Come i ciechi ‘vedono’ la Gioconda
by/di Pamela J. Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
The birth of this project began at The Jewish Braille Institute, located in NYC in 2010, where I was working as an assistant. During this time, I became familiar with the various efforts taken to help the blind and seeing impaired and made friendships with fellow staff members along the way.
One afternoon I was having a discussion with another employee at the JBI, who I had come to learn, had been blind since birth. His mercurial nature and friendliness allowed me to feel free enough to ask him (genuinely from my own spark of curiosity) what he imagined the Mona Lisa to look or feel like (as he personally experienced even with his condition of physical blindness.) In other words, what did his mind’s eye experience at the suggestion of Leonardo da Vinci’s iconic vision?
This may seem absurd or you may ask yourself, “why is this important?” but that is just the point: Do we really need to ‘see’ in order to understand the presence of an artist and their masterworks? Can we ‘feel’ a style of art or a physical communication of a sculpture or painting without necessarily using the sense of sight? And isn’t there value in this perspective? I feel it to be a soulful exploration; one of the mind’s eye ‘looking’ into the soul of an artwork. The blind, while using all their other senses, which in many cases have become strengthened (to make up for the one they must do without) can intuit artworks, people and life in a profoundly unique way, one in which this project would like to champion.
When I asked my co-worker, who was blind from birth, how he envisioned the Mona Lisa, he jested with me and said, “It looks like she had a good time last night!” We both chuckled and it was a memorable moment. After, I proceeded to ask him about Marilyn Monroe to which he quickly said, “Why do you ask me about all this old figures?… What about Beyonce???” Well, there you go, an art historical response for both the blind and the seeing! He was amusing and very honest in his responses.
We arrive at why do a project about how the ‘blind’ see the Mona Lisa? This becomes a philosophical question about how we experience both life and art. Maybe the mystery of the Mona Lisa in both her expression and presence is the perfect backdrop for the blind to communicate their ‘inner knowing.’ Enveloped in their own mysterious condition, maybe the blind eye has a place in the context of art history. Why not? And can we give them a voice and a platform for their unique perspectives to be heard and valued? This project seeks to champion their voices and shed light in a purely soulful sense on the great icon. It seeks to expand the experience and discussion of the Mona Lisa by casting a net out further and wider.
Maybe we digress too much from how a painting ‘feels’ by making the sight of the object of the utmost importance. Maybe the presence of the artist can be ‘felt’ even by someone who cannot physically ‘see’ but rather through the mind’s eye, intuiting the creative energy of the piece. This would suggest that valuing genius is something that goes beyond the physical realm. The wonder that a feeling can be emitted from a painting which the blind who although lacking sight, can detect through the siphoning of their other sharpened senses, brings us to a place of ever-widening possibilities.
With many layers of meditative expression, the Mona Lisa serves has a template for people of all different backgrounds and abilities to share in their response whether it be wonderment or disdain or even disinterest. Nevertheless, we hope to broaden the scope of the painting’s relationship to the natural world as both a point of reference in the human psyche and as a way to understand ourselves as a species with all of our unique aberrations.
As in ancient Greek literature, the blind often appear as messengers or prophets with the power of foresight. The blind are often noted as ‘seers’ in classic literature, having their actual sight replaced by depths of wisdom. Maybe with a shift in our culture, we can broaden our horizons by championing the gifts of the blind and to embrace what we may learn from them. I believe we have much to gain by doing this as an ever evolving species.
Volumes have been written about the Mona Lisa. Everything ranging from a ‘goddess’ of pleasures promised, to a demonic vampire who has returned from the underworld, as well as possibly da Vinci’s feminine alter-ego. Some say she is a composite of a wealthy young Florentine wife, Lisa Gherardini and ‘Salai,’ Leonardo’s servant and homosexual lover. It seems to me that everyone has a stake to claim in their special relationship to the Mona Lisa.
I wish to make a point of opening up a dialogue with the blind who have had the daunting task of profoundly looking inward rather than outward to understand the phenomenon of human existence. “Seeing the Mona Lisa,” will serve as a door to a vast new realm of perception, one from the inner eye, guided by intuition and the heightening of those remaining senses other than sight. We would agree that the elusive presence of the Mona Lisa continues to baffle and be on the frontier for new canons of thought, just as would be expected.
To contact the Author for more pieces of information: pgartist@aol.com
°*°*
Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
Questo progetto è nato nel 2010 presso il Jewish Braille Institute, a New York City, dove lavoravo come assistente. Durante tale periodo, ho preso confidenza con gli sforzi per aiutare i non vedenti e gli ipovedenti, facendo nel frattempo amicizia con gli altri membri dello staff.
Un pomeriggio stavo discorrendo con un altro impiegato del JBI, del quale avevo saputo, nel frattempo, che era cieco fin dalla nascita. Il suo carattere lunatico e la mancanza di cordialità mi permisero di sentirmi libera di chiedergli (in maniera genuina, in un lampo di curiosità) come immaginava apparisse la Gioconda o la percepisse (dato che sperimentava personalmente la condizione di non vedente). In altre parole, il suo occhio della mente cosa sperimentava attraverso le suggestioni del quadro iconico di Leonardo da Vinci?
