Le dichiarazioni ufficiali al termine dell’incontro Russia/Cina
di (e traduzione di) Simona Maria Frigerio
Dopo l’insediamento del Presidente Putin, i due massimi leader politici degli anni Duemila si sono incontrati a Beijing e, a differenza dell’accoglienza riservata al Presidente cinese da Ursula von der Leyen a Parigi – la quale (come leggiamo su Europa Today) avrebbe maldestramente preteso, nonostante il capitalismo e il liberismo imperanti e rivendicati come unico mo(n)do possibile: “Più lealtà commerciale e stop all’invasione di merci ‘Made in China’ frutto di sovrapproduzione” – Xi Jinping ha ribadito come le relazioni tra Cina e Russia proseguano sui binari del mutuo rispetto e della cooperazione.
In pratica, mentre la Repubblica Popolare cresce a ritmi sostenuti e vanta un’economia florida, la Ue, per bocca della Presidente della Commissione Europea, ha ammesso involontariamente la débâcle commerciale, industriale e, a breve, finanziaria dell’Occidente – perché è chiaro che se i G7 si approprieranno, infischiandosene di tutte le leggi internazionali, dei fondi all’estero della Russia, non vi sarà più un Paese o un investitore privato al mondo che si fiderà delle nostre banche e dei nostri titoli di Stato, ossia del nostro debito pubblico. E tacciamo sul fatto che forse l’Unione Europea è nel panico anche perché i G7 hanno puntato tutto sull’innovazione green – pensando di egemonizzarla – e, al contrario, è la Cina a surclassarci sia a livello di automobili sia di pannelli solari e fotovoltaici.
Di tutt’altro tenore, l’incontro tra i due leader, che hanno rilasciato un lungo comunicato ai media al termine degli incontri tenutisi il 16 e 17 maggio scorsi. Aldilà delle speculazioni dei quotidiani nostrani, che sperano ancora in un dissidio tra i due Paesi o in un futuro unipolare al servizio degli States, le dichiarazioni sono state come sempre illuminanti e ad ampi stralci di traduzione vi lasciamo per rendervi conto da soli di cosa stia accadendo in quel resto del mondo che abbiamo tentato di neo-colonizzare e far implodere per decenni e che adesso sale nuovamente alla ribalta della storia (perché Il tramonto dell’Occidente non è più solo un saggio del 1918 scritto da Oswald Spengler).
Xi Jinping e i cinque punti che costituirebbero l’armatura della partnership politica, economica, militare e culturale sino-russa
Il Presidente Ha esordito ringraziando Putin per aver scelto la Cina come prima meta delle sue visite di Stato, dopo le elezioni, e come ciò comprovi le buone relazioni tra i due Paesi. I due leader non si sarebbero però fermati al verba volant, firmando “dichiarazioni congiunte per migliorare la partnership globale e la cooperazione strategica tra Repubblica Popolare di Cina e Federazione Russa per una nuova era” – e proprio questa affermazione, ossia la reiterazione dell’annuncio di un diverso ordine mondiale, dovrebbe farci riflettere seriamente.
Il 2024 è anche il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Stati ma adesso sarebbe tempo di dare “nuova sostanza alla cooperazione”. Come due “potenze maggiori confinanti, la Cina e la Russia sono servite da modello, mostrando modi diversi per costruire legami tra Stati. L’impegno verso i cinque principi lo ha reso possibile. Il primo principio coinvolge la dimostrazione del mutuo rispetto e l’obbligo di supportarsi reciprocamente nelle questioni che riguardano gli interessi fondamentali di entrambi”. Ora, questa potrebbe anche essere una risposta molto diplomatica e indiretta sempre a von der Leyen, che avrebbe dichiarato (secondo fonti stampa): “Contiamo che la Cina utilizzi tutta la sua influenza sulla Russia per porre fine alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Dato che la Nato minaccia la Russia – via Ucraina – tanto quanto gli States la Cina – via Taiwan – pensiamo che anche questa esternazione della Presidente della Commissione Europea cadrà nel vuoto.
In effetti, il Presidente cinese ha continuato affermando che sia lui sia Putin, rappresentanti di potenze mondiali, hanno dimostrato come si possano sviluppare relazioni reciproche basate sui principi del rispetto e dell’uguaglianza. L’insieme di quanto detto sarebbe il “pilastro fondamentale” della loro cooperazione per edificare una “nuova era” (tradotto nel tanto vituperato dall’Occidente, multipolarismo). Inoltre i due Paesi si manterrebbero non allineati ad alcun blocco: “rifiutando lo scontro e trattenendosi dal colpire qualsiasi Paese terzo, dimostrando nel contempo il nostro fermo impegno a creare misure di sicurezza in materia politica, rispettando le traiettorie di sviluppo che ciascuno sceglie per il proprio Paese, supportandosi reciprocamente e con fermezza mentre ci adoperiamo per una prosperità condivisa e una rinascita”. Se qualcuno avesse da obiettare che la Russia ha attaccato un Paese ‘pacifico’ come l’Ucraina, rimandiamo non solamente alle interferenze della Cia e degli States nel golpe di piazza Maidan ma altresì ai famosi Accordi di Istanbul e ai Minsk I e II – tutti disattesi dall’Ucraina su istigazione dell’Occidente.
