Piantedosi, Nordio e Crosetto partoriscono il DdL 1660
di Simona Maria Frigerio
Online, se volete, potete reperire il Disegno di Legge (con relative proposte di modifica) intitolato Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario, presentato lo scorso 22 gennaio ma la cui discussione alle Camere sta entrando nel vivo in queste settimane.
Come da titolo, ci troviamo di fronte a un DdL omnibus che va a modificare alcuni articoli, sparsi qua e là, tra argomenti molto diversi tra loro – dai beni confiscati alle mafie alle rivolte carcerarie, dall’accattonaggio o la prostituzione nelle stazioni ferroviarie al porto d’armi senza licenza. In pratica, però, la sensazione prevalente è quella di un inasprimento delle pene generalizzato, una maggiore impunità per eventuali reati delle forze dell’ordine in senso lato, un maggior controllo sociale e il tentativo di far tacere definitivamente ogni forma di dissenso.
Dopo un lustro dedicato a trasformare il termine contro-informazione (tendenzialmente positivo in quanto accreditato come informazione di minoranze – politiche o sociali – che denunciavano le menzogne del potere, pensiamo ad esempio ai tanti libri bianchi, non ultimo quello su quanto accadde al G8 di Genova nel 2001) in dis-informazione (termine con valenza negativa a priori, coniato per chiunque abbia una posizione critica o antagonista e figlio di un pregiudizio, ovvero che le persone non siano in grado di discernere se lasciate libere di attingere informazioni e opinioni da più fonti; e di una buona dose di arroganza in coloro che pensano di detenere l’unica verità, dimenticando le dottrine relativiste e lo storicismo); il potere doveva, a questo punto, per forza intervenire sulle manifestazioni in piazza – che si pensavano ormai retaggio del passato dopo la clausura forzata e il terrore da Covid-19. Ma, contrariamente a quanto presagito da psicologi e sociologi ignoranti in antropologia, l’essere umano è un animale sociale e ci ha messo poco a tornare a riunirsi, abbracciarsi, stringersi la mano e… scendere in piazza – soprattutto di fronte alla pulizia etnica (più accettabile di genocidio per le anime belle e gli algoritmi?) del popolo palestinese, operata da Israele con la complicità degli Stati Uniti, della UE e dell’appendice britannica.
Ma leggiamo il testo (quasi incomprensibile visti i riferimenti ad articoli di leggi diverse) e poniamoci alcuni sani dubbi.
Partiamo dall’Articolo 2 non tanto per l’istituzione della piattaforma informatica denominata CaRGOS per facilitare il raffronto dei dati quanto perché apprendiamo che, per far fronte alle crescenti “esigenze di prevenzione del terrorismo, è stata prevista la comunicazione, da parte degli esercenti dell’attività di autonoleggio, dei dati identificativi del soggetto richiedente il servizio per il successivo raffronto effettuato dal Centro elaborazione dati di cui all’articolo 8 della legge 1° aprile 1981, n. 121”. Non sapevamo nemmeno che ogniqualvolta si noleggia un mezzo, si viene segnalati nel libero Stato di Bananas…
Sul fronte delle occupazioni abusive, ecco che l’Articolo 8 introduce una nuova fattispecie di reato nel codice penale, ossia il comma 1 introduce l’articolo 634-bis del codice penale, rubricato: «Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui». Si tratta di un “delitto – perseguibile a querela della persona offesa – volto a punire le condotte di quei soggetti che, mediante violenza o minaccia, occupano o detengono senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui, ovvero impediscono il rientro nel medesimo immobile da parte del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente. La pena prevista è quella della reclusione da due a sette anni”. Ovvio in questo caso pensare che, se si vuole proteggere la proprietà privata, da un lato, dall’altro occorrerebbe anche garantire il diritto alla casa. In caso contrario, ci ritroveremo sempre più – come gli States insegnano – con senzatetto che dormono accampati sotto tende di fortuna, o su panchine coperti dai cartoni (come accade, ad esempio, nel perchetto Oltrarno, nella cosiddetta civilissima Firenze).
Ma non vi preoccupate! Turisti e pendolari non si accorgeranno nemmeno della massa crescente di poveri. All’Articolo 10 (Modifiche all’articolo 10 del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito in legge 18 aprile 2017, n. 48, e all’articolo 165 del codice penale, in materia di sospensione condizionale della pena), si prevede il divieto di “stazionamento o di occupazione di spazi, che limitano l’accessibilità e fruizione di infrastrutture (fisse e mobili) ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze con condotte quali la «prostituzione con modalità ostentate» o «l’accattonaggio con modalità vessatorie o simulando deformità o malattie o attraverso il ricorso a mezzi fraudolenti» che, in senso più ampio, limitano o comunque recano disturbo alla libera fruizione di tali spazi da parte dei cittadini”. Quindi, le prostitute faranno il piacere di presentarsi castamente abbigliate e i poveri non dovranno indossare occhiali da sole fingendosi ciechi per racimolare qualche euro impietosendo il passante. Altrimenti, è prevista una pena pecuniaria (che vorrei capire come pagherebbe un senzatetto) o detentiva fino a 2 anni: il che, tutto sommato, potrebbe essere un modo per avere un tetto sulla testa e tre pasti al giorno a spese di uno Stato che si preoccupa solo che non si rechi disturbo ai cittadini inseriti nel sistema capitalistico.
