La lucida analisi di Bashar al-Assad sulla questione palestinese
di La Redazione di InTheNet (traduzione di Simona Maria Frigerio)
L’11 novembre è stato pubblicato dai media siriani il discorso del Presidente Bashar al-Assad di fronte al Summit Straordinario Arabo-Islamico, convocato per discutere la questione palestinese.
Vi riportiamo la traduzione perché possiate giudicare voi stessi come mai al-Assad sia così ferocemente avversato dall’Occidente. Fors’anche perché richiama all’unità dei Paesi arabi (che, come sempre, sono più propensi alla retorica che ai fatti), puntualizza che ciò che sta accadendo a Gaza ha precedenti storici e potrà ripetersi anche negli altri Territori palestinesi occupati da Israele e che, in nuovi scenari geo-strategici, si possono trovare alleanze per modificare i rapporti di forza?
Il testo completo in inglese può essere letto su Syrian Arab News Agency: https://sana.sy/en/?p=320077.
“Gaza non è mai stato il problema; è invece la Palestina la causa centrale e Gaza è l’incarnazione e la più evidente espressione della sofferenza del suo popolo.
Parlare di Gaza singolarmente non coglie il punto, è una parte del tutto, e la sua recente aggressione solo un evento in una serie di eventi che risalgono a 75 anni di crimini sionisti, con 32 anni di pace mancata; l’unico assoluto, irrefutabile risultato è che è aumentata l’entità dell’aggressione, e la situazione palestinese è diventata più ingiusta, e miserabile.
Né la terra né i diritti sono stati restituiti, non in Palestina e nemmeno nel Golan. Questa situazione ha prodotto una equazione politica che afferma che maggiore è la docilità degli arabi nei loro confronti e maggiore è la ferocia dei sionisti nei nostri confronti, e che più tendiamo la mano corrisponde a più massacri contro di noi. L’entità sionista non sa cosa sia la pace.
Alla luce di questa equazione veramente chiara, l’aggressione contro Gaza non può essere estrapolata dal contesto dei massacri sionisti contro i palestinesi commessi in precedenza, e la continuazione degli stessi – senza dubbio – in futuro.
Inoltre, non possiamo isolare il crimine che si sta commettendo gestendo ‘come Paesi Arabi e Islamici’ il succedersi degli eventi in maniera frammentata riguardo alla causa palestinese. La nostra gestione dell’aggressione odierna contro Gaza con la stessa metodologia significa che siamo noi a spianare la strada a Israele per completare i massacri fino allo sterminio del popolo palestinese e la tomba per la sua causa.
La situazione di emergenza del summit di oggi non è né l’aggressione né le uccisioni, dato che entrambe proseguono da tempo e sono entrambe inerenti e caratteristiche dell’entità [sionista, n.d.t.], ma l’emergenza è il superamento da parte del sionismo della propria barbarie, che pone noi di fronte a responsabilità inedite, sia umanamente sia politicamente, come minimo – mettendo da parte la sicurezza nazionale della nostra regione.
Da un punto di vista umanitario, non c’è discussione sul nostro dovere di farci carico di una larga parte del ripristino, come minimo per le necessità del vivere, attraverso aiuti immediati o ricostruendo le infrastrutture necessarie più avanti; ma continueremo a girare intorno a un circolo vizioso di uccisioni e aiuti, poi massacri, poi aiuti, attacchi, e poi dichiarazioni? La domanda capitale è: cosa necessitano i palestinesi da noi? Hanno bisogno di aiuti umanitari innanzi tutto o della nostra protezione di fronte al genocidio in corso? In questo sta il nostro ruolo, e consiste il nostro operato politico, ma se non abbiamo mezzi reali di pressione, qualsiasi passo o discorso faremo non avrà senso. Come minimo abbiamo strumenti politici concreti, non retorici, il più importante dei quali è bloccare qualsiasi contatto politico con l’entità sionista, con tutto ciò che si intende per contatto politico, sia esso economico o di altro genere, affinché il riallacciarsi [dei rapporti, n.d.t.] sia condizionato all’impegno, da parte dell’entità [sionista, n.d.t.], a una cessazione immediata e a lungo termine – non temporanea – dei crimini contro tutti i palestinesi in Palestina, e nel mentre [sia condizionato, n.d.t.] all’accesso degli aiuti immediati a Gaza.
E quanto a parlare dei due Stati e al lancio di un processo di pace e altri dettagli e diritti, nonostante la loro importanza, non sono prioritari in questo momento di emergenza, sebbene noi si sappia che parlarne non porterà frutti, perché non vi è partner, o sponsor, o referente, e nessuna legge, e perché non è possibile ristabilire un diritto quando il criminale si fa giudice, e il ladro si fa giudice, e questo è lo stato dell’Occidente oggi.
Solo con la nostra volontà, fratelli miei, a prescindere dalle nostre richieste ai Paesi occidentali, alle istituzioni internazionali e ad altri perché si assumano le loro responsabilità – loro recano responsabilità coloniali storiche basate sull’oppressione e il saccheggio dei popoli. Solo con la nostra volontà, con la straordinariamente popolare opinione pubblica dei nostri Paesi, con la nuova realtà imposta dalla resistenza palestinese nella nostra regione, abbiamo ottenuto tali strumenti. Usiamoli, e avvantaggiamoci della trasformazione globale che ha aperto per noi porte politiche che erano rimaste chiuse per decenni, così che attraverso le stesse noi si possa entrare e cambiare le equazioni, e permettere alle anime preziose di coloro che si sono ribellati in Palestina di essere un prezzo soddisfacente per ottenere ciò che noi siamo stati incapaci di fare in passato e ciò che dobbiamo realizzare nel presente e nel futuro”.
venerdì, 17 novembre 2023
In copertina: Il Presidente siriano Bashar al-Assad incontra Khamenei (2022, particolare). This is a file from Mehrnews.com website, which states in its footer, “All Content by Mehr News Agency is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License”