‘Continua’… a stupire
di Simona Maria Frigerio
Tre artisti che si posizionano esteticamente quasi agli antipodi, quelli in esposizione fino a gennaio 2025 nella sede di San Gimignano di Galleria Continua.
Iniziamo il nostro percorso con l’artista che ci ha indubbiamente regalato sensazioni e pensieri più profondi, Jorge Macchi.
Nella sede di via del Castello, le sue barche in miniatura in bottiglie e bidoncini di plastica sono sinonimo di limite o dell’affermazione irreversibile che siamo entrati nell’epoca dell’antropocene (1)? Se la plastica è perenne inquinamento, la nave racchiusa è lo sforzo umano di oltrepassare le colonne d’Ercole? È imperio o sudditanza a quella stessa tecnologia che, se ci ha permesso di superarci prometeicamente, ci porterà anche al naufragio ultimo? Stiamo affondando come sul Titanic, mentre la musica continua a suonare e noi danziamo come dervisci rotanti fino alle sfinimento (di noi stessi o delle risorse che ce lo hanno permesso)?
All’entrata in Galleria, il gioco tra vuoti e pieni, pertugi e ostacoli alla vista si avverte immediatamente in Confesión (scatola di legno, 2024), ma torna anche in fondo alle scale, ove si riflettono un’opera materica (A perfect Dream, tessuto di cotone, 2024) e una pittorica (False Ceiling, olio su tela, 2014). Qui ci assale prepotentemente quel senso di illusione, che ha reso famoso il Teatro Delusio, compagnia che gioca con le innumerevoli sfaccettature del palco/mondo: in scena e dietro le quinte, fra illusioni e disillusioni, fra trucchi e disvelamenti, twist plot e immagini immortalate da un dagherrotipo. Jorge Macchi pare invitarci a non fidarci delle nostre percezioni e a non credere che un semplice pezzo di cartone verde non sia parte di un puzzle completo di cui noi stessi dobbiamo decidere se essere compartecipi, complici o protagonisti.
Seconda tappa all’Arco dei Becci, dove troviamo per la prima volta ospite a San Gimignano, Barbana Bojadzi.
Un tocco di action painting, la pittura che si mischia a immagini strappate – come nei décollage di Mimmo Rotella – e la matericità di un Burri. Bojadzi recupera tecniche e stilemi del Novecento con la novità dell’uso di alcuni materiali edili – dai pannelli isolanti al silicone e al bitume – che le permettono di stratificare i suoi lavori fino a incuriosire l’occhio del visitatore nella ricerca più che di un senso di un’origine. Non innovativa ma esponente di un tentativo di tornare, comunque, a una realizzazione pittorica che, a tratti, può farsi più originale – quando rimanda, ad esempio, a suggestioni paesaggistiche trasfuse di giapponismo ma sublimate attraverso un’arte fondamentalmente informale.
Tornando nella sede di via del Castello, oltre a Macchi, scopriamo la nuova personale di Sabrina Mezzaqui – caratterizzata dal work in progress e dalla pratica del walking, che l’ha condotta a fare un lungo percorso a piedi per raccogliere frammenti di natura e di pensieri sui quali lavorare. Galleria Continua ospiterà, infatti, un laboratorio i cui manufatti andranno via via ad arricchire la sua personale.
Al momento vediamo altalene e libri, appesi a un filo sottile che pendono nella platea dell’ex cinema, ora sede principale di Continua a San Gimignano. Sul palco, fili di perline come quelle che usavamo per fare, da bambine, collane con le quali agghindarci per imitare madri o dive di un grande schermo che faceva ancora sognare.
Lavorare in sottrazione in spazi così ampi è impresa ardua. Di certo Mezzaqui rifugge da installazioni che riempiono la platea, come gli splendidi progetti che abbiamo ammirato in passato e che hanno permesso a Buren di dialogare con Kapoor in Six Hands, il site-specific del 2018 (2), o ai totem di cristallo di Tayou di rispecchiarsi materialmente e simbolicamente in Uno specchio rotto di Pistoletto (3). Qui si respira forse un universo femminile che, invece di adeguarsi alla (pre)potenza maschile per seguirne le orme (come accade in politica), voglia contrapporvisi negando(si). Tra le poesie di Mariangela Gualtieri (che personalmente non amo), ve n’è una scelta e incorniciata da Mezzaqui che, però, sembra sposarsi proprio a questo concetto: “Non non non: che parola splendida questo non”. E però si l’altérité est un non, on se demande… “la forza somma del non fare del non dire del non avere del non sapere” può oggi conciliarsi con quasi 20mila bambini uccisi da Israele a Gaza e in Cisgiordania? Una donna può fare e dire e sapere, senza adeguarsi al fare dire sapere maschile, sradicando maschilismo e patriarcato, neocolonialismo e guerra, riportando l’immaginazione (come quelle altalene e quei fragili fili di perline) al potere? E però bisogna sapere e dire e fare. Non… negarsi.
Un tappeto di parole campeggia sul palco, ma forse è un nuovo tappeto di pensieri che noi donne dobbiamo elaborare e pretendere: affinché attraverso quella soglia passino pace e conoscenza, responsabilità e impegno, cura e amore.
Le esposizioni continuano:
Galleria Continua
via del Castello, 11 – San Gimignano
giorni e orari: tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Jorge Macchi presenta:
False Autumn
fino a domenica 26 gennaio 2025
Sabrina Mezzaqui presenta:
Raccogliere parole
fino a domenica 26 gennaio 2025
Arco dei Becci
stessi giorni e orari
Barbana Bojadzi presenta:
Monades
solo fino a domenica 12 gennaio 2025
(1) Per approfondire: https://www.inthenet.eu/2021/04/30/the-anthropocene-epoch-a-new-era-lantropocene-una-nuova-era/
(2) https://www.inthenet.eu/2018/05/27/daniel-buren-anish-kapoor-carlos-garaicoa-ornaghi-prestinari/
venerdì, 4 ottobre 2024
In copertina: Barbana Bojadzi, Adam’s fall (phase II, 2024), materiali misti su pannelli, 60 x 65 cm. Courtesy l’artista e Galleria Continua (si ringrazia l’Ufficio stampa di Galleria Continua per la foto)