La vera energia del festival è la squadra!
di Simona Maria Frigerio
Incontriamo (telefonicamente) Lucia Franchi a un paio di settimane dall’inizio di Kilowatt Festival. Come sempre è frizzante, positiva e ricca di novità – come la manifestazione che organizza da più lustri insieme a Luca Ricci. Difficile non farsi contagiare dalla sua allegria, ma torniamo nei ranghi e le porgiamo la prima domanda, che sorge spontanea leggendo il programma: Kilowatt ritorna a Sansepolcro come sede unica. Le ragioni di questa scelta?
Lucia Franchi: «Ci terrei a fare una piccola premessa. L’esperienza che si è protratta per due anni e che ha visto il Festival suddiviso tra due sedi, Sansepolcro e Cortona, è stata molto positiva – sia come risultati sia a livello di energia e, nonostante l’amministrazione di Cortona, con la quale ci siamo trovati benissimo, ci avesse chiesto di continuare l’esperimento, dando un significativo finanziamento (se vuoi, anche più alto di quello che il Comune di Sansepolcro destina a Kilowatt) – abbiamo comunque deciso di tornare alla sede unica perché quel finanziamento non riusciva a coprire i costi della divisione tra due località. Non solo per via dell’allestimento ma anche, nei mesi precedenti, perché ci era richiesto un lavoro su più fronti – ivi compresi il rapporto con le amministrazioni, la gestione delle location, eccetera. Lo sforzo organizzativo di spostamento della macchina festivaliera avrebbe retto solo con un ulteriore investimento. Nel frattempo, vi è stato anche un cambiamento a livello di amministrazione a Sansepolcro, e il rapporto con la nuova assessora, Francesca Mercati, è ottimo: il clima di collaborazione, apertura e valorizzazione del nostro lavoro, che respiriamo oggi, non c’era da tempo. Tutto ciò ci ha convinti ad abbandonare l’esperienza di Cortona e a tornare a ‘tempo pieno’ in quel di Sansepolcro».
Molti i laboratori che si susseguiranno. Necessità degli artisti o nuovo progetto del Festival?
L. F.: «Mi fa piacere questa domanda perché ci teniamo molto e i laboratori nascono da necessità diverse. Da una parte, come associazione e centro di residenza, tra le attività che svolgiamo tutto l’anno ci occupiamo di formazione, facendo progetti e laboratori sia per il territorio sia per le scuole, ma anche per i professionisti. Questa, quindi, è la nostra vocazione. Ma ci siamo resi conto che a Kilowatt Festival non avevamo dedicato altrettanto spazio ai laboratori. Alcuni sono, perciò, nati dal dialogo con gli artisti, penso per esempio a Giorgio Rossi e a Livio Minafra, ma anche alla modalità di lavoro di Ateliersi e del gruppo Nanou. In questi casi gli artisti hanno deciso di non limitare la propria presenza a Kilowatt allo spettacolo ma di costruire qualcosa insieme. Stessa cosa per Katja Heitmann, che è un’artista che siamo particolarmente felici di ospitare, e che – oltre al suo spettacolo – terrà un laboratorio che è parte di un percorso che porta avanti da anni e che proseguirà spero ancora a lungo; ovvero, un archivio dei gesti delle persone. In altre parole, Heitmann cerca di fissare attraverso il corpo la memoria di coloro che ci hanno lasciati, dato che proprio i movimenti sono una delle prime cose che scordiamo quando perdiamo qualcuno. E ancora, siamo orgogliosi della nostra summer school, che è la parte finale di un processo formativo iniziato a gennaio, e che si è sviluppato all’interno dei bandi del capacity building del TOCC – finanziati dal Ministero della cultura e dall’Unione Europea nell’ambito dei fondi del PNRR. Ne siamo orgogliosi anche perché è completamente gratuita per i partecipanti e raccoglie, a Sansepolcro, dieci tra i più importanti curatori, curatrici e docenti che si occupano delle arti performative digitali. In un certo senso è anche un regalo che facciamo alla città e a chi frequenta Kilowatt. Un modo per festeggiare questo ritorno a Sansepolcro, creando per il territorio – attraverso i vari laboratori – tante occasioni di formazione non necessariamente per professionisti».
Incontri, come sempre tanti. Su quali argomenti avete puntato per questa edizione?
L. F.: «Oltre agli incontri che ruoteranno intorno a Lombardi e Tiezzi, i padrini dell’edizione 2024, per raccontare la loro vita e la loro opera e che saranno anche l’occasione per invitare Iaia Forte e Lino Guanciale; a Kilowatt piace aprirsi a tematiche che hanno a che fare con l’arte ma non in maniera diretta. Uno tra gli incontri è organizzato con la Fondazione Progetto Val Tiberina, e si concentra sull’idea dell’economia civile, su quello che può essere una sorta di Manifesto a cui le associazioni del territorio stanno lavorando da tempo. Martedì 16 luglio presenteremo proprio una parte del Manifesto per arrivare a una consapevolezza che poi dovrà trasformarsi in azioni pratiche, con il coinvolgimento di attori presenti sul territorio, aziende e amministrazioni, ossia i pilastri dell’economia, in modo tale da creare un futuro sostenibile anche per queste aree interne, che soffrono da vari punti di vista. Sansepolcro, non a caso, ha visto un calo sia della popolazione sia delle attività più piccole a fronte dell’apertura di sempre nuovi centri commerciali. Un altro incontro al quale tengo particolarmente si svolgerà domenica 14 luglio con una schiera di artiste internazionali – Melyn Chow, Marta Izquierdo Muñoz, Marleen Scholten, Mara Oscar Cassiani, Lyto Triantafyllidou – per avviare una riflessione, che si basa su dati oggettivi, di come le donne, non solo in Italia, coprono una bassa percentuale di ruoli di spicco in tutti gli ambiti, incluso quello artistico. Partendo dai lavori di queste artiste e performer, che sono diversi ma che hanno un filo conduttore, cercheremo di capire perché tutto ciò continua a succedere e quali possano essere le prospettive. Ovviamente, coinvolgendo in questa riflessione anche gli uomini ed evitando l’autoreferenzialità».
