La memoria di un popolo
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
In provincia di Almeria, precisamente a Terque, si trova un tesoro inestimabile. Nel 2002, è stata fondata, da alcuni abitanti del posto, l’Associazione Amici del Museo, ai quali dobbiamo la ricchezza storica conservata in questo piccolissimo paese di montagna. Grazie alla collaborazione del Comune e al sostegno di tutti i cittadini, oggi, sotto l’attenta direzione di Alejandro Buendía, nonché presidente dell’Associazione e scrittore esperto sulla storia di Terque, è presente un centro museografico che comprende il Museo Etnografico, il Museo Provinciale dell’uva del Barco, il Museo della scrittura popolare, La Modernista, negozio di tessuti, e la Grotta di San José.
Il Museo etnografico si trova all’interno di una casa borghese della fine del XIX° secolo, ove possiamo osservare numerosi oggetti della vita quotidiana che ci aiutano a ripercorrere la storia e la cultura spagnola. Troviamo, per esempio, delle bottiglie per l’acqua fatte con la zucca intagliata, vecchi girelli per bambini, utensili per lavorare nei campi, giochi fatti a mano con ceci e lattine di tonno. All’interno si trova anche l’intera ricostruzione di vecchie botteghe che sono state completamente donate alla loro chiusura – c’è il barbiere, la parrucchiera, la farmacia, la merceria. C’è anche la ricostruzione di un’aula scolastica dove vediamo una piccola lavagna, del gesso, il contenitore in cui il maestro passava a versare l’inchiostro. Tra gli oggetti curiosi, c’è una conchiglia che veniva suonata per tenere sveglio l’uomo vedovo durante la notte delle sue seconde nozze: secondo la tradizione, infatti, dormire la notte delle seconde nozze gli era proibito per legge. Ci sono gli antichi utensili del dentista e anche vasi in cui veniva conservata la placenta come buon auspicio.
Situato accanto al Teatro Manuel Galiana troviamo il Museo Provinciale dell’Uva del Barco, allestito proprio dove sorgeva un antico magazzino dell’uva. La provincia di Almeria, per ben due secoli, ha tratto un enorme beneficio dalla coltivazione e commercializzazione dell’uva da tavola, detta del Barco. Qui possiamo immaginarci gli asini percorrere la Rambla di Almeria trasportando i barili pieni d’uva, conservata al loro interno tra il sughero sbriciolato. Questa era solo la prima tappa di lunghissimi viaggi. Il frutto, infatti, era esportato in tutto il mondo: Singapore, Russia, Kenya, Polonia, New York, sono solo alcuni dei nomi delle città e dei Paesi che possiamo leggere sulle botti. Tanto era importante il suo commercio, che il poeta Francisco Villaespesa gli dedica una poesia:
Poveri barili di uva di Almeria!….
Dove andrete a finire?… Anno dopo anno,
andate errando nel mare agitato!…
Ogni barile porta un nome strano:
Amburgo sta per scoppiare di apoplessia;
Liverpool aggrotta le sopracciglia fuggevole;
New York mostra l’ebreo naso all’insù,
e la freddezza di Londra fa male! ….
E pensando alle città mercantili,
alle case e agli iceberg
E ai cieli tristi che la nebbia appanna,
dove dovete portare poveri barili,
con l’oro di stagione, dai vitigni
Un po’ del calore del sole di Spagna!…(1)
Nel Negozio di tessuti La Modernista possiamo ripercorrere la storia di tessuti e abiti dal 1860 al 1980, oltre che ammirare i mobili originali del 1903. Colpisce, in particolare, la grande varietà di cappelli e la biancheria intima, insieme agli abiti signorili. La Grotta di San José è uno spazio culturale dedicato a mostre temporanee che seguono le tematiche dei Musei di Terque.
