Dal 2 al 25 luglio, tre settimane di teatro e danza sui palchi di Almada e Lisbona
di Simona Maria Frigerio
Il Portogallo è… musica: il fado – patrimonio immateriale dell’umanità – di Amália Rodrigues; è il colore vellutato e specchiante degli azulejos; è la ricchezza del barocco del Palacio de Mateus, a Vila Real; è la cataplana e il vino di Porto serviti sotto un cielo stellato, è José Saramago che insegna (soprattutto in tempi bui come quelli trascorsi): “Noi scrittori e artisti lavoriamo nelle tenebre, e come ciechi soppesiamo l’oscurità”.
Ma è ora di tornare alla luce e l’Almada Festival lo farà con i suoi riflettori accesi su un ricchissimo bouquet di spettacoli di respiro internazionale. Dal regista belga Ivo van Hove (che ha diretto opere quali Angels in America – Fantasia gay su temi nazionali, testo di Tony Kushner che, oltre all’adattamento televisivo, è stato molto apprezzato in Italia nella versione dell’Elfo Puccini di Milano) all’artista multimediale Jan Lauwers (sempre belga), che ha co-fondato con Grace Ellen Barkey, la Needcompany, Compagnia alla quale appartiene anche Viviane De Muynck – presente al Festival; fino al regista, attore e autore teatrale, François Chattot – già direttore del Teatro Dijon-Bourgogne. Spazio, però, anche per le produzioni portoghesi, tra le quali quattro prime assolute.
Molti gli autori sui quali si focalizzeranno le perfomance in scena. Si andrà dal padre del Modernismo inglese, James Joyce, con la sua Molly Bloom (personaggio dell’Ulysses) all’amicizia tra l’intellettuale e artista più scabrosamente autentico dell’Italia del dopoguerra, Pier Paolo Pasolini, e il maestro del verismo soggettivo, Eduardo De Filippo, fino al mélo made in Us di Tennessee Williams. E non dimentichiamo Alfred de Musset con Lorenzaccio – testo che ha ispirato l’opera personalissima di Carmelo Bene nell’ormai lontano 1987.
Autori, quindi, preziosi per nuclei tematici pregni di senso, dal razzismo all’omofobia, dai meccanismi di dominazione del capitalismo alla violenza domestica, fino agli strascichi di un post-colonialismo che non sembra voler lasciare finalmente libero il continente africano.
Per il programma completo, consigliamo di sfogliare il sito
Noi torneremo a raccontarvi il Festival con una serie di recensioni dalla nostra inviata.
Venerdì, 2 luglio 2021
In copertina: Torre de Belém, Lisbona. Foto di Julius Silver da Pixabay.