Il numero di eventi di Kilowatt è impressionante. Durante l’anno quanto ci lavorate, lei e Luca Ricci?
L. F.: «Diciamo che già da un paio di mesi stiamo preparando l’edizione 2025 e, ovviamente, non siamo soli. Il grosso del lavoro ricomincia, dopo il Festival, a settembre. In particolare, tra dicembre e gennaio dobbiamo stilare il programma, anche per rispettare le scadenze ministeriali, e poi occorre del tempo per stendere i contratti e, ovviamente, ogni contratto deve essere trasformato in un’azione performativa. Da febbraio in avanti procediamo con l’organizzazione dei laboratori, degli incontri, del dopo festival, eccetera».
Il contributo dei Visionari è ormai una consuetudine o acquista valenze diverse a seconda delle edizioni?
L. F.: «Dal 2006 a oggi il progetto si è evoluto e trasformato – sia a livello di presenze che di funzione. Dai Visionari è nato Be SpectACTive!, che ha permesso di portare l’idea dei visionari in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea. E poi è nata la rete, in Italia, dei Visionari, dato che gruppi di spettatori attivi si sono ricreati, con le proprie caratteristiche, in molte altre città. Questo è un fatto molto positivo poiché le Compagnie che partecipano al bando sono ‘visionate’ da tutti i partner della rete – il che dà una maggiore visibilità e opportunità di farsi conoscere alle giovani compagini. I Visionari sono fondamentali nel nostro percorso. Quest’anno sono stati 44 e abbiamo calcolato che forse più di 200 persone almeno una volta, nell’arco di questi anni, hanno partecipato. Devo aggiungere che il progetto è trasversale anche a livello anagrafico, dato che il gruppo di quest’anno va dai diciottenni agli ultra-ottantenni. I Visionari, poi, sono una comunità che partecipa alle nostre attività tutto l’anno e, a Sansepolcro, erano tra le persone più dispiaciute dal dimezzamento di Kilowatt, tanto è vero che molti tra loro venivano a Cortona per vedere gli spettacoli. Questo ci conforta e ci ricorda che ciò che facciamo non è autoreferenziale ma è per le persone».
Ultima domanda: squadra vincente non si cambia. Ci presenta i collaboratori?
L. F.: «Ringrazio per questa domanda perché spesso, di una band, si conosce il nome del front man ma ci sono tanti altri, che lavorano dietro le quinte, di cui non si parla mai. Eppure il nostro è un lavoro di squadra, che dura tutto l’anno. Parto da Maria Gabriella Mansi, che si occupa dell’ufficio stampa ma anche della gestione dei social media e di tutto il materiale relativo alla comunicazione. Marta Meroni è la nostra responsabile di produzione e fund raising, e fa anche un po’ da ponte tra i compiti miei, di Luca e del resto del gruppo. Michele Rossi, che è tra i veterani del nostro gruppo e lavora con noi forse da dodici anni, si occupa della segretaria organizzativa – ma non solo. Una tra le sue attività che, devo dire, fa con maggior passione, è quella di coordinatore dei Visionari – che è un lavoro molto complesso, visto anche il numero delle persone coinvolte e la durata dell’impegno, che va da novembre fino ai giorni del Festival, quando si tengono gli incontri tra Visionari e compagnie. Chiara Ramanzini è la nostra segreteria amministrativa ma si occupa anche di formazione, essendo tra i docenti della scuola di teatro comunale, che Sansepolcro ci ha affidato in gestione. Giulia Randellini, che è la più giovane, lavora con noi da alcuni anni e, come Chiara e Michele, ha iniziato come volontaria e, appena abbiamo avuto le risorse economiche necessarie, l’abbiamo assunta: si occupa di promozione e del coordinamento tra le nostre attività e il territorio – dal quale proviene e che conosce profondamente. E infine, non dimentichiamo la nostra squadra tecnica, con Giacomo Calli alla direzione tecnica del Festival, e Piero Ercolani, responsabile della tecnica del Teatro alla Misericordia. Ovviamente entrambi non gestiscono solamente gli spettacoli in programmazione, ma anche le prove aperte, i laboratori, e tutte le attività del nostro teatro anche il resto dell’anno e, a volte, sono coinvolti nei progetti di formazione quando si rivolgono a figure più tecniche. Questa è la squadra ed è grazie al lavoro di tutti se Kilowatt, ogni anno, alza il sipario!»
venerdì, 28 giugno 2024.
In copertina: Lucia Franchi (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Kilowatt Festival)