Xi Jinping ha poi proseguito col secondo punto che verte su trattative nelle quali si ottengono risultati e soluzioni vantaggiose per entrambe le parti (win-win approach). Non a caso, ha sciorinato anche alcuni numeri, ossia che il commercio tra i due Paesi ha superato i 240 miliardi di dollari – il che comporta anche iniziative e obiettivi comuni. A proposito, dato che l’Occidente ha sempre considerato la Russia un banale bancomat energetico e la Cina un manipolo di ‘copioni’, Xi Jinping ha sottolineato l’importanza di “supportare reti che promuovano la ricerca nei campi fondamentali, e di sfruttare le potenzialità di una cooperazione nei settori high-tech”, oltre che in campi più tradizionali, tornati prepotentemente alla ribalta, quali i trasporti e la logistica (pensiamo solo alla Belt and Road Initiative), oltre che la supply chain (il cui blocco, in Cina, durante la pandemia, aveva messo in ginocchio diverse aziende occidentali).
Il terzo punto che ha elencato Xi Jinping riguarda il rispetto per le reciproche culture (e ci spiace che l’ignoranza tutta nostrana verso la storia millenaria cinese e la russofobia montante ci priveranno ancora a lungo di entrambe). Il quarto è un’amara presa di coscienza di quanto poco sia efficace l’Onu, così come molti tra gli organismi internazionali, che andranno riformati: “dobbiamo agire nello spirito di una cooperazione strategica per impostare le diverse visioni della governance globale nella giusta direzione”. Ovviamente anche al fine di promuovere “la nascita di un mondo multipolare e una globalizzazione economica basata su un genuino multilateralismo” (il che si concilia poco con le rivendicazioni di leadership morale e di salvaguardia del know-how rispetto ai Paesi meno evoluti tecnologicamente – solitamente rivendicati dai G7). Al contrario, sia la Russia che sta guidando, in questo momento, i Brics, sia la Cina, che assumerà la presidenza della Shanghai Cooperation Organization nella seconda metà dell’anno, si impegneranno a portare avanti una “partnership di alto livello e inclusiva per unire il Sud Globale e renderlo più forte” (forse, non a caso, noi continuiamo a sostenere il Governo non eletto di Tripoli e la Francia è tanto preoccupata per le posizione che perde, quotidianamente, nel Sahel e, in generale, in Africa).
L’ultimo principio è “la promozione di accordi politici per le zone calde nell’interesse della verità e della giustizia”. A proposito Xi Jinping ha poi aggiunto: “Il mondo di oggi è tuttora afflitto da una mentalità da Guerra Fredda. Le aspirazioni ad assicurare una egemonia unilaterale, il confronto fra blocchi e le politiche di potere sono una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza di tutti i Paesi al mondo”. E nello specifico Xi Jinping e Putin avrebbero discusso della necessità di arrivare immediatamente alla fine del conflitto tra Israele e Palestina, sulla base della soluzione dei due Stati e delle risoluzioni dell’Onu (sempre ostacolate e bloccate, ricordiamo, dagli Stati Uniti). Infine, per quanto riguarda l’Ucraina, entrambi i Paesi – come il Presidente Putin ha sempre ripetuto in questi due anni e l’Accordo di Istanbul del 2022 dimostra – pensano che la situazione debba risolversi con mezzi politici. Ancora una volta torna, nelle parole del Presidente cinese, il timore per la sicurezza nazionale espressa più volte da Putin circa il continuo allargamento della Nato e l’obiettivo di entrambi di creare un nuovo sistema di sicurezza “bilanciato, efficace e sostenibile”.
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Il discorso del Presidente Vladimir Putin all’insegna del pragmatismo
Fatti e dati precisi – soprattutto in ambito economico e nei settori della ricerca avanzata – come sempre al centro delle dichiarazioni di Putin.
Dopo i ringraziamenti al Presidente della Repubblica Popolare e a tutti i colleghi cinesi per la calorosa accoglienza, riconoscendo agli stessi di “aver creato un ambiente amichevole e cordiale e un’atmosfera, al contempo, pragmatica, business-like e costruttiva” ottimale per lavorare, Putin ha sostenuto che sia Mosca sia Beijing intendono “sviluppare e rafforzare una partnership onnicomprensiva tra i due Paesi così come un’interazione strategica”. Così come il President Xi ha scelto quale primo Stato ospite, dopo la rielezione, la Russia, era logico supporre che altrettanto facesse Putin: in tali mosse vi è più di un certo livello di “simbolismo” dato che aiutano i due leader a “sincronizzare gli orologi per seguire il percorso che hanno scelto congiuntamente”.
Putin ha poi ricordato come l’URSS sia stato il primo Paese a “riconoscere la Repubblica Popolare di Cina il 2 ottobre 1949”, il giorno dopo che Mao Zedong ne proclamò la fondazione. Venendo però all’attualità, Putin ha sottolineato di aver discusso con Xi Jinping “lo stato corrente e le prospettive della cooperazione bilaterale in un’atmosfera calorosa, amichevole e costruttiva” e ha aggiunto che entrambi sono soddisfatti “dall’intensità del loro dialogo su questioni politiche e di sicurezza, il ritmo crescente degli scambi economici, l’espansione dei contatti culturali e l’efficace coordinamento sulla scena internazionale”.
La dichiarazione congiunta finale adottata, come ha fatto notare Putin, “pone nuovi obiettivi e direttive di lungo termine per far avanzare l’intero spettro delle relazioni russo-cinesi”. E se “l’interazione a livello di commercio e investimenti è stato un punto focale dei colloqui, in considerazione della posizione prominente della Cina quale partner principale del commercio estero per la Russia”, quest’ultima “è al quarto posto nella bilancia export-import della Repubblica Popolare secondo i dati dell’ultimo anno”. Tra i settori in maggiore crescita, quello alimentare – con le esportazioni russe aumentate del 50% verso il mercato cinese. A livello di investimenti, “ci sono oltre 80 progetti prioritari per un valore approssimativo di 200 miliardi di dollari in progresso o in preparazione per l’implementazione attraverso le rispettive commissioni intergovernative”. Ancor più importante il fatto che il Presidente Putin abbia sottolineato come i legami commerciali e finanziari siano stati favoriti dal pagamento nelle monete nazionali: “oltre il 90% delle transazioni commerciali russo-cinesi avviene in rubli o in yuan” e il trend è in crescita, il che li protegge da interferenze di Paesi terzi e da sviluppi negativi nei mercati valutari.
Altro argomento interessante è stato quello della cooperazione tra Cina e Russia nel settore energetico, riguardo al quale entrambi i Paesi puntano a una partnership fruttuosa per entrambi: “oltre agli idrocarburi, per ricomprendere l’uso pacifico dell’energia nucleare. Rosatom sta costruendo unità di potenza su design russo presso le centrali nucleari di Tianwan e Xudapu nella Repubblica Popolare di Cina. L’ordinativo di tali unità servirà come contributo sostanziale per soddisfare il bisogno di energia della Cina, così da fornire energia pulita ed economica sia alle industrie sia alle abitazioni del Paese. Inoltre, sempre con il coinvolgimento russo, è stato creato un impianto sperimentale a neutroni veloci e si sta lavorando alla costruzione di un nuovo reattore veloce”sperimentale. Dall’altro canto, Putin ha fatto sapere che “con il supporto dei partner cinesi, la costruzione di un acceleratore NICA (2) è stata avviata a Dubna, vicino a Mosca, grazie all’Istituto Congiunto per la Ricerca Nucleare. Gli esperimenti condotti con tale acceleratore apriranno la strada per progetti scientifici rivoluzionari che supereranno le capacità di qualsiasi singolo Paese al mondo” (come più sopra scrivevamo: quale miopia e arroganza ci ha consentito di considerare la Russia solo un Bancomat energetico e la Cina un Paese di ‘copioni’?).
Nel frattempo, si registra un’espansione dell’industria automobilistica e degli elettrodomestici cinesi, sul mercato russo, ed entrambi i leader (rispondendo indirettamente a von der Leyen?), si sono detti concordi riguardo alla negatività di “azioni, sanzioni o restrizioni illegali”. Proprio per questo motivo, al contrario della UE, la Russia riconosce i successi conseguiti dalla Cina soprattutto nel settore automobilistico e auspica una collaborazione tra i due Paesi così come i “vantaggi competitivi attraverso una concorrenza leale”. Sempre molto preciso nei dati che fornisce alla stampa, Putin ha ricordato i progetti in campo metallurgico non-ferroso, nell’industria chimica e della cellulosa, nelle biotecnologie, nella farmaceutica (qualcuno ricorda lo Sputnik V?), nell’esplorazione dello spazio e in molti altri settori high-tech. Inoltre ha riaffermato l’importanza dello sviluppo congiunto di “corridoi internazionali di trasporto e logistici, grazie allo sfruttamento del potenziale delle reti ferroviarie Trans-Siberiana e Baikal-Amur, oltre che la Rotta del Mare del Nord. Anno dopo anno, il volume delle merci in arrivo e del traffico passeggeri sono in crescita. Per aumentarne l’efficienza, stiamo migliorando in maniera collaborativa” le infrastrutture frontaliere. E qui facciamo un piccolo inciso: chi teorizza che al mondo si può digitalizzare tutto, dovrebbe pensare quanto potrebbe costarci la posizione che abbiamo assunto di sostegno incondizionato a Israele, proprio per la minaccia alle rotte commerciali controllate dagli Houthi yemeniti.
