Dallo stereotipo alla pasionaria
di Simona Maria Frigerio
Una carrellata di brevi ritratti di donne e dei ruoli che, socialmente, storicamente o nel mito ci siamo trovate a ricoprire.
Si inizia con la selfie-dipendente (ormai persino di fronte a un paesaggio tropicale mozzafiato, per esperienza, possiamo affermare che il turista-tipo preferisce fotografare se stesso a mari cristallini e palme fronzute su sabbie bianche); la donna maltrattata che si scervella a inventare scuse per quei lividi difficili da coprire con fard e fondotinta e intanto rimanda una fuga che sa già non avverrà mai (perché non vi sarebbe carnefice senza la subalternità/complicità della vittima, in un rapporto disfunzionale); la donna-manager o la brutta copia del maschio al potere (pensiamo alle varie von der Leyen e Annalena Baerbock, in elmetto e in prima fila in una guerra che non stanno certo combattendo, lacrime e sangue, né loro né i loro eventuali figli); la strìa (in piemontese) che urla il suo dolore per tempi e rituali ormai dimenticati, cantando intorno a un falò; il mito della celluloide (MM), in realtà povero giocattolo per quel presidente che abbiamo trasformato in campione di etica, mentre cercava di invadere Cuba, bombardava il Vietnam e non voleva un Sammy Davis Jr al proprio bachetto di investitura perché sposato con una donna bianca – la bellissima May Britt. E infine non può mancare Eva, più sagace, curiosa e assetata di sapere del suo compagno che, con autoironia grottesco-clownesca, sceglie di capire la differenza tra bene e male, invece di crogiolarsi con un maschio che, già allora, si nascondeva dietro a una foglia di fico…
Natasha Czertok ci consegna una performance veloce e spregiudicata, che utilizza varie tecniche espressive della scena, ma che risente ancora di alcuni cliché laboratoriali e andrebbe, forse, in parte ripensata e/o approfondita. Perché, ad esempio, la maschera della tigre sul volto – che dovrebbe essere tumefatto – della donna oggetto di maltrattamenti? Anche la manager, che fuma e indossa un paio di pantaloni con giacca si caratterizza poco. E ancora, unire il mito di Marilyn con quello di una Gostanza da Libbiano ha senso?
Performance che ha spazi per respirare meglio e più compiutamente. Finale perfetto.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Limonaia
via Gramsci, 426 – Sesto Fiorentino
domenica 17 marzo 2024, ore17. 00
Kashimashi
di e con Natasha Czertok
disegno del suono Vincenzo Scorza e Alessandro Campioni
disegno luci Franco Campioni
produzione Teatro Nucleo
foto di scena di Daniele Mantovani
venerdì, 29 marzo 2024
In copertina: Foto gentilmente fornita da Teatro Nucleo