L’Articolo 11 – anch’esso sostanzialmente una modifica di un DL del 1948 (sic!), vieta la resistenza passiva, quella con cui il tanto ossequiato Ghandi avrebbe vinto contro i colonialisti britannici. Infatti, “colui che impedisce con il proprio corpo la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata commette un delitto e non più un illecito amministrativo, punito con la reclusione fino a un mese, o la multa fino a trecento euro”. Ma se si è più persone (come accade quando si manifesti contro l’invio di armi o la riapertura di una Centrale a carbone), viene prevista la reclusione da sei mesi a due anni. Quindi, si passa da “un illecito amministrativo in fattispecie delittuosa” – in pratica, si equipara a un atto di violenza la non-violenza di gandhiana memoria (tanto venerata dalle nostre società democratiche a parole e, ormai, equiparata a un delitto).
L’Articolo 12 (sempre una modifica, in particolare degli articoli 146 e 147) prescrive che, laddove si prevedeva obbligatoriamente “il rinvio della pena per donne incinte e madri di prole fino a un anno”, adesso tale norma – che nasceva da un senso della giustizia più umano – è facoltativa.
L’Articolo 14 (che contiene modifiche agli articoli 336 e 337 del codice penale) introduce un’aggravante. Per le ipotesi previste dall’articolo 336 del codice penale: «Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell’ufficio o del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni». In tali casi, adesso, è previsto un aumentato di pena di un terzo. Idem per l’Articolo 337, che riguarda il pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio. Pensiamo questo cosa comporterà per chi scenda in piazza e usi il termine genocidio riferendosi a ciò che sta commettendo Israele a Gaza. Ma la perla è un emendamento che si risolve in minaccia per chi si sia opposto, ad esempio, a un’opera inutile e devastante a livello ecologico come la Tav, ossia: «Se la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la pena è aumentata da un terzo a due terzi». Anni di galera attendono i portuali di Genova o Trieste come le anime belle dei Fridays for Future.
Dopo aver usato il green per imporre auto elettriche e caldaie di ultima generazione, i ragazzini che imbrattano i muri con le loro scritte ecologiste che, ultimamente, si sono un po’ troppo politicizzate, non servono più (a meno che non siano Banksy o altri muralisti quotati sul mercato). Per questo l’Articolo 16 prevede contro gli stessi un’ulteriore circostanza aggravante se il fatto è commesso su beni mobili o immobili adibiti all’esercizio di funzioni pubbliche, con la finalità di ledere l’onore, il prestigio o il decoro dell’istituzione cui il bene appartiene. Quindi, se scriverete Stop al genocidio dei palestinesi sul muro dell’Ambasciata israeliana (ma dubitiamo riusciate anche solo ad avvicinarvi), prevedete una reclusione da sei mesi a un anno e sei mesi e la multa da 1.000 a 3.000 euro. Idem se scriverete il classico Governo ladro sul muro di una prefettura o, magari, un Abbasso i fascisti sul muro di Palazzo Chigi… Ci sono come sempre ulteriori aggravanti con aumenti della pena pecuniaria e detentiva ma pensiamo che abbiate capito il messaggio: se volete scrivere sui social, vi banna l’algoritmo, se volete farlo su un muro state attenti che sia ben nascosto così che non vi legga nessuno.
Chiudiamo con l’Articolo 20 che ci lascia stupiti quanto il secondo, visto che ci fornisce una informazione che non avevamo. Qui si prevede di estendere agli agenti di pubblica sicurezza quanto previsto dall’articolo 73 (regio decreto 6 maggio 1940, n. 635), il quale stabilisce che «il Capo della polizia, i Prefetti, i vice-prefetti, gli ispettori provinciali amministrativi, gli Ufficiali di pubblica sicurezza, i Pretori e i magistrati addetti al pubblico Ministero o all’ufficio di istruzione, sono autorizzati a portare senza licenza le armi». In pratica, invece di superare la Legge Reale in senso più restrittivo rispetto all’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine, soprattutto se non in servizio, si prevede che possano detenere e usare rivoltelle o pistole di qualunque misura, senza licenza. Perché poi un agente o un magistrato, che dovrebbe garantire il rispetto delle leggi, voglia avere con sé una calibro magnum quando va a comprare un gelato al figlio, senza nemmeno licenza, resta un mistero. Forse l’asservimento dell’Italia ai voleri degli statunitensi passa anche attraverso un asservimento ai loro valori…
venerdì, 2 agosto 2024
In copertina: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay