La musica concettuale di ØKAPI al MuSA di Pietrasanta
di Simona Maria Frigerio
Racconti in verticale. Quindici video che esprimono il titolo attraverso un montaggio serrato di immagini ritmate da una partitura musicale che attinge a temi classici, refrain noti, rumoristica, voci distorte, un pizzico di industrial sound e altro ancora, come di consueto con un compositore come ØKAPI.
Musica perfettamente fusa con le immagini anche se non sempre la scelta di queste ultime convince. In primis, perché lo split screen (tecnica tentata e abbandonata anche dal cinema di qualità – ricordiamo Il caso Thomas Crown), soprattutto quando a bande orizzontali, va a detrimento del contenuto, in pratica il segnificante inficia il significato. Facciamo un esempio: le pochissime narrazioni che si ispirano alla natura – lo skyline di una catena montuosa o gli alberi – proposte in orizzontale si trasformano visivamente nell’esatto contrario dell’enunciato. In particolare, il primo si fa trasposizione rocciosa della figura distesa di una donna (un effetto ottico ben noto ai cultori d’arte figurativa, soprattutto per rintracciare presunti rimandi esoterici) e i secondi si scompongono in radici e segmenti di tronco – mancando ovviamente le cime che sfiorino il cielo.
La split screen funziona di più (anche se la sequenza è eccessivamente lunga) col titolo di testa sul quale scorrono già i frame (che si rifà a un uso filmico ben noto); nel caleidoscopio di immagini che rimanda al test delle Macchie di Rorschach, verso il finale; o ancora, nei titoli di coda con brevi sequenze di fotogrammi di film in cui gli ascensori sono stati protagonisti (abbiamo notato e apprezzato Maurice Ronet in Ascenseur pour l’échafaud, ma ci pare sia mancata la scena finale/culto di Profondo rosso); e infine quando si affiancano le sequenze dell’uso di un vecchio ascensore, sulla destra, e degli ingranaggi che lo muovono, a sinistra.
L’inciso sull’Hotel Cecil – che è stato il palcoscenico reale di 15 fra omicidi e suicidi, con il caso inquietante di Elisa Lam – sembra una deviazione sul tema, visto che le altre ‘tale’ non pare facciano riferimento a luoghi e avvenimenti così noti e narrativamente chiari. Le ‘tale’ con gli ascensori, alla fine, risultano ripetitive. Godibile la vecchia con le sue foto che trasformano il cubicolo angusto nel suo spazio domestico e la battuta in inglese, mentre le successive sono variazioni sul tema, soprattutto quando ripropongono il camminare all’indietro.
In tanta quantità di immagini, manca la varietà. Il nostro mondo verticale si è ridotto a grattacieli (ripresi comunque quasi sempre spezzettati e, quindi, meno incisivi), scale mobili e ascensori? Persino il cielo, ripreso fino a oltre 4000 metri (altezza oltre la quale si intravvedono finalmente le nuvole) pare un indefinito grigiore. Giusto qualche goccia di pioggia a ricordarci che l’acqua scivola in verticale – come nelle cascate o nei ruscelli che scorrono dai monti o perfino nei fiumi in piena, che straripano a valle trascinandosi dietro tronchi e bestiame. Mentre il corpo umano, che danza con scie di sabbia a effetto che ne sottolineano l’aspirazione a infrangere la legge di gravità, regala i minuti di maggior bellezza estetica.
Il video d’arte com musica elettronica è stato presentato al pubblico:
MuSA
Museo Virtuale della Scultura e dell’Architettura
via Sant’Agostino, 61 (angolo Via Garibaldi) – Pietrasanta (LU)
sabato, 21 settembre 2024, ore 18.30
Filippo E. Paolini, in arte ØKAPI presenta:
ØTIS, Vertical Tales
(live)
venerdì, 18 ottobre 2024
In copertina: La Locandina dell’evento (particolare per ragioni di layout)