Fil rouge del Collettivo L’Amalgama vince il contest under 35
di Luciano Uggè
Giovedì 16 novembre è iniziata l’avventura per i sei lavori selezionati dalla terza edizione di Intransito, manifestazione voluta dal Comune di Genova e organizzata presso il Teatro Akropolis – in collaborazione con Officine Papage e l’Associazione La Chascona.
L’inizio non poteva essere migliore sia per le compagnie che per gli organizzatori dato l’alto afflusso di giovani che hanno affollato il teatro. Un segno, questo, della vitalità del linguaggio teatrale, da molti auspicato ma giunto quasi inaspettato, e frutto del lavoro di Akropolis in tutti questi anni nel quartiere e in collaborazione con gli istituti scolastici del territorio.
Venendo agli spettacoli, i primi due in concorso sono risultati di natura molto diversa tra loro: esuberante e ammiccante ai modelli televisivi, il primo; intimistico e tragico, il secondo. Mondo cane di Turconi/Deblasio già nel titolo denuncia la rottura tra il protagonista e la realtà che lo circonda, ostile e senza sbocchi per il futuro, ossessiva nel riproporre modelli che non corrispondono alla realtà pur condizionandone i comportamenti. Nell’incipit e nella memoria il ricordo di esempi di socialità ormai perduti, anche se dolorosi e pregni di morte, ma che lasciavano spazio ai rapporti umani e alle relazioni interpersonali. Il contrasto, con l’esterno, evidente sin dai tempi dalla scuola, si perpetua nel mondo del lavoro, dove questa parola è sinonimo, quando va bene, di precarietà ma, più spesso, di puro sfruttamento. Lo spettacolo presenta, però, incertezze e una notevole discontinuità narrativa, una difficoltà ad amalgamare i vari momenti interpretativi resa più evidenti, dopo un interessante recupero del momento dell’esame di maturità, dall’introduzione della danza nel processo drammaturgico. Resta comunque la denuncia forte, pur condita con una certa arroganza performativa, dello sgretolamento dei rapporti umani, e che non lascia spazio o alibi a coloro che hanno avuto – e hanno – la responsabilità politica delle scelte economiche e sociali di questi ultimi due decenni.
Molto diverso lo spettacolo della C&C Company. Anna Cappelli è una reinterpretazione en travesti del monologo di Annibale Ruccello che, pur evidenziando una difficoltà relazionale con il mondo che ci circonda, indaga maggiormente il côté più intimo: l’obbligatorietà delle scelte personali, spesso influenzate dai rapporti, difficili, con coloro che ci sono più vicini, e che non nascondono la loro ostilità, sottraendosi a qualsiasi critica. Il condizionamento è tale che l’atteggiamento dell’altro da sé finisce per essere introiettato e riversato nuovamente su altri. Una rivendicazione di libertà che è escludente, che minimizza il disagio altrui sino a trasformarsi in un egoismo che azzera le aspirazione del partner. Scelte che non sono tali, ma solo frutto di eventi esterni. Ma anche una denuncia per quell’amore esclusivo, che si trasforma in possesso e che tante donne miete ogni anno: il bilancio di vittime di una guerra, nella maggior parte dei casi combattuta all’interno delle cosiddette sicure mura domestiche. Un lavoro, quello di Carlo Massari, ricco di pathos, che suscita qualche dubbio sulla maniera in cui è rappresentata – a livello gestuale – l’ossessiva, anche se veritiera, denuncia del condizionamento dei mezzi d’informazione e intrattenimento.
Venerdì 17, una serata tutta al femminile, con il Collettivo L’amalgama – che ha presentato Fil rouge, la storia di cinque esperienze vissute separatamente, ma sempre aperte al confronto – anche con il pubblico, vista la recitazione frontale delle protagoniste. Esperienze differenti, che narrano di difficoltà nei rapporti, sempre mediati da necessità economiche; o di aspirazioni alla conoscenza più autentica dell’altro da sé; e ancora, di relazioni non chiare che sottendono i rapporti di potere. La difficoltà di relazionarsi nelle grandi periferie e le rotture causate da paure fobiche. Quello che si nota è, però, la difficoltà a rendere questi singoli percorsi/monologhi un’opera coesa e delineata drammaturgicamente.