Anche il Presidente Putin ha sottolineato l’importanza della cooperazione a livello umanitario e culturale, con interscambi tra i due Paesi a partire dal 2024 (e nel 2025) grazie a un programma serrato che coinvolgerà 38 città russe e 51 cinesi per una serie di eventi, quali festival, fiere, tournée teatrali, show sul ghiaccio, mostre, proiezioni di film e altro ancora. Così come si investirà sulla cooperazione a livello di educazioni e scambi – a proposito, Putin ha fatto l’esempio di un nuovo Centro di formazione in scienze naturali che aprirà a Harbin grazie alla “partnership tra l’Istituto Tecnologico di Harbin e l’Università Statale di San Pietroburgo”. Così come, grazie alla liberalizzazione dei visti tra i cittadini dei due Paesi, è aumentato in entrambi anche il turismo reciproco, “con 734.000 russi che hanno visitato la Cina e 477.000 cinesi che hanno scelto la Russia nel 2023”. E per quanto riguarda lo sport, il primo Campionato internazionale dei Games of the Future – tenutosi in Kazan a febbraio e marzo di quest’anno – che ha unito agli sport tradizionali il cybersport (3) – nonostante lo stesso Presidente Putin abbia ammesso di aver avuto dei dubbi che potesse suscitare una tale eco, ha al contrario attratto “centinaia di milioni di spettatori, nell’insieme”, che li hanno seguiti surfando sulle onde cibernetiche. E nonostante il divieto per la Russia di partecipare alle Olimpiadi, Putin ha ricordato che si terranno i Giochi dei Brics e altre competizioni sportive alle quali prenderanno parte entrambi i Paesi.
In merito alla politica internazionale, sebbene entrambi gli Stati rivendichino la propria, “stanno lavorando congiuntamente per creare un ordine mondiale multipolare più democratico ed equo basato sul ruolo centrale delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza, sulle leggi internazionali, la diversità culturale e di civilizzazione, così come un bilanciamento equilibrato degli interessi di tutti i membri della comunità internazionale”. Non a caso, entrambi i Paesi sono tra i fondatori dei Brics (in via di ulteriore allargamento) e partecipano all’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione – in vista di uno sviluppo euroasiatico su più fronti e a livelli diversi. E mentre i G7 si arroccano, Cina e Russia intendono rinnovare la “governance economica globale, riformando e depoliticizzando gli istituti multilaterali, quali l’Organizzazione per il Commercio Mondiale, il G20 e il Forum per la Cooperazione Economica Asia-Pacifico, sì da adattarli alla realtà attuale”. Sappiamo che proprio questo è uno degli obiettivi maggiormente osteggiati dagli States e dai suoi alleati che, da un secolo circa, dettano le regole della politica e dell’economia globali per i propri fini strategici e neo-colonialisti.
Ovviamente, pensando ai rapporti tra Taiwan e Cina ma, soprattutto, alle continue interferenze negli stessi da parte degli Stati Uniti, Putin ha ribadito l’importanza di un sistema di sicurezza globale per la regione Asia-Pacifico, “ove non può esserci posto per alleanze politico-militari” e che tali alleanze possono essere “estremamente dannose e controproducenti”. Così come ha concluso affermando di essere d’accordo con il “President Xi Jinping di tenere una conversazione dettagliata sull’intera gamma delle questioni di politica estera” – ivi ricomprendendo anche la crisi ucraina – e ringraziando “gli amici e e colleghi cinesi per le loro iniziative volte a risolvere tale problema”.
(1) http://en.kremlin.ru/
(2) nuclotron-based Ion Collider
(3) competizioni di videogiochi di livello agonistico e professionistico
venerdì, 31 maggio 2024
In copertina: Il Presidente Vladimir Putin con il Presidente della Repubblica Popolare di Cina, Xi Jinping, al concerto di gala per il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Russia e Cina e l’inaugurazione del biennio della cultura sino-russo. Foto di Alexander Ryumin, TASS. http://en.kremlin.ru/ All content on this site is licensed under Creative Commons Attribution 4.0 International