’approvazione della legge rivendica ben altro, ossia che il DDL: “nella parte in cui si stabilisce la ‘criminalizzazione delle condotte discriminatorie’ per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere” avrebbe “l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa Cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario” – tradotto: non è solamente la libertà di pensiero ed espressione che il Vaticano rivendica e che, a differenza della Commissaria europea, pensiamo andrebbe comunque difesa, bensì ‘condotte discriminatorie’ ossia trattamenti diversi in base al sesso, al genere (e, quindi, anche fra maschi e femmine, bambini e bambine), eccetera.
È bastato un tale pronunciamento – che dovrebbe far inorridire qualsiasi Paese democratico (e laico) – perché la Legge iniziasse a languire (e sappiamo bene come il nostro Parlamento sia in grado di lasciare a bagnomaria per anni le nostre libertà civili…).
Chi ricorda il dibattito sull’inseminazione artificiale?
Non si pensi che solamente quando si parla di omosessualità il veto ecclesiastico pesi sulla nostra classe politica. La dimostrazione fu la vergognosa Legge 40/2004 sulla procreazione assistita – nata per garantire il diritto a una pratica medica attraverso canali pubblici e certi e, quindi, sotto i migliori auspici – e che si tradusse in una serie di articoli aberranti che ha dovuto cancellare la Corte Costituzionale, anche grazie all‘impegno dell’Associazione Luca Coscioni. Fra i divieti cancellati quello di produzioni di più di tre embrioni e di obbligo di impianto di tutti gli embrioni prodotti; di diagnosi pre-impianto per le sole coppie infertili (con conseguente aborto in caso di malformazioni); di eterologa (per coppie di sesso diverso) e di accesso alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche. Mentre altre norme continuano a pesare come discriminazioni evidenti fra cittadini, quali il divieto di eterologa per coppie dello stesso sesso (che debbono ricorrervi all’estero con ovvio dispendio economico non da tutti affrontabile). Così come resta tabù parlare di maternità surrogata – pratica di moda a Hollywood ma che non riesce a essere semplicemente equiparata a qualsiasi altro diritto della donna di gestire il proprio corpo anche ‘affittando’ il proprio utero.
Occorrerà vigilare, quindi, nei prossimi mesi – che si sia favorevoli o contrari al referendum – perché, in ogni caso, lo stesso si attui e che l’eventuale legge che ne conseguirà corrisponda al volere referendario. Questa è la democrazia.
Sullo stesso argomento, l’approfondimento di Enrico Piergiacomi dal punto di vista filofico:
E un breve excursus a livello legislativo:
Venerdì, 27 agosto 2021
In copertina: elaborazione grafica di ArtRose da Pixabay.