Fantasia in fiore
by/di Pamela Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
This exhibit brings to mind, it is possible that we have the ability to draw the line between fantasy and reality where we like. And to keep altering it as we evolve. It is highly personal where reality ends and fantasy begins. Fantasy manifested is central to Natalini’s work. Upon gazing at these busts, we become submerged in the artist’s dreams -like waves of the triumphant beauty washing over us. Brava!
Do you have a muse? Can you elaborate?
Viviana Natalini: «My sculptures are contaminated by a specific artistic movement of the 20th century rather than by a particular artist. I have always been attracted by Art Nouveau, by its constructive line which becomes the main character, which pervades all aspects of the artwork, more than its volume. The female figure becomes ethereal, dreamy, spiritual, seems to come from different worlds. This is the mainly inspiring muse of my artistic research, i.e. the reinterpretation of this ‘spirit’ in a new and very personal vision».
There is such a variation of facial features drawn from all parts of the world, are you in some way channeling a ‘universal’ essence? If so, can you describe the qualities of that essence?
V. N.: «The fusion of somatic traits does not arise from a conscious choice; it is rather the confluence of faces with eastern/western features, who are part of my life. My fascination towards the oriental features it is due to their ability to express grace, sensitivity and a sort of celestial perfection».
You pull facial features from all parts of the world. I see Asian eyes, with blue iris’s. Combinations that are exotic and rare. What are you trying to say by these choices?
V. N.: «Mine are mythical creatures, rather than real ones. They come to light, after a long soul searching. The world inside of me is made of pure fantasy. My goal is the search for Beauty; therefore the fusion of features coming from very different ethnic groups in a single sculpture matters little. David Bowie claimed to be a ‘collector’ of personalities… This definition corresponds to me: I ‘collect’ elements, colors and features that attract me and than merge everything into a single image which is my representation of Beauty».
The women by Viviana Natalini are a symbol of resilience. Even though they emerge from the darkness of her unconscious, aiming to Beauty, they still are imprinted with a deep sense of pain and rebellion. Each scar – of the soul or on the body – can be healed. Using a technique recalling the kintsugi (the Japanese art of repairing broken pottery), each sculpture seems to master a great lesson to us, women: we have the power! The power to say «no» and start again and again from scratch. We can do whatever we want because all of us are beautiful – but in a sense that has nothing to do with the plasticized and performative beauty of the global marketing. As the best Italian actress of all times, Anna Magnani, used to say to her makeup artist: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!”, i.e. “Leave me all my wrinkles, don’t take even one off me! It took me forever to make them!” – Simona M. Frigerio
This exhibit was compiled by Pamela Goldman, Curator and Founder of Museum Mile Contemporary, a non-profit institution.
To send a message to the artists or the administration click the link:
https://www.museummilecontemporary.org/
The Artist’s link: https://www.viviananatalini.com
Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
Questa esposizione fa pensare che è possibile possedere la capacità di tracciare – ove ognuno preferisce – la linea tra fantasia e realtà. E continuare a spostarla nel corso della propria evoluzione. È molto personale il punto ove la realtà finisce e inizia la fantasia. E la presenza di quest’ultima nel lavoro di Viviana Natalini è centrale. Osservando i suoi busti, siamo sommersi dall’universo onirico dell’artista – che, come onde di una bellezza trionfante, ci travolge. Brava!
Ha una musa? E se sì, può approfondire tale ispirazione?
Viviana Natalini: «Le mie sculture sono contaminate da uno specifico movimento artistico del XX° secolo e non da un artista in particolare. Mi ha sempre attratta l’Art Nouveau, la sua linea costruttiva che diventa la caratteristica principale, pervadendo ogni aspetto dei miei lavori artistici, più del volume. La figura femminile si fa, quindi, eterea, sognante, spirituale, sembra provenire da altri mondi. Questa è la principale fonte di ispirazione della mia ricerca artistica, ossia la reinterpretazione di questo ‘spirito’ attraverso una visione nuova e personale».
Si ravvisano caratteristiche fisiognomiche provenienti da ogni parte del mondo: sta in qualche maniera incanalando un’essenza ‘universale’? E se così fosse, può descrivere le qualità di tale essenza?
V. N.: «La fusione dei tratti somatici non deriva da una decisione cosciente; bensì dal convergere di caratteristiche di volti sia occidentali sia orientali, che fanno parte della mia vita. La mia fascinazione verso i tratti orientali è dovuta alla loro capacità di esprimere grazia, sensibilità e una sorta di perfezione celestiale».
Lei estrae caratteristiche somatiche da ogni dove. Ravvedo occhi asiatici, ma con l’iride azzurra. Combinazioni che sono esotiche e rare. Cosa cerca di esprimere attraverso tali scelte?
V. N.: «Le mie sono creature mitiche, più che reali. Vengono alla luce dopo un lungo processo di ricerca in me stessa. Il mondo che racchiudo nel profondo è intessuto di pura fantasia. Il mio obiettivo è cercare la Bellezza; di conseguenza, la fusione dei tratti provenienti da gruppi etnici differenti in una singola scultura importa poco. David Bowie affermava di essere un ‘collezionista’ di personalità… Trovo che questa definizione mi corrisponda: io ‘colleziono’ elementi, colori e caratteristiche che mi attraggono e poi le fondo in una singola immagine che è la mia rappresentazione della Bellezza».
Le donne di Viviana Natalini sono un simbolo di resilienza. Sebbene emergano dall’oscurità del suo inconscio, puntando alla Bellezza, sono tuttavia segnate da un senso di dolore intenso e ribellione. Ogni cicatrice – dell’animo o del corpo – può essere curata. Utilizzando una tecnica che rimanda al kintsugi (l’arte giapponese di riparare le ceramiche rotte), ogni scultura sembra impartire una grande lezione a noi donne: noi abbiamo il potere! Il potere di dire: «no» e di ricominciare daccapo ancora e ancora. Possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo perché siamo tutte belle – ma in un senso che non ha niente a che vedere con la bellezza plastificata e performante imposta dal mercato globale. Come disse al suo truccatore la migliore attrice italiana di ogni tempo, Anna Magnani: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!” – Simona M. Frigerio
Mostra virtuale a cura di Pamela Goldman, Curatore e Fondatore del Museum Mile Contemporary, istituzione no-profit.
Per inviare un messaggio all’artista o all’amministratore del sito, cliccare: https://www.museummilecontemporary.org
Il sito di Viviana Natalini: https://www.viviananatalini.com/
Friday, May 3, 2024 / venerdì, 3 maggio 2024
On the cover: a portrait of the artist; in the article: all images, courtesy by the artist ©Viviana Natalini (all rights reserved. Reproduction prohibited) / In copertina: un ritratto dell’artista; nell’articolo: tutte le immagini, courtesy l’artista ©Viviana Natalini (tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione)