A Savigno un’assemblea pubblica organizzata dalle Ariette
di Simona Maria Frigerio
Il racconto del Vajont. Orazione civile è stato scritto in forma di monologo teatrale nel 1993 da Marco Paolini, dal regista Gabriele Vacis e da Gerardo Guccini e Alessandra Ghiglione. La frana del Toc che causò l’onda che, sovrastando la diga del Vajont e dilagando a Longarone, uccise 1918 persone, tra cui 487 bambini e adolescenti, era avvenuta trent’anni prima, il 9 ottobre 1963. Ci vollero tre decadi perché l’arte affermasse ciò che Tina Merlin aveva denunciato, parlando alle genti di Erto e Casso, e facendo il suo mestiere di giornalista. La politica non ci arrivò mai ad ammettere l’errore e l’inutilità dei modelli in scala e degli esperimenti di una sequela di cosiddetti esperti che si contraddicevano a vicenda: dietro c’era già la speculazione energetica e la SADE, che aveva costruito la diga, con la legge del 6 dicembre 1962 n. 1643, come tutte le altre imprese elettriche, era già stata nazionalizzata, diventando proprietà dell’Enel.
Il copione di allora, si ripete oggi con il cambiamento climatico. La politica non ha colpa se non si fa manutenzione (di strade, invasi, fossi; se si canalizza poco e male; se il cemento si deteriora e un intero marciapiede appena fuori dalle Mura di Lucca crolla perché, nel frattempo, la struttura metallica che lo reggeva si era arrugginita). Il ponte Morandi scopriremo che è crollato a causa dell’umidità che ha deteriorato i bulloni per via del cambiamento climatico! E il Rio Marzatore, che ha toccato da vicino la Compagnia delle Ariette esondando, è una calamità naturale, ovviamente. A meno che la gente, gli abitanti del luogo e i pensatori liberi, non si ritrovino e facciano massa critica, contro-informazione, disubbidienza civile all’inciviltà del pensiero unico dominante: scientismo fideistico invece di militanza e dubbi. Come disse Bertrand Russell: “il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”.
Il cambiamento climatico come scusa per i potenti e finanziamento agli artisti
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici risale al 9 maggio 1992. Circa cinque milioni di anni fa, il Mar Mediterraneo era una vallata profonda e secca che divideva Europa, Africa e Asia; nella regione del Nord Atlantico, tra il IX° e il XIV° secolo, vi fu un periodo caratterizzato da un clima relativamente caldo per tali aree climatiche. Se, quindi, da almeno trent’anni stiamo registrando un aumento delle temperature e la CO2 è un gas serra, che potrebbe contribuirvi, altrettanto vero è che l’essere umano sarebbe causa solamente del 20% della sua produzione. Il nocciolo del problema sta proprio qui: la riduzione di una percentuale di questo 20% a quali conseguenze reali – ossia tangibile rallentamento dell’aumento della temperatura – porterebbe, visto che a livello climatico esistono anche altri fattori da tenere in considerazione, come il calore proveniente dal sole, l’equilibrio energetico e la circolazione atmosferica e oceanica?
Vero è che la gente, imbottita di paure (dei migranti, ladri, stupratori, virus, guerre, cambiamento climatico, eccetera) mediaticamente indotte, ha la sensazione che i disastri naturali stiano aumentando, anche in severità. Eppure secondo l’International Disaster Database (1), pubblicato dal Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (2), il database mondiale che registra i disastri naturali secondo tre parametri: 10 o più decessi, 100 o più persone colpite, dichiarazione di calamità naturale, mostra un aumento dei disastri naturali dal 1920 circa alla fine del secolo scorso ma, dai primi anni 2000, questo presunto aumento non sarebbe più notabile e, anzi, sembrerebbe esserci una diminuzione dei disastri naturali (dovuti ad alluvioni ed esondazioni, ossia connessi con il clima) e, contemporaneamente, anche i report dei disastri ‘geofisici’ (ossia terremoti, attività vulcanica o movimenti di massa secca), che non dovrebbero essere provocati dal cambiamento climatico, registrano il medesimo rialzo e una controtendenza a partire dall’anno 2000. In parole povere (come abbiamo già scritto in precedenza), dato che i terremoti sicuramente non sono causati dal clima e si sono susseguiti nel tempo con un andamento simile alle alluvioni (provocate al contrario da agenti atmosferici), e se i disastri geofisici sono considerati – dagli stessi ricercatori – stabili o in diminuzione e si attribuisce al better reporting l’aumento del Novecento, altrettanto si dovrebbe fare per gli eventi atmosferici.
Per questo, il cambiamento climatico sembra sempre più la foglia di fico dietro la quale si nasconde la politica per distogliere i fondi dal dissesto idrogeologico (secondo l’ISPRA il 91% dei Comuni italiani e oltre 3 milioni di famiglie si trovano in zone ‘ad alta vulnerabilità’) in un tondo 2% del Pil destinato ad armamenti. Del resto, se per questa Europa il clima contasse davvero, non foraggeremmo la guerra in Donbass anche con armi all’uranio impoverito (Uk), bombe a grappolo (Us) né con bombe al fosforo bianco che stanno radendo al suolo Gaza (Israele).
Ma torniamo al gas serra IlSole24Ore relativamente alla produzione di CO2 nel 2021 affermava che la Repubblica Popolare Cinese producesse, da sola, il 33% del totale di CO2 di origine antropica, gli Stati Uniti il 12,5%, l’Unione Europea il 7,3%, l’India il 7% e la Russia il 5%. Il problema è quindi capire cosa determina una narrazione tanto unidirezionale verso l’azzeramento di emissioni di CO2 nella sola Europa (che già ne produce poca, anche se non sappiamo quanto il dato corrisponda alla realtà dei fatti visto che le quote di emissione di CO2 si possono anche acquistare e vendere). Inoltre è bene sapere che i combustibili fossili suppliscono ancora al 78% del fabbisogno globale di energia – e l’Italia da sola, dopo l’inizio dell’Operazione Speciale Militare in Donbass, ha riattivato a pieno regime le sue centrali a carbone: in quattro casi dell’Enel – Fusina (Venezia), Brindisi, Torrevaldaliga (Civitavecchia) e Portovesme in Sardegna. La compagnia Ep Produzione possiede la centrale a carbone di Fiume Santo in Sardegna; mentre A2A ne ha una a Monfalcone. Inoltre esiste un impianto a olio combustibile a San Filippo del Mela (Messina).
Ma non solo. Se è così importante acquistare auto elettriche (senza porsi la domanda su come viene prodotta tale energia), almeno per abbattere le polveri sottili (che causano circa 7 milioni di decessi l’anno, 3), perché imporre dazi sulle auto elettriche cinesi (4)? Perché la Repubblica Popolare Cinese incentiva impropriamente le sue aziende? Dal Registro nazionale degli aiuti di Stato italiano si può verificare che da ottobre 2016 a gennaio 2024 sono stati erogati, prima a FCA e poi a Stellantis, aiuti per un totale di 100 milioni di euro oltre alla cassa integrazione – sebbene Stellantis non produca il milione di auto promesse in Italia, e abbia sede legale in Olanda e, nel suo board, sieda un rappresentante dello Stato francese. Ma quante persone ne sono informate? La verità è che un modello base elettrico cinese costa circa 10mila euro (senza i dazi che potranno arrivare al 38% in Europa e al 100% negli US) mentre una Tesla base circa 32mila. La Rivoluzione green prevede, è vero, anche ecobonus (in Italia, esauriti in 9 ore) in base al reddito. Ma qui abbiamo un secondo inghippo: con l’Isee ‘giusto’ si potrà sostituire perfino una Euro 5, mentre con quello anche solo leggermente superiore al previsto, ci dovremo tenere la nostra Euro 1 o 2. Visto come si calcola l’Isee (ad esempio, considerando la prima casa una rendita), ecco l’ennesimo regalo agli evasori e la dimostrazione che non è il cambiamento climatico il motivo per cui i nostri politici fanno greenwashing ogni mattina – e brainwashing alle popolazioni da mane a sera.
