Emily Blunt in conversation with Josh Horowitz
by/di Pamela Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
Christopher Nolan’s Oppenheimer opened the same day as Barbie. As the real sleeper here, Oppenheimer has weighed in with tickets sales approaching one Billion USD.
Emily Blunt, nominated for Best Supporting Actress by the Academy Awards for the role as wife, Kitty Oppenheimer, appeared at 92nd Y, NYC on February 6th in conversation with MTV’s Josh Horowitz.
Often spotted by paparazzi in leotards, going to the gym or running errands, Blunt can be described as a tall glass of water, and a pert bella figura. She walked on stage at 92Y, with a presence that was long, lean and commanding. Wearing a blush pink suit, black bow tie and white sneakers, she composed herself like the cat who ate the canary.
With her long, gangly legs crossed, she is jovial. She is intelligent and at times her voice can drift into a quiet, pensive meandering where she is almost thinking out loud. Then she will come around and slip into her buoyant laughter and rebellious wit.
Heartily established in the entertainment biz with 117 career nominations and 26 wins, Blunt is the first to acknowledge that as a kid, she was quite awkward and suffered a great deal. Having a stress-related condition of stuttering since grade school, Blunt came upon acting through a high school teacher’s recommendation. With the encouragement of drama coaches, she was able to use acting as a means of speaking through other characters, and ultimately disconnect her own voice from the impediment. This helped her overcome her disability and foster a true love for drama, foremost as an outlet for well-being.
Another aspect which hooked her to acting was the excitement and terror of the unknown. She chooses her parts when they engender this feeling. This excitement is what she yearns for in both life and art. She enjoys the thrill of being close to the edge of the ‘unknown’ where all the possibilities lie.
In Oppenheimer, Kitty, as played by Blunt, was a member of the Communist Party USA. Her performance is captivating as she reveals the humanity in the complex, alcoholic, sharp-tongued wit, transcending archetypes in a fireball performance. Blunt reveals a woman who had no concern for how she came across as a public figure, a woman apparently without shame. Her public image was of not on her radar. Emily plays her raw and real, flawed and strangely appealing. The New York Times stated it well in saying that Blunt has a “taste for the offbeat and a fetching lack of vanity when it comes to playing disagreeable women.”
Her most successful role to date, Emily Blunt mystifies, mesmerizes and remains never to be pigeon-holed into a certain ‘type’ or genre of performance. This intrigue continues to ascend in the journey of her ever-rising star.
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Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
92ndY, NYC: uno show brrillante per una stella altrettanto brillante
Emily Blunt in conversazione con Josh Horowitz
Oppenheimer di Christopher Nolan è uscito lo stesso giorno di Barbie e ha quasi raggiunto, con la vendita dei biglietti, il miliardo di dollari.
Emily Blunt, che ha ricevuto una nomination agli Oscar come Miglior Attrice non protagonista per il ruolo della moglie, Kitty Oppenheimer, è stata invitata da 92nd Y, NYC, lo scorso 6 febbraio per un incontro con Josh Horowitz di MTV.
Spesso fotografata dai paparazzi in tuta, mentre si reca in palestra o a correre, Blunt può essere descritta come un sottile flûte d’acqua, data la sua bella figura. È salita sul palco di 92Y longilinea, slanciata e sicura di sé, indossando un abito rosa cipria, farfallino nero e sneaker bianche, composta come un gatto che abbia appena ingoiato il canarino.
Con le sue lunghe gambe accavallate, si è dimostrata una persona gioviale. Donna intelligente, a volte, la sua voce si è calata in meandri quieti e riflessivi quasi stesse pensando ad alta voce. Poi, improvvisamente, è scoppiata in una risata mostrando il suo spirito ribelle.
Ben inserita nel businesses dell’intrattenimento con 117 nomination e 26 premi vinti, Blunt è la prima ad ammettere che da bambina era abbastanza impacciata e ha sofferto parecchio a causa di una forma di mutismo, dovuto a motivi psicologici, fin dalla scuola elementare. Blunt ha iniziato a recitare al liceo su consiglio di un insegnante. Con l’incoraggiamento dei trainer di recitazione, è stata in grado di utilizzare la tecnica recitativa quale mezzo per esprimersi liberamente attraverso i personaggi interpretati, e alla fine liberare la propria voce da qualsiasi impedimento. In questo modo ha superato la propria disabilità e coltivato un vero amore per la recitazione, innanzitutto come strumento di benessere.
Un altro motivo che l’ha portata a recitare è stato il mix di eccitazione per e terrore dell’ignoto. E sceglie i ruoli solo se gli stessi le sollecitano tali sensazioni. L’eccitazione, in particolare, la desidera nella vita come nell’arte. Gode del brivido di stare sull’orlo dell’‘ignoto’, laddove tutte le possibilità sono ancora aperte.
In Oppenheimer, Kitty, interpretata da Blunt, era un membro del Partito Comunista statunitense. La sua performance è accattivante e ne rivela il lato umano con un umorismo sferzante, complesso e da alcolizzata, che trascende gli archetipi in una performance fulminante. Blunt si rivela donna che non si preoccupa di come appare, una donna che non sembra provare vergogna. La sua immagine non le interessa. Emily è se stessa, imperfetta e stranamente attraente. The New York Times ha descritto bene Blunt e il suo “gusto anticonvenzionale, oltre a una seducente mancanza di vanità quando si tratta di interpretare donne sgradevoli”.
Nel suo ruolo di maggior successo ad oggi, Emily Blunt mistifica, ammalia e non resta incastrata in un certo ‘tipo’ o genere di interpretazione. L’intrigo aumenta a misura che la sua stella ascende.
Friday, February 16, 2024 / venerdì, 16 febbraio 2024
On the cover: Emily Blunt, SAG Awards 2019. Wikipedia Commons. Author: Nicole Alexander