“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
di Simona Maria Frigerio
Come con Joe Biden, anche con Mario Draghi i mass media italiani si sono spellati le mani in applausi senza fermarsi un attimo a pensare chi si trovavano davvero di fronte e, soprattutto, sospendere il giudizio fino a prove certe di efficacia ed efficienza. Mentre Biden, oltreoceano, conferma di voler continuare a perseguitare il simbolo del diritto d’informazione, ossia Julian Assange (e già solo per questo dovrebbe sollevare qualche dubbio, almeno tra i giornalisti); in Italia, il nuovo Premier, a parte calibrare con ossequiosa precisione le poltrone, cosa avrebbe annunciato di così eclatante da farci invocare con giubilo l’avvento dello statista (o del Messia)? A meno che il fatto di opporsi al piano Covax promosso dall’Onu per la distribuzione dei vaccini nel Sud del mondo – con la scusa del: «Siamo indietro, non è il momento di donarli» – sia una posizione da plaudire e non l’ennesima esternazione di quel sistema politico che pensa di poter suddividere le popolazioni in Serie A e B, così come fa con i lavoratori (di Serie A quelli che producono merci per il sistema capitalistico, di Serie B quelli che producono arte, cultura e pensiero critico).
L’ex Presidente di Bce finora ha ribadito uno tra i punti essenziali del famoso discorso di Rimini: “Questo debito sarà sostenibile, continuerà cioè a essere comprato in futuro, se utilizzato a fini produttivi, ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca eccetera, se cioè è ‘debito buono’. La sua sostenibilità verrà meno se invece sarà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato ‘debito cattivo’”. Ma, a parte aver annunciato che eliminerà il cashback e il superbonus al 110% (scelte condivisibili che dovrebbe, però, attuare velocemente – se non si vogliono creare problematiche soprattutto rispetto alla cessione del debito da parte dei condomini a istituti bancari e finanziari), il Premier non pare aver spiegato agli italiani cosa intenda fare in positivo né con quali strumenti e a quali fini.
Ad esempio, per green sembrerebbe non intenda il superbonus – al contrario del Conte bis – ma ha proposto forse solare termodinamico e treni a idrogeno? Oppure, come farà quadrare la parità di genere con i 4,2 miliardi destinati a tale voce nella bozza del PNRR del Conte bis, se tale cifra non basta nemmeno per dare la possibilità a un bambino su tre di fruire del nido alle stesse rette della scuola materna – sebbene un aumento della percentuale delle donne inserite nel mondo lavorativo avrebbe ricadute positive sul Pil? Per la digitalizzazione e la ricerca – temi cari al Premier – come pensa di conciliare l’invecchiamento del nostro corpo docente e del personale della pubblica amministrazione, dove l’età media supera i 50 anni, con la Riforma Fornero delle pensioni? E poi ci si chiede, vista l’importanza che assegna ai giovani, se abbia analizzato la manovra economica del 2020 per qualche correttivo, visto che non migliora la situazione italiana per ciò che concerne il misero 1,4% del Pil assegnato alla ricerca – che ci relega ultimi in Europa (mentre, per quanto riguarda i 30/34enni con titolo di studio universitario, ci si consola con il goal della bandiera, essendo penultimi).
In compenso il Premier ha scelto nuovamente di assegnare a Roberto Speranza la Sanità. Lo stesso Ministro che deve dare spiegazioni sul famoso piano pandemico; che dovrebbe verificare se tutti i fondi destinati dal Governo alle terapie intensive siano stati spesi dalle Regioni e i relativi posti letto siano stati attivati, ma altresì se il personale sanitario addetto alla rianimazione sia o meno sufficiente (secondo Claudio Maria Maffei, Coordinatore scientifico Chronic-On, il rapporto anestesisti/rianimatori per posto letto di terapia intensiva sarebbe sceso dal 2,5 pre-DL 34 all’1,6 del 18 gennaio scorso). Un Ministro che dovrebbe anche spiegare agli italiani perché abbia opzionato (durante il Conte bis) oltre 200 milioni di dosi di vaccini per un Paese con 60 milioni di abitanti che, oltretutto, non arrivano; mentre sul mercato ne esistono ormai di altrettanto validi – se non di più o, almeno, che non bisogna conservare a temperature proibitive e per i quali occorre una sola dose. Vaccini disponibili ma che non acquistiamo – non si sa se per rispetto verso l’inefficienza europea (in condizioni di emergenza potremmo farli approvare da Aifa anche senza il beneplacito di Ema), la sudditanza verso le case farmaceutiche statunitensi e tedesche o, più banalmente, per mancanza di fondi (data la spesa preventivata per le succitate dosi sovradimensionate).