So che può apparire assurdo o potreste chiedervi: “Che importanza può avere?”, ma questo è il punto: abbiamo davvero bisogno di ‘vedere’ per comprendere un artista e i suoi capolavori? Possiamo ‘sentire’ uno stile artistico o intrattenere una comunicazione fisica con una scultura o un dipinto senza utilizzare necessariamente la vista? E qual è il valore di tale prospettiva? Sento che esiste un’esplorazione dell’anima; ovvero, dell’occhio della mente che ‘indaga’ nell’anima di un capolavoro. I non vedenti, utilizzando tutti gli altri sensi, che in molti casi si sono affinati (per compensare quello a loro manca) possono intuire l’opera d’arte, le persone e la vita in modo completamente unico, un modo che questo progetto potrebbe sostenere.
Quando chiesi al mio collega non vedente come immaginava la Gioconda, si mise a scherzare dicendomi: “Sembra che si sia divertita la notte prima!”. Ridemmo entrambi alla battuta e fu un momento memorabile. Dopo, gli chiesi di Marilyn Monroe e lui rispose prontamente: “Perché mi chiedi di queste donne di altri tempi?… Perché non di Beyoncé?”. Bene, vedete come va a finire: una risposta da ‘manuale’ (letteralmente: da ‘storia dell’arte’, n.d.t.), che va bene sia ai non che ai vedenti! Era divertente e molto onesto nelle sue risposte.
E ora arriviamo al perché creare un progetto su come i ‘ciechi’ vedono la Gioconda. È una questione filosofica su come sperimentiamo la vita e l’arte. Forse il mistero della Gioconda sia a livello di espressione che di portamento è il contesto perfetto perché i non vedenti comunichino la loro ‘conoscenza interiore’. Avviluppato nella sua condizione misteriosa, forse l’occhio che non vede ha un proprio posto nel contesto della storia dell’arte. Perché no? E si può dare ai non vedenti una voce e una piattaforma per la loro prospettiva unica che sia ascoltata e valorizzata? Questo progetto vuole sostenere le loro voci e accendere i riflettori su una sensazione puramente dell’anima relativa a quell’immagine iconica. Vuole ampliare l’esperienza e la discussione intorno alla Gioconda estendendo la rete più lontano e in maniera più ampia.
Forse divaghiamo troppo su come un quadro è ‘sentito’, rendendo la vista dell’oggetto l’elemento più importante. Forse la presenza dell’artista può essere ‘sentita’ persino da chi non può fisicamente ‘vedere’ ma, attraverso l’occhio della mente, intuisce l’energia creativa dell’opera. Ciò suggerirebbe che la valutazione del genio è un qualcosa che va al di là del regno fisico. La meraviglia che una sensazione possa essere trasmessa da un quadro che il non vedente, nonostante manchi della vista, può scoprire attraverso tutti i propri sensi altrimenti affinati ci permetterebbe ulteriori opportunità di approfondimento.
Con la molteplicità di livelli di espressione meditativa, la Gioconda serve quale modello per le persone, con diverso background e capacità, di condividere le proprie risposte – che siano di meraviglia, di sdegno o persino di disinteresse. In ogni caso, speriamo di ampliare l’obiettivo della relazione tra quadro e mondo naturale dato che entrambi sono un punto di riferimento della psiche umana e un modo per comprendere noi stessi come specie con tutte le nostre, uniche, anomalie.
Come nella letteratura greca antica, il non vedente spesso appariva come messaggero o profeta col potere della preveggenza; i non vedenti, spesso, sono stati considerati ‘veggenti’ anche nella letteratura classica, dato che la loro vista è sostituita da un sapere più profondo. Forse con un cambiamento nella direzione culturale, possiamo ampliare i nostri orizzonti valorizzando i doni dei non vedenti e accogliendo ciò che possono esprimere. Penso che abbiamo molto da guadagnare come specie in continua evoluzione.
Libri interi sino stati scritti sulla Gioconda, definita da ‘dea’ dei piaceri promessi a vampiro demoniaco tornata dagli inferi, o più semplicemente alter ego di da Vinci al femminile. Alcuni dicono sia una composizione di una giovane donna fiorentina benestante, Lisa Gherardini, e il ‘Salaì’ (1), allievo di Leonardo e forse suo amante. Credo che chiunque abbia interesse a rivendicare la propria relazione speciale con la Gioconda.
Il punto è aprire un dialogo con i non vedenti che hanno dovuto affrontare il difficile compito di guardarsi profondamente dentro invece che intorno in modo da comprendere il fenomeno dell’esistenza umana. “Vedere la Gioconda” potrà essere una porta che si apre su un nuovo e vasto regno percettivo, che proviene dall’occhio interiore, in cui saremo guidati dall’intuizione, affinando tutti gli altri sensi che non siano la vista. Concordiamo che la presenza sfuggente della Gioconda continua a lasciare tutti noi perplessi e può essere una frontiera per nuovi canoni di pensiero, così come è giusto attendersi.
Per contattare Pamela J. Goldman e maggiori informazioni: pgartist@aol.com
(1) Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì o il Salaino
Friday, November 29, 2024 / venerdì, 29 novembre 2024
On the cover: Mona Lisa Glasses by ©Gerald S. Feldman, 2024, courtesy of the artist (all rights reserved. Reproduction prohibited); in copertina: Mona Lisa Glasses di ©Gerald S. Feldman, 2024, courtesy l’artista (tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione)