Mélenchon e Corbin eletti, Biden al tracollo, le isterie di Kallas, Modi a Mosca, Sebastopoli v/ Kyiv, e il Sahel finalmente unito
di Luciano Uggè
Il voto francese e britannico crediamo sia inequivocabile. Dalla politica estera belligerante al taglio del welfare conseguente, dal sostegno al genocidio del popolo palestinese a quella che Mélenchon chiama islamofobia e Keir Starmer (nuovo Premier britannico, che si è già fatto notare per aver sposato la posizione ucraina riguardo al missile che ha colpito un ospedale pediatrico a Kyiv) definisce fine del piano Rwanda (ossia della deportazione nel Paese africano dei migranti irregolari), il popolo europeo rema in direzione ostinata e contraria sia ai leader conservatori sia a un’Unione Europea che ha ormai consegnato il nostro futuro a tre donne. Ursula coniugata von der Leyen (scandalo Pfizer e Слава Україні!); Christine coniugata Lagarde (alti tassi di interesse per retribuire i grandi investitori deprimendo l’economia reale); e Kaja Kallas (l’unica a non usare, di queste tre ‘femministe’, il cognome del marito, Arvo Hallik, fors’anche perché un po’ invischiato con un Russia-gate in salsa estone). Kallas, in particolare, ex Premier precipitata nel gradimento elettorale del suo Paese – grande quanto una piccola regione italiana e popoloso quanto il Friuli-Venezia Giulia – sarà responsabile per la politica estera della Ue e si è già fatta notare accanto all’uscente Stoltenberg, con questa dichiarazione: “Dobbiamo definire la vittoria come il nostro obiettivo in guerra, perché non si può vincere una guerra se la vittoria non è definita come l’obiettivo”. Traducendo, i Paesi della Nato sono in guerra contro la Russia, senza averlo ufficializzato. Ovviamente, come lei stessa ha già ammesso – in pubblico – per “smembrare la Russia”.
In pratica, i leader UE autoeletti perseguono la loro folle corsa verso il baratro mentre i popoli europei disertano le elezioni farsa di un Parlamento europeo delegittimato dal fatto di non legiferare; e vanno a votare in due tra i Paesi del G7 affermando la loro ferma contrarietà alla deriva bellicista e al doppio standard, alla perdita dei diritti e delle garanzie sociali oltre che al continuo restringimento delle libertà democratiche – da quella di parola e opinione a quella di manifestare. E in particolare fa piacere vedere un outsider come Corbin essere votato in massa, con le sue idee antisioniste e socialiste. Vedremo quanto il partito che ha vinto (e che lo ha espulso), in Uk, riuscirà a portare avanti un pensiero laburista che sia meno figlio di Blair e più parto tardivo dello stesso Corbin.
Nel frattempo Scholz attende che anche la sua testa piuttosto confusa e ondivaga cada, mentre Sarah Wagenknecht, leader del BSW, fuoriuscita da una annacquata Die Linke e vera novità del panorama tedesco di sinistra, rifiuta l’entrata dell’Ucraina in Unione Europea senza mezzi termini, descrivendola più o meno come: “Un Paese caratterizzato da corruzione endemica e mancanza di Stato di diritto. Un Paese in cui un uomo è venerato come un eroe nazionale, la cui milizia ha preso parte all’Olocausto”.
Dopo aver preso coscienza dell’insostenibile appoggio degli US al massacro dei palestinesi, operato dai loro alleati israeliani, e che il doppio standard non è propaganda russa, l’avvicinamento dell’India alla Russia (al di là dei Brics) è più evidente che mai. Il Premier, Modi, uscito lui, sì, vincitore dalle recenti elezioni, si è recato a Mosca in visita ufficiale l’8 e 9 luglio. Liquidato dalla stampa nostrana come esempio di real politik, non potrebbe essere l’ennesimo segnale che il baricentro del mondo si sta spostando e l’egemonia degli States comincia a scricchiolare? Del resto, aver indebolito così tanto la locomotiva tedesca, può essere stata una mossa vincente a livello tattico per le aziende a stelle e strisce ma non è detto che, a livello strategico, ritrovarsi con un G7 sovrastato dai Brics assicurerà un futuro roseo ai piani egemonici delle lobby che sostengono Biden. Un Biden sempre più perso dietro al Bianconiglio e sempre più spesso accompagnato dall’ex premio Nobel per la pace, il guerrafondaio Barack Obama (dai drone papers alla Libia fino alla stessa Maidan, non ci ripeteremo).
Nel frattempo, dopo un atto di terrorismo rivendicato da Kyiv come il lancio di missili su una spiaggia di Sebastopoli (ben presto dimenticato dalla stampa occidentale se non obliterato, Zelensky riequilibra la situazione accusando la Russia di avere deliberatamente colpito un ospedale pediatrico. È dall’inizio dell’Operazione Speciale che gli ucraini usano gli edifici civili per piazzarvi mortai e artiglieria e, come ha spiegato Vassily Nebenzia, Rappresentante permanente della Federazione russa al Consiglio di Sicurezza Onu, è “nella migliore tradizione delle provocazioni di Bucha o dell’ospedale di Mariupol” che gli ucraini si impegnano nel “wishful thinking, condannando il presunto attacco intenzionale delle Forze Armate Russe contro un ospedale pediatrico”. Ma come spiega Nebenzia, nei video su internet la realtà appare diversa. Purtroppo i missili della difesa antiarea ucraina mancano spesso il bersaglio e che uno di questi abbia colpito un ospedale “esattamente il giorno della vigilia del Summit della NATO” forse non è una coincidenza visto che “situazioni analoghe si sono verificate anche prima dei precedenti summit”.
Nel frattempo procede la de-neocolonizzazione dell’Africa. Dopo la rielezione di Cyril Ramaphosa a presidente del Sudafrica (il Paese che ha accusato di genocidio Israele); Mali, Niger, e Burkina Faso si sono uniti ufficialmente in una confederazione denominata Unione degli Stati del Sahel (AES). Tale confederazione si propone di adottare politiche estere e di sicurezza comuni, in nome delle tradizioni e dei costumi africani, supportata da una Banca Centrale. Un nuovo inizio, si spera, senza più il giogo francese o la prepotenza degli statunitensi (finalmente cacciati dal Niger).
venerdì, 12 luglio 2024
In copertina: Uno dei cartelloni comparsi recentemente in Veneto