Ma questi dubbi dovrebbero e potrebbero trasformarsi in istanze parlamentari in un Paese civile, ossia in un Paese dove esistesse ancora un’opposizione – funzione basilare in uno Stato democratico e che porta avanti con coerenza ideologica solo la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che non ha svenduto il proprio progetto alternativo di governo – condivisibile o meno che sia – per qualche poltrona. Mentre i partiti, spiace ammetterlo, come ha affermato Moni Ovadia sono ormai “imprenditori di loro stessi” e “il Pd è un partito di centrodestra; perché un partito che ha dato la segreteria a Renzi può essere di sinistra? Il compito che si è dato Renzi è stato quello di distruggere la sinistra”. E l’amalgama informe che ora si spalma sul Paese – dalla Leu fino alla Lega – dimostra fino a che punto si possa arrivare, con chi si accetti di condividere una legislatura, pur di restare seduti alla tavola imbandita di un’Italia allo sfascio.
Basterebbe vaccinare una sola volta 1/5 degli italiani
Cosa fare? Da un economista della caratura di Mario Draghi ci si sarebbe aspettati che si facesse dare un semplice grafico con l’età dei ricoverati, il numero di patologie per paziente, le eventuali mancanze di personale sanitario e posti letto nelle varie strutture, le deficienze dal punto di vista logistico per le vaccinazioni e della medicina territoriale (di cui tanto si è parlato ma che la gestione Conte/Speranza non sembra aver affrontato adeguatamente). Sarebbe facile calcolare quante dosi di vaccino reperire immediatamente sul mercato – possiamo immaginarci che basterebbe coprire gli ultrasettantenni, i lavoratori a contatto con persone ‘a rischio’ e coloro che soffrono di malattie invalidanti o patologie quali diabete, ipertensione, eccetera. Del resto, oggi, 25 febbraio 2021, su 396.143 positivi, solamente 18.257 sono ricoverati (il 4,6%) e, di questi, sono 2.168 quelli in terapia intensiva (lo 0,5%). Per tutti gli altri il Covid-19 è una normale influenza o, nella stragrande maggioranza dei casi, nemmeno quella, dato il numero di asintomatici e paucisintomatici. Ma la notizia che più dovrebbe risvegliare la coscienza dei mass media arriva dalla Scozia, dove si sono accorti che una sola dose di vaccino sul 20% della popolazione (1,14 milioni di vaccinati rispetto a una popolazione di 5,454 milioni di persone) è sufficiente per far crollare il numero delle ospedalizzazioni – con buona pace di stampa, filantropi e politici italiani impegnati a rincorrere varianti e mitiche tre dosi per terrorizzare una popolazione allo stremo.
Popolazione che continua a confondere, per disinformazione, positivi e malati, e che non rammenta come il problema non sia contrarre il Covid-19 ma sviluppare una sintomatologia talmente grave da affollare le strutture sanitarie. Nel frattempo, senza badare alle esternazioni dell’Europa che promette efficienza e si dimostra pesantemente immobile quanto un pachiderma, in Ungheria arriva una partita di Sputnik V, così come a San Marino, in Montenegro, in Serbia e in oltre 30 Paesi nel resto del mondo – mentre l’Austria si sta muovendo in questo senso. In Israele metà della popolazione ha già ricevuto la prima dose vaccinale e in Uk si è toccata quota 18 milioni.
Ciliegina sulla torta quanto denuncia Nicoletta Dentico a Radio Popolare Milano, ossia che la Fondazione Bill and Melissa Gates – ovviamente a fini filantropici – avrebbe impedito all’università di Oxford, che aveva sviluppato il proprio vaccino con fondi pubblici europei ed era disponibile a mettere su una piattaforma aperta i risultati degli studi, di procedere; vincolando, al contrario, la produzione su scala del vaccino a un’azienda farmaceutica privata, ossia la AstraZeneca (il cui vaccino, tra l’altro, è stato sospeso in alcuni land tedeschi proprio in queste ultime ore).
Finiamola con la disinformazione
La risposta non possono essere i ristori per le categorie economiche né la chiusura delle scuole – tenendo anche presente che, a causa della mancata socialità, la Fondazione Mondino. Istituto Neurologico Nazionale IRCCS (come da servizio di Radio Popolare) ha rilevato che, in Lombardia, il numero dei tentativi di suicidio è triplicato tra gli adolescenti così come sono aumentati i casi di disagio psichico tra i giovani, dai disturbi alimentari all’autolesionismo. Nel comparto lavorativo, come puntualizza Quifinanza.it: “I 29 miliardi di ristori destinati alle attività economiche colpite dalle misure restrittive coprono solo il 7% delle perdite di fatturato registrate l’anno scorso dalle imprese italiane, importo che – secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia – sfiora i 423 miliardi di euro”.
E chiudiamo con un’ultima amara considerazione nata dopo l’ultimo Dpcm – il primo in era Draghi – ossia che il nuovo Governo, come quello Conte, sembra, ancora una volta, scaricare la mancanza di efficienza ed efficacia del Ministero della Sanità e del Comitato Tecnico Scientifico sul privato cittadino – che dovrà far fronte per altri due o tre mesi (al momento quasi sicuramente fino a dopo Pasqua) a chiusure di interi settori economici, fallimenti con conseguenti licenziamenti, e ulteriori restrizioni alle libertà personali e all’accesso a istruzione e cultura. Un danno che il Premier, da economista, dovrebbe almeno quantificare in punti di Pil (e nelle ricadute a livello fiscale), se non vuole considerare i danni psicologici e al sapere, e poi decidere prontamente se continuare su questa linea o dare davvero una svolta alla politica italiana, acquistando immediatamente i vaccini necessari (senza sprecare fondi in quantitativi superflui) per riaprire tutto il prima possibile.
Magari supportato da quei sindacati confederali che continuano a chiedere lo stop dei licenziamenti e la cassa integrazione (solo per i lavoratori assunti a tempo indeterminato o con contratti che lo permettano) e non si rendono conto che se un lavoratore di Stellantis o di Alitalia resta in forza lavoro ma, domani, milioni di italiani non avranno più un’attività per permettersi un’auto o un volo aereo, anche i loro associati finiranno in mezzo a una strada. “Lavorare tutti, lavorare meno” si diceva un tempo. Ecco, occorrerebbe tornare a tale slogan magari declinandolo diversamente, ossia “fino a Pasqua, chiudiamo le fabbriche e apriamo teatri, ristoranti, palestre e musei”.
Purtroppo il senso dello Stato, della politica, dell’ideologia è ormai degradato ad assegnazioni di poltrone ministeriali o di sottosegretari, calibrate col bilancino, senza più distinzioni tra opposizioni e Governo, tra prassi e visioni del mondo, tra aspirazioni e progetti. Oggi sono troppi quelli che siedono sugli scranni, uomini e donne, credendo di contare ma non comprendendo che ciò che dovrebbero esprimere è un ideale più alto di loro stessi, l’ideale di un futuro per quei milioni di giovani che, tra una manciata d’anni, si ritroveranno a pagare un debito enorme acceso in nome della ‘sicurezza’ – ma non la loro – e causato da voragini di inefficienza. Con Tomasi di Lampedusa abbiamo aperto, con lui chiudiamo: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”.
Venerdì, 26 febbraio 2021
In copertina: Italy. Foto di Jacqueline Macou da Pixabay.