Il Teatro di Rifredi inaugura la Stagione puntando sul teatro per ragazzi
di Simona Maria Frigerio
A.K.A. è un monologo (forse un po’ troppo prolisso nelle sue spiegazioni e con un finale non solo poco credibile ma rinunciatario: se si vogliono rispetto e diritti bisogna lottare per conquistarseli!) del drammaturgo di origine argentina (ma stabilmente barcelonés) Daniel J. Meyer.
Messo in scena sobriamente dal Teatro di Rifredi, può contare soprattutto sull’ottima interpretazione dell’attore e rapper fiorentino, Vieri Raddi (classe 1999 ma credibile nei panni del 15enne).
La vicenda – tra razzismo, xenofobia e violenza sessuale su minore – ricalca altri esempi forse più calzanti che avvengono se non quotidianamente, spesso, nei sessuofobici Stati Uniti, dove l’età del consenso rimane 18 anni ma, fino al 2005, si poteva essere condannati a morte anche se minorenni all’epoca del reato (incapaci di intendere e volere per amarsi ma non per uccidere). E dove è solo la punta dell’iceberg il caso dell’afroamericano Vincent Simmons, scarcerato nel 2022 dopo aver scontato 44 anni di prigione a fronte di una condanna (inficiata dalle ‘manovre’, finalmente riconosciute, dell’accusa) per stupro a ben 100 anni (sic!) per solo la tentata aggressione sessuale di due ragazze bianche (gemelle quattordicenni).
In Europa le cose sono un po’ diverse e la storia raccontata fa un po’ acqua – sia per il fatto che uno slavo in Spagna non può essere immediatamente identificato come un ‘corpo estraneo’ o uno ‘zingaro’ – visti i tratti somatici differenti tra un basco, ad esempio, e un andaluso (dove forte è la presenza autoctona gitana); sia perché qualsiasi poliziotto o giudice, persino xenofobo, di fronte a centinaia di messaggi d’amore tra due teen-ager faticherebbe a credere alla versione di una cugina (ricca ma che faceva la baby-sitter?) di uno stupro – che, comunque, dovrebbe essere comprovato da tracce tangibili sul corpo della ragazza violentata.
Certo è che la Spagna è uno strano Paese, che ha innalzato l’età del consenso a 16 anni, ammettendo però i rapporti sessuali a partire dai 13 tra minori che non abbiano più di 4 anni di differenza tra loro (quindi, a 13 anni con un diciassettenne sì, ma a 15 con un diciannovenne no? Sinceramente non abbiamo capito). E, d’altro canto, permette la transizione di genere per i dodicenni, col consenso giudiziario (senza alcuna esperienza sessuale, si può autorizzare un intervento drastico che modificherà per sempre un apparato sessuale mai esperito?).
Al di là di queste considerazioni, il monologo, sicuramente adatto a un pubblico adolescente, apre un altro fronte tabù, ovvero la veridicità delle accuse della donna violentata. E se è vero che è stata ‘lunga e impervia la via’ che ha condotto le donne italiane dal caso di Franca Viola al riconoscimento che lo stupro è un reato contro la persona e non contro la morale; altrettanto vero è che l’accusa (in rari casi nel nostro Paese, ma più frequentemente in Paesi più razzisti, come gli Stati Uniti) può essere motivata da ragioni altre e manipolata da persone terze – come nel monologo di Meyer.
Uno spettacolo, quindi, importante soprattutto per gli spettatori delle scuole medie inferiori e superiori perché apre a numerosi ragionamenti, non ultimo l’appartenenza o meno al Paese nel quale si è nati o cresciuti, soprattutto in un’Italia dove ancora ci si deve battere per lo ius soli.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
domenica 1° dicembre 2024, ore 16.30
A.K.A.
(Also Known As)
di Daniel J. Meyer
traduzione Manuela Cherubini
con Vieri Raddi
regia Angelo Savelli
scenografie SKIM
musiche Jaidem, Lupus Mortis e Vieri Raddi
movimenti coreografici Arianna Benedetti
produzione Teatro della Toscana
In accordo con Arcadia & Ricono Srl per gentile concessione di De Arteche Agency, SL
venerdì, 13 dicembre 2024
In copertina: Foto di scena di Filippo Manzini