Il dollaro non garantisce sempre democrazia e benessere?
di La Redazione di InTheNet
Porto Rico, paradisiaca isola caraibica, conquistata a seguito della guerra ispano-americana e territorio statunitense dal 1898, nella realtà dei fatti è un paradosso politico. Conserva, infatti, una forma di auto-governo con una rappresentanza limitata a Washington – ovvero, fa parte degli States e i suoi abitanti hanno la cittadinanza statunitense ma non la piena rappresentanza politica (non votano né possono rappresentare, con diritto di voto, Porto Rico nelle due Camere del Parlamento).
Su 3.200.000 abitanti, 1.400.000 vive al di sotto del livello di povertà – secondo i parametri federali statunitensi; il 13% non ha un medico di fiducia e uno su cinque afferma di aver rinunciato alle cure a causa dei costi.
Come scrive Bloomberg (1), l’isola di Porto Rico è un paradiso fiscale per fondi speculativi e fondi neri, afflitta da una rete elettrica inefficiente, da disequilibri economici sempre più accentuati, una serie di uragani e terremoti devastanti che si sono succeduti in pochi anni, e con un afflusso di residenti stranieri ricchi che ha fatto lievitare i prezzi del settore immobiliare ma anche della vita quotidiana: qui, nei ristoranti e hotel di lusso, che sorgono di fronte alle spiagge bianche e alle acque cristalline “una cena per due può costare 500 dollari”. Prezzi ancor più esorbitanti se si pensa che nel Paese le entrate medie di un nucleo familiare sono circa un terzo di quelle statunitensi, il tasso di povertà è oltre il doppio di quello dello Stato più povero degli US, ossia il Mississippi, e la disoccupazione è pari al doppio della media nazionale in US.
Tra i problemi maggiori, come spiega approfonditamente una relazione del Council on Foreign Relations (2), il fatto che tra il 2004 e il 2020 la crescita economica di Porto Rico è crollata del 12,5% mentre la popolazione del 16%, il debito pubblico ha raggiunto la cifra di 70 miliardi di dollari, ossia il 68% del Prodotto Interno Lordo (nel 2020) e, non ultimi, è venuta a galla una serie di scandali finché, nel 2019, il Governatore Ricardo Rossello ha dovuto rassegnare le dimissioni per alcune indagini di corruzione.
Come descritto perfettamente da Samir Amin, la radice di tutti questi problemi deriva dal fatto che Porto Rico ha sempre contato su investimenti stranieri – oltre alla pessima decisione, per attrarre tali capitali, di esentarli dalle tasse locali, statali e federali, oltre che assicurare agli investitori alti interessi. Quando, però, nel 1996 il Governo statunitense ha votato per l’eliminazione graduale dell’Internal Revenue Code Section 936, che permetteva alle aziende US di operare tax-free a Porto Rico, il settore manufatturiero dell’isola, che dipendeva dalle imprese del continente e incapace di imporsi sul mercato con imprese proprie, ha iniziato il suo lento e inevitabile declino.
Nel gennaio 2022, per evitare la bancarotta e ricominciare a versare gli interessi ai creditori, negli States si è deciso di ridurre il debito di Porto Rico da 33 miliardi a 7,4 miliardi di dollari – così che i versamenti annuali per ripianare i debiti sono scesi da quasi 4 miliardi di dollari a poco più di un miliardo di dollari l’anno. Ovviamente non sono mancate le critiche a questo piano di ripianamento che manterrebbe intatti i versamenti delle pensioni e, nonostante diversi tagli, garantirebbe almeno un minimo di servizi sociali nel settore sanitario (già molto carente) ed educativo.
L’austerità per garantire alti tassi d’interesse a finanziatori stranieri non crediamo, però, che porterà a un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti né renderà possibile l’avvio di imprese locali e l’acquisizione di tecnologie avanzate che, sole, possono creare quel plusvalore, il quale a sua volta, se rimane nel Paese che lo produce, può trasformarsi in volano di una crescita sana e di un una redistribuzione della ricchezza anche a livello di servizi pubblici.
(1) La relazione di Bloomberg: https://www.bloomberglinea.com/2023/08/18/paraiso-para-los-fondos-especulativos-oculta-una-crisis-en-puerto-rico/
(2) L’analisi del Council on Foreign Relations: https://cfr.org/backgrounder/puerto-rico-us-territory-crisis
venerdì, 12 gennaio 2024
In copertina: Flamenco Beach, Porto Rico. Foto di Boris Elsner da Pixabay