Quando fare un gioco delle enigmistiche dovrebbe suscitare dubbi
di Luciano Uggè
Spesso al di là del piacere personale o dell’esercizio mnemonico, i giochi delle enigmistiche in commercio favoriscono il nozionismo più che l’apprendimento. Come quando a scuola, da bambini, eravamo costretti a imparare a memoria poesie quali Il 5 Maggio – che ripetevamo a pappagallo senza aver compreso né cosa e di chi fosse “la spoglia immemore / orba di tanto spiro” né che “La procellosa e trepida / gioia d’un gran disegno” fu la smania di un piccolo uomo (ricordate la pubblicità del grande pennello o di un pennello grande?) che pensò (come Hitler dopo di lui) di poter conquistare l’Europa e, soprattutto, la Russia. Gli andò male e peggio agli italioti andati al seguito (su 27mila, ne tornarono in patria un migliaio). Ma la poesia resta e i bambini della mia epoca ricordano la sofferenza di imparare frasi ampollose e ormai vuote di significato corrente su un uomo che fu tutt’altro che un eroe (a meno che imperatori e guerrafondai possano fregiarsi, allora come oggi, di tale titolo).
Circa mezzo secolo dopo aver imparato quei versi, e quelli di un Carducci in odore cimiteriale con la “la pargoletta mano”; l’altrettanto funebre Pascoli che ricordava la “cavallina, cavallina storna, / che portavi colui che non ritorna”, ma nessuno allora insegnava che era il medesimo poeta de La grande proletaria si è mossa (in cui inneggiava alla conquista della Libia); e chiudendo nel delirio più retorico dei Sepolcri: “E tu onore di pianti, Ettore, avrai, / ove fia santo e lagrimato il sangue / per la patria versato, e finché il Sole / risplenderà su le sciagure umane” – che, riletto in tempi in cui i militari italiani che partecipano alla missione Onu in Libano sono bombardati con armi che il Governo italiano vende al nemico, ossia Israele, arriva al paradossale. Ebbene, mezzo secolo dopo, mi trovo a dover rispondere a vero/falso alle domande di una qualunque enigmistica e tre domande su dodici mi danno la stessa sensazione fastidiosa di quei poemi e odi dépassé.
Partendo dal basso si legge: “Il biblico Noè morì più che millenario. Vero o falso?” La risposta esatta è: “Non morì”, dato che non è mai stato provato che sia vissuto e la favola dell’arca con le coppie di animali è probabilmente una delle favole più fanciullesche dell’intero Vecchio Testamento. Basti pensare che, per una delle due versioni accreditate (tra loro con diverse incongruenze significative), il diluvio durò addirittura un intero anno – al che possiamo immaginarci che Noè e gli altri 7 umani (o 77 per la versione islamica) si siano mangiati tutti gli animali portati sull’arca, mentre cominciavano i primi segni di scorbuto…
La seconda domanda che mi ha lasciato dubbi è “Porta delle Puma”? Qui ci troviamo di fronte a mera pubblicità surrettizia, visto che le scarpe sono sfoggiate da una modella con vistoso logo aziendale impresso sulle stesse. Ma ormai siamo abituati a questo genere di apprendimento/informazioni e non ci facciamo più caso, né in tv dove passano programmi cosiddetti giornalistici che reclamizzano ristoranti e hotel; né sulla carta stampata, dove è scomparsa la dicitura Redazionale per quelle pagine patinate dove compare una sfilza di fotografie di prodotti a dir poco miracolosi, visto che “illuminano gli occhi”, fanno “scomparire le rughe in otto settimane”, “puliscono che più bianco non si può” (anche i colorati?) o “sono a impatto ambientale 0” (in quanto auto elettriche, quando non si tenga conto di come si produce l’elettricità, di come o dove si riciclino le batterie al litio, di come ci si procuri sempre il litio – magari con qualche golpe – e dei costi per l’ambiente della produzione e poi della dismissione della vettura e di tutte le sue componenti – plastiche, in tessuto, meccaniche, eccetera).
E veniamo all’ultima domanda, come alla ciliegina sulla torta. Ovvero: “Si può usare per affittare una casa a Cuba?” E un cellulare mostra la pubblicità di Airbnb. Tralasciando la questione che accomuna questa alla domanda precedente, qualcuno sa chi sono i maggiori azionisti e i fondatori di Airbnb? Tra i primi, segnaliamo, la società di investimento multinazionale, con sede a New York City, denominata Blackrock Inc.; Vanguard Group, Inc., consulente per gli investimenti registrato a Malvern, Pennsylvania; e la multinazionale di servizi finanziari con sede a Boston, Massachusetts, Fidelity Management & Research Company. I due co-fondatori di Airbnb sono statunitensi, pure loro, Brian Chesky e Giuseppe Gebbia (dal nome italiano ma nato ad Atlanta, in Georgia); e Nathan Blecharczyk (studente di Harvard) è presidente di Airbnb China. Ora qualcuno mi spiega come un Paese che da sempre è sotto sanzioni unilaterali, contrarie al diritto internazionale e che strangolano la sua economia al punto da dover razionare l’elettricità, ossia Cuba, affitti le sue strutture abitative a mezzo di una piattaforma posseduta e diretta da quegli stessi statunitensi che, non soltanto l’affamano, ma guadagnano una percentuale su ogni transazione di ‘hospitality’ – e vorremmo altresì sapere come possano aggirare le sanzioni draconiane del proprio Paese d’origine.
Ecco, a queste tre domande abbiamo dato altrettante risposte che vanno però al di là di un vero/falso. Perché il mondo non è bianco o nero. Né la risposta ‘esatta’ di un cruciverba è detto che sia anche la ‘verità’.
venerdì, 17 gennaio 2025
In copertina: Le domande del quiz vero/falso