Qui e ora. Domani
di La Redazione di InTheNet
Torna a Lucca l’esposizione internazionale dedicata agli artisti che hanno eletto la carta a materiale base delle loro opere. La visita indoor quest’anno è concentrata a Palazzo Guinigi e si dovrebbe iniziare il lungo tour tra le sale dal secondo piano.
In primis, consigliamo un occhio (attento) ai giovani artisti che hanno contribuito al lavoro dei maestri ed espongono anche opere create da loro stessi per la mostra. Qui troviamo Xiruo Zhang e Boshu Ai Ren con una elegante e poetica balena in stile Hayao Miyazaki o Terry Gilliam sospesa a lanterne di carta, tipicamente orientali; le figure fortemente espressive di Gabriel Giunta; e le pseudo-vetrate artistiche (ovviamente in carta) di Martina Madrigali.
Abbastanza angoscianti le immagini (pittoriche) di Anne Herzbluth e (scultoree) di Agnes Nagy dove il mito e la tragedia si tingono di una catastrofe reale e annunciata – senza possibilità di catarsi. Nemmeno la cultura o la storia sembra possano traghettare l’umanità in uno spazio/tempo ancora aperto alla speranza.
Joanathan Bessaci ricostruisce ritratti anche fortemente caratterizzati etnicamente ritagliando cartine stradali – ripiegate in più strati. Il risultato è notevole sia a livello espressivo sia tecnicamente. Nella stessa sala Manuela Granziol costruisce con carta da rivista patinata sculture che immortalano gesti di una quotidianità sfuggente.
Anche Eric Montaux attinge al mito per le sue figure in equilibrio instabile ma con la bellezza classica e fragile di un Igor Mirotaj e i rimandi all’universo insieme onirico e distopico del Labirinto del fauno di Guillermo del Toro… mentre l’occhio della mente completa ciò che la carta (o qualsiasi altro materiale) lascia al vuoto dell’immaginazione.
Sylvaine Martel allestisce praticamente un set che è insieme volutamente cinematografico (con riflettore e casse acustiche a vista che riproducono il vociare dei bambini), e la riproduzione veristica di un giardino pubblico con i suoi bambini insieme reali e nostalgicamente figli di un’infanzia trascorsa in libertà, all’aperto, come in Occidente non si osserva praticamente più.
Divertissement puro l’installazione Tiger and Leopard by my side di Federica Ricotti come i Subjects of the city: backs di Christian Albarracin. Mentre, tra passato (i culti dei morti in alcune zone dell’Oriente, dove si bruciano messaggi per i defunti) e futuro (una specie di modello in scala di una metropoli), si pone alla nostra attenzione l’installazione/mondo di Qin Chong. Fragile e inquietante, quanto certe opere di Marino Marini, Triad – nella sala a fianco (e l’ultima del secondo piano) – del polacco Kajetan Karkuciński.
Step successivo al terzo piano dedicato alla meditazione e affiancato, stranamente, alla moda con i manichini rivestiti di carta plissettata e trattata fino a raggiungere la consistenza materica di organza o tulle in un tout blanc firmato James Dimech, tra foto in bianco e nero che esaltano l’aspetto più teatrale dell’universo fashion firmate da Steven Muliette. Nella sala accanto attrae la nostra attenzione Asya Kozina con le sue parrucche più elaborate di quelle dei tempi del Re Sole in cui intesse boccoli tra uccelli e dimore principesche – rigorosamente di carta bianca. Coloratissimi, al contrario, i trompe l’œil di Alberto Fusco. E c’è spazio persino per il cartoon letteralmente fatto con cartoni animati di Misseri Animations. Tra abito e natura per consistenza materica ed estetica, spiccano i lavori di Anna Maria Scocozza; mentre Paola Bazz si rifà indubbiamente ad artiste come Dadamaino e alle ricerche geometrico-percettive degli anni 50 e 60 (ricerche che si ritrovano nella sala 9 con le opere di Valentyna Danylenko). E a seguire una sala dedicata al design in carta e cartone, dalle poltrone ai tavolini fino alle lampade da scrivania – ma non solo.
Salendo ancora un piano si raggiunge l’altana, ed è un piacere sedersi ad ammirare Lucca dall’alto, circondata dalle sue colline azzurrognole mentre battono las cinco de la tarde e un Buddha di carta firmato da Libero Maggini ci invita alla meditazione o, più semplicemente, a goderci l’attimo fuggente.
Si torna quindi al piano terra e, nel cortile, Chantal Maiorano ci accoglie con Giano, una specie di macchina del tempo che rimanda iconograficamente all’universo distopico di Brazil o de L’esercito delle 12 scimmie. Mentre un Bianconiglio (che, in realtà, è uno scoiattolo, firmato da Jonathan Bessaci, che rincorre la sua ghianda), tutto colorato, fa capolino poco più in là quasi a invitarci a entrare in un mondo all’incontrario – che, visto come va il nostro, forse è più stabile e sicuro di quanto non si creda.
Si fanno notare in questa XII edizione le installazioni, il recupero di tecniche pittoriche degli anni dai 50 agli 80 del Novecento (come la bruciatura della carta o i cartoni animati), gli esperimenti ‘architettonici’ avveniristici e gli spazi dedicati alla meditazione, al riposo, per godersi appieno non solamente la mostra ma il momento.
Ricordiamo che la mostra continua anche con le installazioni disseminate outdoor nel centro di Lucca.
LuBiCa 2024 continua:
Palazzo Guinigi
via Guinigi, 29 – Lucca
fino a domenica, 29 settembre 2024
orari: tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle 20.30
venerdì, 16 agosto 2024
In copertina: Il Logo ufficiale