La Città del Teatro di Cascina si aprirà al mondo di una muralista
di Luciano Uggè
Nel mese di luglio, Gio Pistone sarà invitata a creare una delle sue opere di arte urbana in uno spazio che, da industriale, è stato convertito in teatrale e, nei decenni, è diventato una punta di diamante nella produzione di spettacoli per bambini e ragazzi.
A La Città del Teatro, domenica 12 maggio, Gian Guido Grassi, curatore impegnato nel valorizzare gli street artist italiani creando per loro percorsi ad hoc che dialogano con le istituzioni (come Palazzo Blu, a Pisa) ma anche e, soprattutto, ridando valore all’arte nei luoghi pubblici – sia a livello pittorico sia scultoreo – ha presentato il progetto e ha fatto un breve excursus storico di questa forma d’arte, la più antica se si pensa che le immagini rupestri, incise su un blocco calcareo, ad Abri Castenet, risalgono addirittura a 37mila anni fa.
La storia del muralismo contemporaneo si fa risalire, invece, al Messico del primo Novecento, dove David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e José Clemente Orozco lo utilizzavano imprimendovi una forte matrice politica di orientamento comunista. In Italia è stato Mario Sironi, tra i primi a impegnarvisi durante il ventennio fascista – come promotore di un ritorno all’ordine (in controtendenza rispetto alle sperimentazioni futuriste), il quale implicava anche un monumentalismo estetico ed architettonico per celebrare quel novello impero romano, fondato dal ‘mascellone’.
Negli anni 60 del Novecento saranno gli Stati Uniti a riappropriarsi dei muri pubblici, soprattutto di fabbriche abbandonate ed edifici fatiscenti con il semplice lettering (o writing) che assumerà valenze estetiche solamente con il passare degli anni.
Tra i primi a utilizzare per scopi tutt’altro che artistici il lettering, sono i Crips – una delle gang losangeline, fondata nel 1969, coinvolta in omicidi e narcotraffico che, su entrambe le coste statunitensi, utilizzerà tale tecnica per mandare chiari messaggi alle altre bande.
La prima tag (ossia firma) a diventare davvero famosa e senza la valenza del messaggio ‘mafioso’ è, al contrario, Taki 183, creata da un teen-ager proveniente da Washington Heights, a Manhattan, e che la scrive, per la prima volta, al capolinea del bus 179 sulla strada per Broadway. Torna la medesima data: è il 1969.
New York, negli anni, si trasformerà nel palcoscenico di personaggi quali Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, che trasformano il writing da pratica clandestina di ribellione e denuncia del sottoproletariato giovanile soprattutto (ma non esclusivamente) afro-americano, in una forma d’arte che non solamente valorizza lo spazio urbano, soprattutto se degradato, ma che – attraverso le gallerie newyorkesi e alcuni critici – diventa forma di investimento e persino speculazione finanziaria ed elusione fiscale per aziende, imprenditori e fondazioni.
In questo quadro in continuo mutamento, dominato dall’elemento maschile, si inseriscono poche artiste, tra le quali – in Italia – Gio Pistone, che vedremo al lavoro prossimamente in quel di Cascina e che dovrà riuscire a condensare creatività, senso della storia di questo spazio, la contemporaneità del suo uso teatrale e un’area di intervento decisamente complessa in quanto costituita da una parete multisfaccettata, intersecata da vetrate e sormontata da una lunga trave in cemento armato.
Vi mostreremo i risultati.
venerdì, 21 giugno 2024
In copertina: Gio Pistone, Giano (gentilmente fornita da stART Attitude)