Nord Stream, gas di scisto e gasiere
Dopo che qualche ‘solito ignoto’ ha fatto saltare il Nord Stream 2 (5) e abbiamo optato allegramente per l’altamente inquinante gas di scisto – ma rigorosamente Made in US (6) – nessuno si è chiesto anche solo quanta CO2 aggiungono le gasiere che adesso solcano i nostri mari?
Già nel 2011 in uno studio della Cornell University di New York, si affermava che: “il gas naturale estratto dagli scisti, è più inquinante del gas tradizionale, del petrolio e del nero di carbone in quanto produce emissioni di gas serra in proporzioni maggiori. Gli effetti negativi dell’estrazione non sono dati dal gas in sé ma dai pozzi in cui esso si trova, dove ci sono anche grandi quantità di metano, uno dei principali gas serra che contribuisce enormemente al cambiamento climatico”. Inoltre va tenuto in considerazione l’inquinamento delle falde acquifere e l’enorme utilizzo di acqua e di sabbia, quando in molte aree del mondo l’acqua soprattutto potabile già scarseggia. Per non parlare di un fatto denunciato da IlSole24Ore, ossia la possibilità del fracking di provocare terremoti (sempre dai dati de Il Sole se nel 2007, in Oklahoma, si era registrato un solo terremoto, nel 2015 se ne contavano ben 900: in pratica, una zona asismica si era trasformata, grazie al gas di scisto, in uno tra i territori a più alta sismicità degli Stati Uniti).
Infine, secondo una blasonata società di analisi danese (7) “nel primo trimestre del 2024 la valutazione media CEI riferita alle 13 principali attività di trasporto marittimo di merci a livello mondiale ha raggiunto 107,5 punti: è la prima volta che l’indice medio dell’indice CEI supera il valore di 100 a livello globale, registrando per altro un aumento del 15,2% rispetto al quarto trimestre del 2023”. Il che, ovviamente, comporta un aumento anche delle emissioni di CO2.
Da Hội An a Phnom Penh
Due casi emblematici che più che al cambiamento climatico dovremmo imputare all’incuria e alla speculazione edilizia sono rappresentati dalle calamità ‘naturali’ in Vietnam e Cambogia.
A Hội An per secoli vi sono state le esondazioni del fiume cittadino, il Thu Bon, in periodo monsonico ma le abitazioni/negozio erano edificate in modo che il pianterreno che dava sul corso d’acqua per il carico/scarico delle merci, potesse anche allagarsi completamente, dato che le famiglie nei periodi alluvionali vivevano al primo piano e si muovevano in barca. Oggi che si pretende di costruire in riva al fiume e di non far allagare il pianterreno, ci si lamenta del cambiamento climatico!
Lo stesso vale per la capitale della Cambogia, che non solamente vantava un bellissimo lago, il Boeung Kak, esteso per 90 ettari e situato nel centro della città, ma complessivamente 25 specchi d’acqua, dei quali oggi 15 sono stati riempiti di sabbia per permettere la costruzione di edilizia privata e spazi commerciali, 8 parzialmente riempiti, e uno è stato convertito a discarica. Ovviamente, senza più tali bacini di contenimento delle alluvioni nei periodi monsonici, anche Phnom Penh rischia allagamenti che, prima, non sperimentava – oltre al fatto che centinaia di famiglie di pescatori hanno perso la propria fonte di sostentamento e la propria abitazione.
Il manicheismo dei ‘giusti’ dopo la divisione provax v/novax
Bertolt Brecht in Vita di Galileo prestava queste parole al suo protagonista: “Non m’importa di mostrare di aver avuto ragione, ma di stabilire se l’ho avuta. E vi dico: lasciate ogni speranza, o voi che vi accingete a osservare! […] Sì, rimetteremo tutto, tutto in dubbio. E non procederemo con gli stivali delle sette leghe, ma a passo di lumaca. E quello che troviamo oggi, domani lo cancelleremo dalla lavagna e non lo riscriveremo più, a meno che posdomani lo ritroviamo un’altra volta”.
Se pensiamo al rapporto tra Einstein e Niels Bohr, comprendiamo quanto un genio possa non solamente mettersi in discussione ma aprirsi a opinioni diverse dalle proprie e dialogare con l’altro da sé senza il solo fine di distruggerlo, ridicolizzarlo o dimostrare di avere ragione. E del resto, il Teorema di Bell ha dovuto attendere decenni prima che Gerard’t Hooft, nel 2007, introducesse il super-determinismo, postulando che esiste sempre una relazione tra il risultato dell’esperimento e la scelta che si farà. Ovvero, per semplificare, si otterranno certi risultati sperimentali in quanto gli scienziati e le tecnologie – di un dato momento storico – sono determinati dall’esterno a impostare l’esperimento in un dato modo.
Cosa ne consegue a livello scientifico? In primis, che ogni teoria è suscettibile in quanto tale a successive modifiche e confutazioni, revisioni, superamenti e, a volte, smentite colossali. A livello filosofico, che si dovrebbe essere meno certi di verità assolute (che appartengono semmai alla religione e, spesso, come sappiamo, si sono dimostrate fallaci) e tornare a un sano relativismo, che permette il dialogo tra le persone, nel rispetto dell’opinione dell’altro da sé. E a livello politico, a capire che il cambiamento climatico non potrà in ogni caso essere fermato da un’Europa che vanta 450milioni di individui a fronte del resto del mondo, composto da quasi 7 miliardi e mezzo di persone, che possono pensarla anche in maniera diametralmente opposta alla nostra.
Ciò che la politica può fare è tornare a confrontarsi con i problemi reali delle persone, tantando di risolverli, senza avallare speculazioni – anche energetiche, come il Tyrrhenian Link, di cui parleremo la settimana prossima con l’avvocata sarda Giulia Lai; ed evitando di usare i fondi del PNRR per devastare il Parco Naturale di Migliarino San Rossore per le esigenze operative, logistiche e addestrative del Gruppo Intervento Speciale e del 1° reggimento Carabinieri paracadutisti Tuscania – oltre che per “l’efficientamento di immobili per i reparti, già presenti in zona, della Marina Militare e del Centro di Addestramento della 2a Brigata Mobile Carabinieri” (9). Tutte scelte avallate sia dalla cosiddetta destra, sia dal cosiddetto centro-sinistra che, a livello di interventismo, atlantismo e bellicosità si eguagliano.
E se la politica è la polis, occorrerà anche tornare a formare massa critica perché il Disegno di Legge 1660, ormai alle porte (10), dopo aver bandito la contro-informazione vuole bandire anche il diritto dei cittadini a manifestare, soprattutto contro le grandi opere – dalla Tav al succitato Tyrrhenian Link, che riempirà la Sardegna on e offshore di impianti fotovoltaici e parchi eolici per fornire energia al Nord Italia. Dobbiamo dire basta a chi vuole zittire ogni forma di dissenso usando il termine fake news o disinformazione. Vorremmo che tutti quegli ‘scienziati’ che tacciavano i colleghi medici di ‘terrapiattismo’, in quanto avevano dubbi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino Pfizer, rispondessero al perché sul bugiardino del Comirnaty vi è scritto, oggi, a chiare lettere che, tra gli effetti avversi vi sono stati casi di miocardite e pericardite i quali, in alcuni casi, hanno richiesto il supporto in terapia intensiva e si sono osservati altresì casi fatali. O perché una Janine Small, presidente dei mercati internazionali di Pfizer – in rappresentanza del Ceo, Albert Bourla – abbia risposto al Parlamento Europeo, ridendo, che “non avevano testato il prodotto (somministrato come vaccino, n.d.g.) per bloccare il contagio” e, di fatto, non si sapeva se fosse un vaccino immunizzante. Di conseguenza, tutte le imposizioni, quali il Green Pass, basate sul fatto che chi si vaccinava non si contagiava né contagiava gli altri erano illegittime. Per anni abbiamo sopportato una caterva di falsità sulla Covid-19: mentre si rinchiudeva una popolazione giovane e sana in casa, si ricoveravano i malati a ‘bassa intensità’ nelle RSA; invece di fare autopsie che avrebbero scoperto che si moriva per trombosi e non per polmonite bilaterale (12), si bruciavano i cadaveri in pompa magna per rinfocolare il terrore come ai tempi dei monatti; e quei medici che agivano in scienza e coscienza, infischiandosene del paracetamolo e della vigile attesa e dando immediatamente antinfiammatori, vitamine eccetera, erano sospesi mentre altri colleghi avrebbero perso per sempre il loro lavoro.
Questa politica figlia dello scientismo, che usa come arma contro il dissenso, e si giova di pennivendoli finanziati da Soros e di artisti che sanno cosa scrivere per ottenere i fondi dallo Stato, è ora che si confronti nuovamente con la politica vera, quella che fanno le persone quando si riuniscono, in una piazza di Savigno, grazie alla ‘cura’ delle Ariette.
(1) https://www.emdat.be/ Nel sito, al quale ci si può liberamente iscrivere per prendere visione di tutti i dati, vi è un bottone che recita: “Pre-2000 data is particularly subject to reporting biases. To download this data, activate the button below”. Questo a conferma del better reporting
(2) Il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters: https://www.cred.be/
(3) L’inchiesta: https://www.inthenet.eu/2022/06/03/lacrime-e-sangue-no-polveri-sottili/
(4) Dazi ed ecobonus: https://www.inthenet.eu/2024/07/26/europa-green/
(5) Si veda sul Nord Stream II: https://www.inthenet.eu/2023/02/24/ns2-chomsky-prima-di-hersch/
(6) Si veda: https://www.inthenet.eu/2022/04/15/la-propaganda-di-guerra-ripulisce-il-gas-di-scisto/
(7) Per approfondire: https://www.portnews.it/quanto-inquinano-le-navi-ecco-cosa-dicono-i-dati/
(8) La scomparsa dei bacini idrici della capitale cambogiana: https://www.inthenet.eu/2024/04/26/phnom-penh-e-il-capitalismo-baby-prima-parte/
(9) Tra i molti articoli su quanto sta accadendo in Toscana: https://www.inthenet.eu/2023/09/29/la-militarizzazione-della-toscana-continua/
(10) Sul DdL 1660: https://www.inthenet.eu/2024/08/02/dopo-le-disinformazioni-si-bandiscono-le-manifestazioni/
(11) Anche Pfizer ha dovuto, il 23 dicembre 2023, cambiare il proprio bugiardino aggiungendo effetti avversi gravi fino a pochi mesi prima negati (16): “Dopo la vaccinazione con Comirnaty è presente un aumento del rischio di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione del rivestimento esterno del cuore) (vedere paragrafo 4). Queste condizioni possono svilupparsi pochi giorni dopo la vaccinazione e si sono verificate principalmente entro 14 giorni. Sono state osservate più spesso dopo la seconda dose di vaccino e nei maschi più giovani. Il rischio di miocardite e pericardite sembra essere inferiore nei bambini di età compresa fra 5 e 11 anni rispetto a quelli di età compresa fra 12 e 17 anni. La maggior parte dei casi di miocardite e pericardite si risolve. Alcuni casi hanno richiesto il supporto in terapia intensiva e sono stati osservati casi fatali” in: https://www.inthenet.eu/2024/06/21/i-vaccini-ieri-oggi-e-domani/
Si veda anche l’originale: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_005389_050305_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3
(12) Il protocollo Viecca: https://www.sanitainformazione.it/salute/covid-19-il-primario-di-cardiologia-del-sacco-non-si-muore-di-polmonite-ma-di-trombosi/
venerdì, 9 agosto 2024
In copertina: La piazza di Savigno, foto della redazione; nel pezzo: il programma completo di Territori da curare 2024, organizzato dal Teatro delle Ariette