Il secondo spettacolo della serata, Antigone – Monologo per donna sola, proposto da Anomalia Teatro, si compone – in alcuni momenti e specialmente nella parte iniziale – di molti, troppi cliché comici televisivi. Il coinvolgimento degli spettatori nell’esibizione se, da un lato, suscita l’attenzione degli stessi, dall’altro spezza il rapporto con il testo tragico – utilizzato più come base per un racconto che vuole rappresentare, genericamente, la ribellione al potere ma anche agli usi e ai conformismi che condizionano la vita di noi tutti. Sulla scena, una non-eroina, o eroina sua malgrado, che deve sottostare a regole, anche non scritte, per sopravvivere. Morire o accettare di adattarsi ai diktat del potere, senza nessuna prospettiva di far comprendere la propria volontà, i propri bisogni e desideri. Il testo tragico non lascia scampo; la vita reale, al contrario, sì? Questa domanda, presente in tutti i lavori visti a Intransito nelle prime due giornate, rimane senza risposta.
Apre l’ultima serata, lo spettacolo Eoika, presentato dalla Compagnia Vicari/Aloisio di Palermo. Un involucro cela i corpi in trasformazione: una presenza che si manifesta lentamente accompagnata dalla musica che ne detta il ritmo. La separazione delle identità si annulla nei volti, riconducibili – entrambi – agli studi di Picasso per Les demoiselles d’Avignon. Cambia il ritmo e le immagini si fanno serrate, quasi difficili da cogliere nella loro pienezza e complessità. Luci stroboscopiche celano la metamorfosi. Due esili figure vagano ora sul palco: buffi movimenti le accompagnano prima del frenetico tentativo di trasformazione. Nel finale, i gessetti colorati sparsi a terra ripropongono il gioco della trasformazione: gesti quasi infantili per presentare sempre nuove situazioni di ibridazione della realtà, ma con minore forza – forse per la difficoltà oggettiva di coniugare le immagini con i passi di danza. Una ricerca, nel complesso, interessante, che probabilmente necessita di una maggiore fluidità ma che parte da buone basi.
Ultimo spettacolo della rassegna, L’imbroglietto. Variazioni sul tema – della Compagnia Habitas. Un lavoro basato sulla ripetitività e su di una molteplicità di linguaggi per creare una serie di variazioni al tema. Domande che evitano la parola, ma che ossessivamente si ripropongono nella ricerca di una risposta positiva. Lo scontro con l’establishment che, con la scusa dei regolamenti, non offre opportunità di lavoro che permettano di vivere. Uno spettacolo discontinuo nei linguaggi e nei risultati che, d’altro canto, sotto l’apparente semplicità drammaturgica, affronta il problema della sopravvivenza di coloro che fanno teatro – in un sistema sempre più lontano dalle esigenze e dalle necessità di coloro vi lavorano.
Alla rassegna hanno collaborato gli studenti della IV D del liceo artistico Klee-Barabino di Genova che, grazie al lavoro e alla disponibilità della loro insegnante, Claudia Campanella, hanno potuto seguire tutte le fasi organizzative durante il loro periodo di alternanza scuola/lavoro. Dalla direzione artistica alla promozione, dall’aspetto tecnico alla comunicazione, gli studenti hanno avuto un quadro completo su cosa significhi lavorare in teatro oggi, confrontandosi continuamente con le maestranze.
La grande partecipazione del pubblico, soprattutto giovane, l’attenzione dei media e la risposta delle compagnie: fatti importanti che confermano l’importanza di una manifestazione che, ci auguriamo, torni anche nel 2019.
Pubblicato su Artalks.net, il 23 novembre 2017
In copertina: La Compagnia vincitrice in scena. Foto di Donato Aquaro (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa della rassegna, tutti i diritti riservati).