Veniamo al Museo della scrittura popolare. La prima sala si apre con una serie di ventagli con dediche e autografi, possiamo poi sbizzarrirci a leggere messaggi di ogni tipo, scritti su quaderni, strisce di carta, foglie, scarpe, bigliettini per copiare a scuola. Ci sono lettere scritte al contrario che è possibile leggere solo riflesse in uno specchio, altre con frasi che si intrecciano in orizzontale e verticale per ottimizzare lo spazio a disposizione. Qui emerge la scrittura dei differenti ceti popolari, epistolari, cartoline, biglietti di auguri, dediche, un vero e proprio tesoro che ci racconta la quotidianità, attraverso parole lontane, attraverso le testimonianze dirette delle persone che si sono messe a scrivere e di cui sono conservati più di 10 mila documenti. “In ogni scritto, in ogni frammento riposa un’anima, una vita, un torrente di emozioni, un momento unico e irripetibile, che rinasce solo leggendolo” (2).
Oltre alle lettere, ci sono libri, riviste, macchine da scrivere, radio, tantissimi cimeli del passato che possono continuare a esistere nella memoria collettiva grazie al lavoro di raccolta e conservazione realizzato dall’Associazione. Per esempio, vi si trova la prima lettera nella storia spagnola indirizzata ai Re Magi, corrispondente alla lettera che i bambini italiani scrivono a Babbo Natale. La raccolta rende possibile osservare l’evoluzione della scrittura, l’aumento degli epistolari, il passaggio dalla penna stilografica alla macchina da scrivere, la conservazione stessa di lettere e cartoline. Un vero e proprio omaggio alla memoria sociale portato avanti da un gruppo di cittadini che si occupano con cura di tramandare e trasmettere il passato attraverso i libri, un lavoro di sensibilizzazione e visite guidate.
Inoltre, sempre nell’ottica del lavoro di conservazione della memoria, una volta l’anno, precisamente la seconda domenica di ottobre, Terque torna indietro nel tempo facendo rivivere gli antichi mestieri. Si tratta di una giornata in cui i cittadini rievocano le faccende quotidiane di un tempo, oggi ormai in disuso. È possibile vedere la celebrazione qui: https://www.youtube.com/watch?v=4cEYJeGobQE
Visite guidate: (+34) 659 237 990
E-mail: pajaritoterque@gmail.com
Web: www.museodeterque.com
(1) ¡Pobres barriles de uva de Almeria!… / ¿Dónde iréis a parar?… Año tras año, / vais dando tumbos por la mar bravía!… / Cada barril ostenta un nombre extraño: / Hamburgo va a estallar de apoplejía; / Liverpool frunce su entrecejo huraño; / New York asoma su nariz judía, / ¡Y la frialdad de Londres hace daño!… / Y pensando en urbes mercantiles, / En hogares y témpanos glaciales / Y en tristes cielos que la niebla empaña, / Donde habéis de llevar pobres barriles, / Con el oro en sazón, de los parrales / un poco del calor del sol de España!…
Rincon Solariego, 1917
(2) “En cada escritura, en cada fragmento descansa un alma, una vida, un torrente de emociones, un momento único y detenido, que renace con solo leerlas.” Las palabras que quedaron, Alejandro Buendía
Centro Museográfico de Terque
La memoria del pueblo
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
En la provincia de Almería, concretamente en Terque, se esconde un tesoro de incalculable valor. En 2002, unos pocos vecinos fundaron la Asociación de Amigos del Museo, a quienes se debe la riqueza histórica conservada en este pequeño pueblo de montaña. Gracias a la colaboración municipal y al apoyo de todos los ciudadanos, hoy, bajo la atenta dirección de Alejandro Buendía, presidente de la Asociación y experto escritor sobre la historia de Terque, existe un centro museístico que incluye el Museo Etnográfico, el Museo Provincial de la Uva de Barco, el Museo de la Escritura Popular, La Modernista, una tienda textil y la Cueva de San José.
El Museo Etnográfico está instalado en una casa burguesa de finales del siglo XIX. En él podemos observar numerosos objetos de la vida cotidiana que nos ayudan a rastrear la historia y la cultura españolas. Por ejemplo, encontramos botellas de agua hechas con calabazas talladas, antiguos andadores para bebés, herramientas para trabajar en el campo, juguetes hechos a mano con garbanzos y latas de atún. En el interior también está toda la reconstrucción de antiguas tiendas que fueron completamente donadas cuando se cerraron, está la barbería, la peluquería, la farmacia, la mercería. También hay una reconstrucción de un aula escolar donde vemos una pequeña pizarra, algunas tizas, el recipiente en el que el maestro vertía la tinta. Entre los objetos curiosos, hay una concha marina que se tocaba para mantener despierto al viudo la noche de su segunda boda, ya que, según la tradición, dormir la noche de su segunda boda estaba prohibido por la ley. Hay utensilios del antiguo dentista y también tarros en los que se guardaba la placenta como buen augurio.
Junto al Teatro Manuel Galiana se encuentra el Museo Provincial de la Uva del Barco, instalado sobre un antiguo almacén de uvas. Durante dos siglos, la provincia de Almería se benefició enormemente del cultivo y comercialización de la uva de mesa, conocida como uva del Barco. Aquí podemos imaginar a los burros caminando por la Rambla de Almería transportando barriles llenos de uvas almacenadas en su interior con corcho desmenuzado. Ésta era sólo la primera etapa de larguísimos viajes, ya que la uva se exportaba a todo el mundo: Singapur, Rusia, Kenia, Polonia, Nueva York, son sólo algunos de los nombres de las ciudades que aparecen en los barriles. Tan importante era el comercio de esta fruta que el poeta Francisco Villaespesa le dedicó un poema:
¡Pobres barriles de uva de Almeria!…
¿Dónde iréis a parar?… Año tras año,
vais dando tumbos por la mar bravía!…
Cada barril ostenta un nombre extraño:
Hamburgo va a estallar de apoplejía;
Liverpool frunce su entrecejo huraño;
New York asoma su nariz judía,
¡Y la frialdad de Londres hace daño!…
Y pensando en urbes mercantiles,
En hogares y témpanos glaciales
Y en tristes cielos que la niebla empaña,
Donde habéis de llevar pobres barriles,
Con el oro en sazón, de los parrales
un poco del calor del sol de España!…
Rincon Solariego, 1917
Llegamos al Museo de la Escritura Popular. La primera sala se abre con una serie de abanicos con dedicatorias y autógrafos. A continuación, podemos entregarnos a la lectura de mensajes de todo tipo, escritos en cuadernos, tiras de papel, hojas, zapatos, chuletas. Hay cartas escritas al revés que sólo pueden leerse a través de un espejo, otras con frases entrelazadas horizontal y verticalmente para optimizar el espacio del papel. Aquí surge la escritura de las distintas clases sociales, cartas epistolares, postales, tarjetas de felicitación, dedicatorias, un auténtico tesoro que nos habla de la vida cotidiana, a través de palabras lejanas, del testimonio directo de las personas que escribieron y de las que se conservan más de 10.000 documentos. “En cada escritura, en cada fragmento descansa un alma, una vida, un torrente de emociones, un momento único y detenido, que renace con solo leerlas.” (1)
Además de cartas, hay libros, revistas, máquinas de escribir, radios y muchas reliquias del pasado que pueden seguir existiendo en la memoria colectiva gracias a la labor de recopilación y conservación llevada a cabo por la Asociación. Por ejemplo, se puede encontrar aquí la primera carta de la historia de España dirigida a los Reyes Magos, que corresponde a la carta que los niños italianos escriben a Papá Noel. La colección permite observar la evolución de la escritura, el aumento del número de cartas, el paso de la estilográfica a la máquina de escribir y la conservación de las propias cartas y postales. Un verdadero homenaje a la memoria social llevado a cabo por un grupo de ciudadanos que con esmero transmiten el pasado a través de libros, trabajos de sensibilización y visitas guiadas.
También con el espíritu de preservar la memoria, una vez al año, precisamente el segundo domingo de octubre, Terque retrocede en el tiempo recuperando antiguos oficios. Es un día en el que los ciudadanos rememoran las tareas cotidianas de antaño, hoy en desuso. Puede ver la celebración aquí:
https://www.youtube.com/watch?v=4cEYJeGobQE
Visitas guiadas: (+34) 659 237 990
Correo electrónico: pajaritoterque@gmail.com
(1) Las palabras que quedaron, Alejandro Buendía
venerdì, 17 maggio 2024
In copertina e nel pezzo: foto di Noemi Neri. Fotografie e articolo sono opera d’ingegno dell’Autrice e non possono essere riprodotti né parzialmente né integralmente senza il consenso della stessa. Tutti i diritti riservati
2 thoughts on “Il Centro Museografico di Terque”
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