Repetita iuvant?
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Non c’è il tre senza il quattro? A volte sì, dobbiamo ammetterlo. Con Stasera sono in vena abbiamo contraddetto tutti i nostri diktat di critici ma anche di spettatori, decidendo di rivederlo più volte e, con l’occasione della nuova versione con band e musica dal vivo, ci pareva impossibile non tornare a teatro per quello che consideriamo il miglior monologo di Oscar De Summa (insieme a La sorella di Gesucristo).
Coadiuvato da Corrado Nuccini, Francesca Bono e Daniele Rossi, il narrato scorre veloce come nella versione originale, più ruspante, dove De Summa intercalava il monologo con brevi brani eseguiti a cappella o dal vivo su musica pre-registrata. Come un cantastorie con scimmia e organetto, il suo cunto ci calava in un meridione rovente e tossico, che aspirava ai movimenti libertari e rivoluzionari che, in quegli anni, travolgevano come un’onda anomala pregiudizi, dogmi e imposizioni patriarcali (per poi ritirarsi nell’alveo edonistico, omologato e consumista degli ultimi trent’anni); un meridione – dicevamo – che, aldilà delle aspirazioni, si accontentava della facile illusione del benessere tossico, travolto (come il nord) da quella marea di eroina con la quale la classe egemonica (politica ed economica) mise una pietra tombale (letteralmente e metaforicamente) sopra una generazione che aveva portato avanti proteste politiche e anticapitaliste per tutti gli anni Settanta.
Proprio il suo essere ruspante e al confine tra autofinzione e sincera visceralità rendeva Stasera sono in vena insieme struggente e motivante. Si usciva da teatro con la lacrima e una rinnovata voglia di lottare.
Qui, al contrario, in questo “festeggiamento per i suoi 10 anni con un riallestimento live”, come da comunicato stampa, ci perdiamo. Cosa si festeggia? Che uno spettacolo solido, sincero, ben scritto e ottimamente interpretato possa essere riallestito dieci anni dopo il suo debutto? Certamente l’Italia è il Paese delle produzioni bulimiche incentivate dai Fondi del Fus, ma alcuni spettacoli, ad esempio dell’Elfo Puccini, fanno repertorio da quarant’anni senza particolari lazzi e cotillon.
Partiamo dal finale, che perde in potenza e drammaticità. Quel senso di smarrimento e accettazione umile della propria condanna a morte e, improvvisamente (come in una epifania), di grazia ricevuta, che esplodeva nell’Hallelujah di Leonard Cohen, qui si disperde tra le note, la voce cede il posto alla musica presaga dell’happy ending e il protagonista è assolto e redento ancor prima della condanna.
Anche il prologo lascia perplessi. Sembra quasi che De Summa voglia prendere le distanze dal racconto, erigere una quarta parete che allontana se stesso dal passato e noi dal protagonista e dalla tragica realtà che, sebbene oggi non mieta più vite in parchi pubblici (ormai educatamente recintati tra giochi per bambini e toilette per cani), continua a essere un business miliardario per le mafie e i loro colletti bianchi, così come continua ad ammazzare in angoli forse più oscuri e nelle periferie di un mondo del quale continuiamo a fare parte – sebbene ci crediamo giardino dell’eden circondato dalla giungla e sebbene gli States stiano rischiando una seconda guerra di Secessione proprio a causa dei tunnel del narcotraffico.
Il confronto canoro tra un Jim Morrison in The End o un David Bowie con quel Heroes che fu tema centrale di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è impossibile. Come scrivevamo, o si tenta di ricreare l’atmosfera intima di una chitarra o un’armonica intorno a un falò estivo, oppure bisogna essere un Jeff Buckley per trasformare un inno religioso (sebbene più panteistico che ebraico) in un alleluia dell’orgasmo.
Manca quell’ascendere verso un climax drammatico. Le gag comiche e le descrizioni folgoranti dei personaggi di contorno si impastano come la voce, si confondono, la musica prende il sopravvento ma la dimensione da opera rock abbisognerebbe di ben altri mezzi anche tecnici e fonici.
Bis sulle note dell’iguana del rock, The passenger – di Iggy Pop e Ricky Gardiner.
Di questo e altro avremmo voluto confrontarci con l’autore ma non ce ne hanno dato la possibilità.
Lo spettacolo ha debuttato:
Teatro Fabbricone
via Ferdinando Targetti, 10/8 – Prato
giovedì, 7 marzo 2024, ore 20.45
Stasera sono in vena / Il concerto
10 anni – live special edition
di e con Oscar De Summa
progetto musicale Corrado Nuccini
musiche eseguite dal vivo da Corrado Nuccini, Francesca Bono e Daniele Rossi
progetto luci e scene Matteo Gozzi
produzione La Corte Ospitale, Teatro Metastasio di Prato
venerdì, 22 marzo 2024
In copertina: Foto (di Cinzia Ascari) gentilmente fornita dall’Ufficio stampa de La Corte Ospitale