Entro un mese Israele dovrà provare di aver dato seguito al pronunciamento della Corte di Giustizia Internazionale
di Luciano Uggè
La Corte di Giustizia Internazionale ha dichiarato, oggi 26 gennaio 2024 alle ore 13.00, che le misure provvisorie sono necessarie perché la situazione a Gaza è insostenibile e potrebbe deteriorarsi ulteriormente. Israele dovrà, d’ora in poi (in sottotraccia, quindi, si interpreta legittimamente che finora non l’ha fatto), rispettare i primi quattro punti dell’articolo II della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di Genocidio, evitando:
(a) Uccisione di membri del gruppo;
(b) Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) Il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) Misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo.
La sentenza – che ha ricordato tutte le varie denunce delle Nazioni Unite contro l’operato di Israele – impone altresì che lo stesso entro un mese dimostri di avere ottemperato a quanto prescritto nelle misure provvisorie, abbia fornito tutti gli aiuti umanitari ai palestinesi, e dovrà anche perseguire coloro, tra le fila delle sue forze armate, che abbiano già compiuto atti di genocidio. Purtroppo, come denunciato dal Sudafrica, il Tribunale non ha il coraggio di imporre un immediato cessate il fuoco a Israele, sebbene non si comprenda come lo stesso possa ottemperare ai 4 punti del II articolo continuando a bombardare civili e infrastrutture.
Ricostruiamo alcuni passaggi che hanno condotto a questo provvedimento, mentre ricordiamo ai nostri lettori che una causa di fronte alla Corte di Giustizia Internazionale può impiegare anni prima che arrivi a sentenza – e già questo semplice fatto dovrebbe farci riflettere sulla mancanza di strumenti che abbiamo, come popoli e nazioni, per difenderci dalla brutalità del più forte ogni volta che gli States lo spalleggino, bloccando di fatto qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite.
La Repubblica del Sudafrica ha avuto il coraggio di accusare Israele di fronte alla Corte dell’Aia e al mondo di genocidio. Lo scorso 11 gennaio, in un dibattimento pubblico ripreso anche dai media e trasmesso in diretta, un pool di avvocati sudafricani ha reso chiara ed evidente l’immane tragedia che sta vivendo il popolo palestinese a Gaza e la premessa a tutto ciò è stata una specifica dichiarazione, ossia che non si può e non si deve definire genocidio il massacro di una popolazione solo a posteriori, quando la stessa è stata cancellata, ma occorre individuarne i prodromi e le azioni in modo da fermarlo prima che si compia. Altrimenti la società civile e l’umanità hanno già perso.
“Il Sudafrica ha riconosciuto l’attuale Nakba contro il popolo palestinese”, così ha dichiarato (ricordando l’esodo palestinese del 1948), Vusimuzi Madonsela, ambasciatore del Paese africano nei Paesi Bassi. Le accuse, comprovate da immagini, dichiarazioni di testimoni e filmati, dimostrano le molteplici violazioni della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, perpetrate da Israele negli oltre tre mesi di assedio e bombardamento di Gaza (ricordiamo che la potenza esplosiva che si è abbattuta sui civili palestinesi è già pari a due bombe atomiche, come attesta anche Al Jazeera (1).
Come hanno scritto i colleghi di The Intercept (2), le pagine stilate dal pool di legali “offrono uno spaccato della campagna omicida messa in atto contro la popolazione civile sotto la copertura fraudolenta dell’autodifesa”, t.d.r.). Non vanno altresì dimenticate le decine di dichiarazioni pronunciate da membri del Governo e dell’esercito israeliani dichiaratamente da ascriversi al reato di genocidio.
Sul banco degli imputati (ove manca il complice, ossia gli Stati Uniti), Israele come si è difeso per l’uccisione di oltre 25mila civili, di cui 9mila bambini, e la distruzione di ospedali, infrastrutture, edifici pubblici, scuole, università e moschee, oltre che per aver tagliato acqua ed elettricità a 2 milioni di persone, costringendole in un assedio medievale, impedendo l’arrivo di aiuti umanitari e premendo perché un popolo lasci la propria terra così da realizzare quella Grande Israele che vaticinano i sionisti da decenni (in spregio alle Risoluzioni Onu e al diritto internazionale)?
Gideon Levy, una delle poche voci limpide e menti razionali di Israele ha criticato, su Haaretz (3), l’inconsistenza della difesa israeliana all’Aia e l’accusa contro la Repubblica del Sudafrica di essere letteralmente il “braccio legale di Hamas”. Levy ha sottolineato altresì che difendersi adducendo che solo Hamas è responsabile di quanto sta accadendo a Gaza e che Israele non vi avrebbe alcun ruolo “significa mettere in dubbio e insultare l’intelligenza dei giudici”.
Così come non ha convinto la reitirata giustificazione, ribadita anche dal professor Malcolm Shaw, a capo del pool difensivo, che: “Le azioni di Israele sono proporzionate e prendono di mira solo le forze armate”. Di fronte ai neonati e ai bambini trucidati, mutilati e persino uccisi dalla mancanza di elettricità indispensabile per le incubatrici o di shock per essere stati operati senza anestesia, chiunque comprende di trovarsi di fronte a una narrazione, per non dire a una visione, parallela della realtà – che sfugge alla decenza.
Anche su L’Antidiplomatico (4) si possono leggere ampi stralci delle dichiarazioni di Levy. Suscita ilarità l’affermazione della Difesa israeliana che telefonerebbe per evacuare i civili. Non si sa a chi e a quanti individui telefoni l’esercito, a ogni nuovo bombardamento, visto che non è dato sapere chi possieda ancora una linea telefonica funzionante a Gaza, e soprattutto dove sarebbero i rifugi (visto che Israele colpisce campi profughi e ospedali con eguale determinazione).
E, ciliegina sulla torta, sempre L’Antidiplomatico riporta che Levy avrebbe fatto notare che non vi sarà giustizia per i crimini di guerra israeliani se ci si affida alle Corti del suo Paese, visto che: “dopo l’operazione Piombo Fuso, il conflitto con Gaza del 2008-2009, solo quattro soldati sono stati incriminati per reati penali e solo uno di loro è finito in prigione per il furto di una carta di credito (!). Tutti gli altri, che hanno imperversato con bombe e proiettili contro degli innocenti, non sono stati incriminati, né mai lo saranno”.
Del resto, come dichiara Hamas, nel suo documento politico-ideologico, pubblicato in versione integrale da Assopace Palestina (5): “Secondo i dati ufficiali, nel periodo compreso tra gennaio 2000 e settembre 2023, l’occupazione israeliana ha ucciso 11.299 palestinesi e ne ha feriti altri 156.768, la maggior parte dei quali erano civili”. Di fronte a tali dati, è semplicemente anti-storico far risalire ciò che sta accadendo a Gaza al 7 ottobre.
L’unica democrazia mediorientale, sostenuta dallo Sceriffo a Stelle e Strisce, è finalmente nuda come l’Imperatore di fronte agli occhi del suo stesso popolo e del mondo?
(2) https://theintercept.com/2024/01/12/icj-israel-genocide/
venerdì, 26 gennaio 2024
In copertina: Foto di Succo da Pixabay