Il graffio di una penna e una voce libera
di Emilio Nigro
Ci sono storie di tutti, storie comuni, universali, alle quali ci si accosta solitamente mediante il comfort della retorica. Nettizzandole nei modelli d’uso convenzionali, di giudizio, e aderire al pensiero massificato, scrollandoci di dosso le polveri sulla coscienza, non diversificando. Piatta, la dimensione reale. Apparente la rappresentazione, l’imago. Spariscono le profondità, le trame, il vero contesto dietro le facciate, scompare la verità, insomma. La verità, appannaggio di pochi. Che dovrebbe essere mestiere del giornalista. Sempre più ipoteticamente.
Francesca De Carolis, casertana, romana d’adozione, giornalista lo è, lo è stata per la Rai, in redazione al TG1. Da anni si dedica all’impegno sociale, ai carcerati, agli ultimi, agli sradicati dai diritti. Alle storie. Randagie perché frugate con l’andare apparentemente indifferente di un gatto di strada, a gironzolare per vicoli inconsueti e raccattare cosa si lascia…
Un centinaio di storie brevi, brevissime, dalla rubrica Gatto randagio sul sito Remocontro. La cadenza e lo zigrinato dell’ingarbuglio, dello scrivere a gomitolo per il piacere di dipanare la matassa. Principali, subordinate, e affastellate un cumulo di incidentali a sospendere, rimandare, intersecarsi. L’immaginifico per significati trasportati come per eco, personaggi e trame sfilettati dalla grafia concreta, giornalistica, senza vocativi o strutture artificiali da concorrenza creativa. Crudità, acconciate da posizioni nette, impopolari anche, quindi coraggiose. Il coraggio di non aderire alla servitù di stampa, di non pendere dal capestro della informazione somministrata, fuori dal ‘si deve’ agitare invece un indipendente ‘io sono’. E pensare, agire, perché di azione sociale è fatta l’esistenza dell’umano quando libera, autentica.
Edito da Strade Bianche, collana di Stampa Alternativa, il libro ha accesso pluriforme, da interrogare come oracolo quando allo specchio la coscienza disconosce le sembianze da yesman. E ritornare all’audacia – perché audace è ormai il lusso d’essere come si è – dell’autonomia, di ragionamento, di scelta.
Storie scritte tra il 2014 e il 2021, a ridare uno spaccato socio-politico, umano, collettivo molto più attendibile dell’informazione di propaganda. Storie col vizio del piacere della scrittura, ad uscire dagli argini del rigore professionale. Storie di passione. La passione che fa stringere i pugni e digrignare i denti, e spezza la punta della biro, sul foglio arzigogolato in arabeschi.
Ne si trae un impeto a togliersi il trucco. Il trucco di scena. E affrontare a viso scoperto, i venti. Gli schiaffi.
venerdì, 14 giugno 2024
In copertina: La copertina del libro