Taiwan dà il mal di testa alla Cina: ma non sarà miopia strategica?
di Simona Maria Frigerio
Da una parte abbiamo un Paese che si estende (tra isola principale e tre arcipelaghi) per 36.197 km² (di cui oltre il 10% è costituito da acqua). Per fare un rapporto, il solo Piemonte si estende per 25.402 km². Gli abitanti nel 2022 erano 23.894.394 e, nello stesso anno, il PIL (nominale) del Paese era pari a 841.209 milioni di dollari.
Dall’altra parte abbiamo uno Stato che si estende per 9.572.900 km², con una popolazione nel 2023 pari a 1 miliardo 412 milioni di persone e, lo stesso anno, un Prodotto Interno Lordo di 17.794,78 miliardi di dollari – il che, secondo la Banca Mondiale, equivale al 16,88% dell’economia mondiale.
Il primo è Taiwan, il secondo la Repubblica Popolare Cinese.
Eppure il gigante teme talmente la spina nella sua zampa, o il topolino (se preferite tale figura metaforica), che non riesce a concentrarsi su ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Qui la destabilizzazione della Siria, oltre a significare il De Profundis per lo Stato palestinese e a mettere a rischio l’integrità territoriale del Libano, potrebbe portare a ulteriori attacchi israeliani, questa volta, direttamente contro l’Iran. E se cadesse quest’ultimo, sarebbe minato il futuro dei Brics+, non solo a livello di contiguità territoriale e conseguenti progetti geo-strategici a livello energetico, ma anche a livello semplicemente psicologico: l’egemonia dominante targata US dimostrerebbe, ancora una volta, che nessuno può opporsi ai suoi piani (siano essi bellici, economici, finanziari o ideologici).
Di certo finché la Cina continuerà a concentrarsi solamente sul timore dei dazi che ostacolerebbero la sua economia ormai, non solamente votata a un capitalismo di Stato (non diverso da quello liberista del suo antagonista a Stelle e Strisce), ma a un sempre maggiore impegno bellicista, e alle velleità indipendentiste di un topolino che squittisce a comando, il mondo multipolare resterà il balsamo retorico da spalmare su un mondo sempre più bipolare – in cui se la UE è destinata a scomparire dal centro del gioco, la Russia rischia di fare un autogol, trasformandosi semplicemente da bancomat energetico europeo a bancomat energetico asiatico.
Forse il Presidente Xi Jinping ha dimenticato l’insegnamento di Mao: “Imperialism is afraid of China and of the Arabs. Israel and Formosa are bases of imperialism in Asia. You (Palestinians) are the front gate of the great continent, and we (Chinese) are the rear” e più oltre: “The Arab battle against the West is the battle against Israel. So boycott Europe and America, O Arabs!” (1). Se la Cina lascerà che Israele (mano armata di Us, Uk ed Eu) imperversi in Medio Oriente, preoccupandosi solo dei suoi affarucci capital-borghesi, farà il gioco del suo antagonista (iniziato fin dai tempi del Premio Nobel per la Pace, Barack Obama).
(1) L’imperialismo teme la Cina e gli arabi. Israele e Formosa sono le basi dell’imperialismo in Asia. Voi (palestinesi) siete il cancello d’ingresso al grande continente, e noi (cinesi) siamo quello sul retro. … La lotta degli arabi contro l’Occidente è la lotta contro Israele. Boicottate, quindi, l’Europa e l’America, Arabi!, t.d.g.
venerdì, 17 gennaio 2025
In copertina: Foto di Mystic Art Design da Pixabay (particolare per ragioni di layout)